Capisci di aver perso quel prezioso tempo dell'infanzia quando essa si riduce a un singolo, febbricitante momento.
Nel mio caso a una delle tante notti, tristi e solitarie, tra le mura del castello.
Immersa in un cupo silenzio, guardavo la mia immagine riflessa nello specchio.
Occhi negli occhi, spirito nello spirito, non riuscivo davvero a riconoscere l'immagine di quella sconosciuta che ricambiava il mio sguardo.
Avevo sette anni, non di più.
<Mamma...> chiamai, con un filo di voce nell'oscurità.
L'ora della buonanotte era passata da un pezzo ormai e lei non era venuta a raccontarmi le favole, né a lasciarmi il suo bacio sulla fronte, quello che ha il potere di proteggere dai mostri della notte.
Ultimamente li vedo spesso; tramutano i miei sogni in incubi e al mio risveglio il buio della mia stanza pare senza confini.
Trascinandomi dietro la coperta mi alzai in punta di piedi, per uscire e, come la sinistra risata di una strega, il cigolio della porta accompagnò il mio sguardo mentre setacciava ogni angolo del corridoio oscuro.
<Mamma...> ripetei ancora, ma la voce mi morì in gola quando mi accorsi di due occhi bianchi che mi scrutavano, proprio dietro una delle armature disposte in fila ordinata.
Trasalii mentre l'ombra si avvicinava lentamente a me.
Le mie gambe erano bloccate a terra, incapaci di muovere un singolo muscolo finché una mano si allungò verso di me, d'istinto chiusi gli occhi, come se fosse l'unica via di fuga da quello spettro e, proprio in quel momento una lanterna illuminò il corridoio.
L'ombra spaventosa era sparita.
<Jade>.
Riaprii gli occhi che mi ero costretta a chiudere e li puntai sulla figura di mio padre, anche se non era la mamma mi sentivo comunque al sicuro.
Gli corsi incontro e le sue braccia mi avvolsero come una soffice coperta.
<Cosa ci fai ancora sveglia a quest'ora?>.
Le lacrime mi pizzicavano gli occhi.
<Non ho dato la buonanotte alla mamma, e nemmeno a Sophie!!> replicai.
Mio padre aveva appena posato il suo sguardo su di me.
Il mondo intorno a me ora era dipinto ad arte, un equilibrio perfetto tra ordine e quiete ma che era solo destinato a frantumarsi.
Seguì un fragore metallico e un gruppo di guardie ci raggiunse in fretta e furia.
Furono le loro parole a sovvertire l'equilibrio di quel mondo così perfetto, nel giro di qualche secondo.
<Vostra maestà, la regina...>.
Un ronzio sordo nelle orecchie e il cuore che per un istante smette di battere.<La regina é stata assassinata!>.