5. Nubi di male

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ANDREA
Marco aveva visto tutto e dopo quel pomeriggio non faceva altro che chiamarmi dicendomi di andare al bunker.
Non risposi nemmeno una volta, né alle chiamate, né ai messaggi.
Non avevo la minima intenzione di andarci, era una roba da Andrea quella.
E tu saresti scusa?
Il fighissimo e unico Faster, piacere.
Sei ridicolo, ricordati che Faster fa parte del collettivo e tu esisti solo per quello.
Ha parlato lui, non ti avevo detto di stare zitto?
È il mio corpo questo, Faster
Mi sembrava chiaro che non lo fosse più, devo ricordarti che qua il comando ce l'ho io?
Giuro, appena scopro come liberarmi ti uccido
Sempre se non uccido prima io te, Andrea
Adesso, se mi fai il piacere di sparire, io devo ricostruire una dignità a questo bel giovanotto che è il buon Andrea Locci.

DUCCIO
Ed eccomi di nuovo qui a piangere
Per tipo la dodicesima volta da quando mi ero svegliato, insieme agli altri avevamo dormito al bunker, ma la loro presenza non aveva fermato nessuno dei miei pensieri.
Cos'avevo che non andava?
Stavo facendo del male senza neanche sapere perché.
L'altro pomeriggio non avevo avuto neanche il coraggio di chiedere a Marco perché non fosse tornato al bunker con Andrea e perché invece era tornato con gli occhi rossi dal pianto e Pietro che lo stringeva per i fianchi.
Il cuscino ormai era pieno di lacrime, non ne trovavo un punto in cui fosse asciutto su cui appoggiarmi, Dario continuava a dirmi che andava tutto bene, che sarebbe passata e che era solo un brutto momento per Andrea.
I brutti momenti capitano a tutti, no?
Eppure Andrea non ne aveva mai avuti, lui era il ragazzo buono, gentile e sicuro di sé che tirava sù la giornata a tutti.
Erano tre giorni che non lavoravamo perché Andrea non c'era, ma non per questioni del tipo 'devi provare un pezzo' no, anzi, Andrea aveva registrato già tutti i brani che servivano.
Il problema stavolta era nostro
Avevamo perso la voglia di lavorare senza di lui, in studio nessuno rideva più e nessuno osava fare il suo nome.
Anche Ghera non diceva più nulla, regnava un silenzio tombale in studio.
Le sue birre erano ancora in frigo, la scacchiera segnava ancora la partita tra Andre e Marco iniziata un paio di giorni fa e nel "suo posto del divano" non ci si sedeva nessuno.

Era come se Andrea fosse, morto.

- Andrea viveva le sue giornate uguali, gli sembrava di vivere la stessa in ripetizione:
Si svegliava, faceva colazione con del Lexotan preso insieme alla birra, sperando prima o poi che quel miscuglio letale lo facesse sentire meglio.
Invece era tutto inutile.
I pensieri lo sovrastavano.
Il suo telefono si era spento per le ormai continue notifiche di Marco e Dario miste alla noncuranza del proprietario che non lo aveva messo in carica.
Tutto questo casino per un bacio.
Che sarà mai
Eppure per Faster era un problema, desiderava altro per Andrea, non avrebbe accettato che tutti pensassero fosse gay
Andrea sembrava iniziare ad accettarlo più di prima, sarebbe stato difficile si, ma lui sarebbe stato felice.
Che strano non riuscire ad ammettere di essere bisessuale, ma Faster vedeva il mondo in bianco e nero.
O sei gay.
O sei etero.
Senza giri di parole.
Neanche a dire che Faster fosse omofobo, anzi, ammirava chiunque riuscisse a dare una svolta alla propria vita sentimentale, come nel caso di Marco.
Andrea, e Faster, accettavano veramente Marco (e Pietro).
Il problema era lui.
Lui non poteva essere gay.
I suoi amici si contavano sulle dita di una mano, mentre le donne con cui era stato a letto non sarebbero entrate neanche nelle dita di venti persone.
Non gli sembrava però che un Duccio dai capelli rossi e gli occhi verdi fosse una ragazza...
Duccio non aveva nulla di ciò che potrebbe piacere ad Andrea, a parte i capelli rossi, gli occhi verdi e un sorriso che curerebbe qualsiasi malanno. (cioè tutto tipo)
Era innamorato, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Akhen era nella sua cuccia, aspettando che Andrea, o Faster, si ricordasse di dargli da mangiare.
Era da due giorni che Andrea non mangiava, però di lui non si era mai scordato.
Faster non avrebbe mai fatto nulla a quell'angelo canino.
Andava in palestra, digiunava e beveva talmente tanto che se il fegato non gli fosse esploso così, non avrebbe mai più avuto problemi.
Ma quel "mai più" cosa stava a significare?
Andrea aveva preso atto della sua situazione e non si era opposto ad essa, anzi, gli resisteva, o almeno questo era quello che pensava lui.
Non capiva che il suo comportamento alimentava il suo malessere: il mostro che abitava dentro di lui.
Di quella bestia aveva paura anche quello sfacciato di Faster ed era la paura che ingigantiva quella situazione.
Era troppo da reggere.
Diede da mangiare ad Akhen e, nonostante fossero le 15 del pomeriggio, decise che era l'ora di andare a dormire, così salì nella sua stanza, prese una buona dose di Tavor e crollò in un sonno da cui, sotto sotto, non si sarebbe mai voluto svegliare.

Fantasmi - Faster e Piccolo || bnkr44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora