🪼chapter two

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"Su', qualcosa sarà pure successo!" insistette mia madre quella sera a tavola.

"Mamma te l'ho già detto... È andato tutto bene ma non è successo nulla di emozionante, come è sempre stato per me in ogni scuola" mormorai, più concentrato a ingurgitare il mio ramen preferito.

"Ho capito... È successo qualcosa con qualcuno!"

Quasi non mi andò di traverso l'ultimo boccone.

"Mamma?!"

Lei ridacchiò, servendosi dalla pentola.

E rieccoci, il ricordo lucidissimo della mia interazione con quel Minho che saltellava gioiosamente nella mia testa.

"Non c'è bisogno di spiegare, lo avrei scoperto prima o poi" si atteggiò, squadrandomi attentamente.

"Non è successo niente con nessuno, è Changbin che non vede l'ora di fare colpo su qualcuno. Non ho intenzione di mettermi con nessuno" risposi con un tono leggermente irritato.

"Tranquillo, non ho intenzione di spingerti in nulla di strano se non lo vuoi... Sempre meglio avere le giuste certezze prima di mettersi con qualcuno"

Notai nella sua voce un velo di nostalgia, e sapevo che in fondo, molto in fondo, papà le mancava ancora un po'.

Si schiarì la gola, tornando a guardarmi con i suoi occhi seri e vuoti.

"Non avrai alcuna distrazione per la scuola, allora"

"Già" sussurrai, sentendo una certa asprezza in gola sapendo che la cena sarebbe continuata in religioso silenzio.

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"Eeeeeh, ho capito" mi lamentai spegnendo svogliatamente la sveglia.

Wow, averne già piene le palle il secondo giorno di scuola era un mio record.

Ripresi con una pesante sonnolenza la mia solita, lenta routine, facendo attenzione a non svegliare mia madre, prima di uscire e piazzarmi sulla panchina della fermata dell'autobus, che stranamente arrivò pure in anticipo.

Optai per i posti dietro, ma un gruppetto chiassoso di ragazzi mi fece cambiare idea e mi nascosi in uno di quelli davanti aspettando che arrivasse Changbin.

Ovviamente non gli avevo parlato di quell'inconveniente accaduto la mattina prima, che senso aveva dare importanza al gesto e alle parole di quel deficiente?

Ci ripensai solo per un attimo, ma non mi persi la sua entrata nel mio stesso fottuto pullman, esattamente una fermata prima che salisse Changbin.

Il primo giorno di scuola ci aveva portato la madre di Changbin con la sua macchina, ma ora avrei dovuto seriamente vederlo ogni mattina e pomeriggio su sto pullman... Cazzo, la sfiga ce l'ha proprio con me, perché in tutte le altre scuole sti geni del male che se la credono di brutto non mi cagavano di striscio e ora quello mi tormentava solo con la sua presenza?

Calma, Jisung, ci stai pensando troppo.

In realtà neanche lui mi cagava così tanto.

Non che lo volessi.

Ho capito, meglio ascoltare Changbin che vince la trilionesima coppa su brawl stars.

Arrivati a scuola, mi affrettai a trascinare in classe il mio besto friendo onde evitare strani incontri e situazioni.

Il primo giorno di lezione fu relativamente semplice, sicuramente avevo assistito a lezioni peggiori, ma probabilmente un solo, nitido e fottuto pensiero lasciava poco, pochissimo spazio per immagazzinare qualsiasi altra informazione.

Finalmente, dopo cinque ore e altrettanti porconi condivisi con Changbin, la campanella suonò e prima che potessi accorgermene quello scappò via dicendo che si sarebbe preso qualcosa al bar della scuola.

Io mi ritrovai da solo a portare alcuni dei miei libri al mio armadietto, ovviamente dopo un'accurata ispezione del corridoio, non si sa mai.

A quel punto scesi le scale fino al bar, stracolmo di gente proprio come avevo notato essere anche il giorno prima, e il mio istinto di sopravvivenza mi consigliò di non entrare in quel cumulo di gente per trovare quel disagiato, che dopo cinque minuti buoni uscì da quella massa con due focacce in mano.

"Da quando siamo così gentili?" feci una faccia da ebete prima di allungare il braccio per prendere la focaccia che supposi fosse per me.

"Ferrrrrmo lì, non è tua"

"Cazzo Changbin, stai cercando di rimorchiare qualcuno con una focaccia?" ridacchiai.

"Ma no, cretino. Un mio amico... Eccolo"

Il mio sguardo cadde velocemente sul ragazzo alle sue spalle che ci raggiunse un secondo dopo, e mi si mozzò l'aria in gola.

Non lo feci vedere e ci scherzai sopra, sorridendo e cercando di evitare il contatto visivo.

"Quindi mi hai già rimpiazzato..."

Era l'amico di Minho, quello che ci aveva beccati... VABBÈ.

"Ma smettila, Jisung, questo è Christopher"

Quest'ultimo si inchinò cortesemente, con un sorriso sincero, e lo stesso feci io, sperando disperatamente che non ricordasse quel piccolo dettaglio del giorno prima.

"È un piacere, ma puoi anche chiamarmi Chan"

Ingaggiammo una semplice conversazione verso l'uscita, dove Chan iniziò a guardarsi intorno in cerca di qualcuno.

"Mi aspettate qui? Tanto prendo anche io il vostro stesso pullman"

Changbin annuì e io aspettai che se ne andasse prima di sotterrare quel nano col mio sguardo.

"Carissimo, ma tra le ottocento persone che ci stanno in sta scuola, proprio lui dovevi trovarti?"

"Perché, lo conosci? Che c'è che non va?"

Mi guardai intorno, sospirando.

"No, ma è l'amico di un tipo che non mi piace"

"E allora? Mica sei obbligato a limonartelo solo perché è suo amico" disse lui scherzando, ma dentro di me sussultai.

"Va bene, ieri, mentre tu eri non so dove a fare non so cosa, è successa una cosa..."

Raccontai senza aggiungere troppi dettagli e soprattutto quello che avevo sentito io.

Ovvero niente.

Assolutamente nulla.

I miei occhi caddero alle spalle di Changbin, dove notai a dieci metri da noi Chan, di spalle, che probabilmente parlava.

E poi i suoi occhi gelidi puntati su di me, scavando le mie membra e facendomi venire i brividi.

Brividi || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora