4. 𝔀𝓱𝔂? 𝐉𝐚𝐜𝐤𝐬𝐨𝐧

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Non sta respirando. O se sta respirando respira molto, troppo lentamente.
-Summer guardami...- non riesce neanche a guardarmi. È distrutta.
-Summer... Summer hei hei hei guardami mi senti?- fece cenno di si con la testa. Almeno mi sentiva.
-Jackson adesso devi...- continua a faticare a parlare. -Summer no tranquilla non devi per forza parlare. Tremando dice:
-No Jackson. Forse non sei la persona perfetta per fare questo ma... Devi premermi il petto. Qui.- tossisce e mi indica il punto. All'altezza dei seni. Perfetto. Il mio autocontrollo è appena andato a fanculo.
-Va bene quanto forte? Piano?- tra un singhiozzo e l'altro riesce a dire:
-Si piano...- appoggio delicatamente le dita sul suo petto, fino a mettere tutta la mano. Spingo piano e mi cadono le sue lacrime sulla maglietta.
-Perchè lo hai fatto...? Aiutarmi intendo.
-Uno stronzo ti stava per stuprare. Dovevo starmene per i fatti miei?
-No hai fatto bene ma...- comincia a singhiozzare più forte di prima. Perché cazzo mi stavo preoccupando? Cioè lei mi odia e io odio lei. Punto e basta.
-Summer non sembra che stia migliorando...
-Dai tempo... Tra poco migliorerà. Te lo assicuro.
-Ok...-
Passarono circa 10 minuti e Summer stava molto meglio. Mi faceva pena. Passare tutto questo insieme a lei, ad aiutarla mi fa sentire quasi normale. E non il ragazzo senza sentimenti e stronzo.
-Ti va una pizza?
-A quest' ora?
-Si dai che fa. Una bella pizza.
-O va bene.- arriviamo ad una pizzeria li vicino e lei ordina una pizza con i wurstel e patatine. Si avete capito. Wurstel e patatine.
-Nanetta cosa sei una bambina?
-Mi piace ricordare i momenti di quando ero piccola.- alzo la mano per chiamare il cameriere e lei scatta sulla protettiva. Si mette le mani davanti alla faccia e si rannicchia su se stessa. Cosa aveva? Forse non le piaceva la mia compagnia quindi fa di tutto per andarsene... Spero di no
-Cosa fai?
-Scusa pensavo volevi picchiarmi... Sai sono abituata a pensare a queste cose.
-Perchè mai?
-Mio padre mi violentava.
-O mio dio- capivo molte cose adesso.
-Summer mi dispiace davvero tanto. Sul serio mi dispiace. Non sto dicendo una cazzata.
-Si si ti credo tranquillo.
-Da quando soffri di attacchi di panico?
-In teoria molto prima che me lo diagnosticarono. Ma ufficialmente da circa 8 mesi... Ma il mio primo attacco di panico fu quando avevo 11 anni per via di mio padre. Perché avevo preso un brutto voto e mi aveva picchiata.

In praticamente 20 minuti ci siamo spazzolati tutto. Ero felice. Non mi ricordavo che era così bello.
-Vieni ti riaccompagno a casa.
-Non c'è bisogno... Posso andare da sola.
-Dopo quello che è successo? Col cazzo.- Casa sua non era troppo distante, ci arrivammo in mezz'oretta. Praticamente per un tratto era tutta campagna ma dopo un po' arrivo la strada. La spinsi un po' di più in là, e io mi misi al lato della strada. Sembrava sorpresa. Era adorabile. Ma la odiavo. Dopo averla riaccompagnata vado a casa e mi stendo sul letto. Si erano fatte le 18 e io mi sentivo vivo. Rinato. In fin dei conti, strano ma vi giuro che è per davvero, la serata mi è piaciuta davvero tanto

𝐢 𝐜𝐚𝐧 𝐝𝐨 𝐢𝐭 𝐰𝐡𝐢𝐭 𝐚 𝐛𝐫𝐨𝐤𝐞𝐧 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora