Il passato è sempre qui

86 15 38
                                    


Troin, nascosto dalla tenda ingiallita, osservava la casa disabitata di fianco a quella dove era sbucato lui

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Troin, nascosto dalla tenda ingiallita, osservava la casa disabitata di fianco a quella dove era sbucato lui. Quindici metri, solo quindici metri più a destra e sarebbero usciti dove gli era stato indicato. Per settimane avevano tenuto d'occhio il villaggio, per capire dove potersi creare un'uscita sicura, e quando ormai credevano che non avrebbero trovato il luogo adatto, ecco presentarsi un'opportunità unica e del tutto inaspettata, cui fu difficile dire di no.

Si chiedeva se adesso gli altri, non vedendoli ritornare, fossero andati a controllare cos'era accaduto. La cosa che più gli premeva sapere era se avrebbero infine deciso di riprovare in quel punto o se, per paura di qualche altra frana, avrebbero preferito continuare con l'altra galleria, dannatamente lontana, in sostanza dall'altra parte del villaggio.

Anche se fosse stato nelle migliori delle condizioni, arrivare fino a lì sarebbe stato troppo rischioso. L'unica scelta possibile era usare la vecchia galleria presente nella miniera abbandonata, sempre se fosse stata ancora agibile.

Ci sarebbe stato da oltrepassare solo quei campi dietro la casa e raggiungere il bosco, lì non lo avrebbe visto nessuno. Adesso poteva solamente aspettare, la pazienza purtroppo non era il suo forte, aspettare di stare meglio e che vi fosse la notte senza luna.

«Che ci fai in piedi?».

Troin alzò gli occhi al cielo, Elleonor si era assentata per tutta la mattina, che bella sensazione di pace che aveva provato. La donna era alquanto apprensiva nei suoi confronti, Troin supponeva che fosse perché così si sarebbe ripreso prima in modo da sparire dalla sua vita. Aveva così tanta paura di essere scoperta, la fiutava, quell'odore pungente che gli esseri umani emanavano, come di piccante, che gli faceva arricciare il naso.

«Devi stare a riposo se vuoi guarire».

Gettò la sacca che portava sul baule di fianco la porta e lo afferrò per un braccio, tirandolo verso il letto, cercando di non fissare troppo il suo corpo completamente nudo, anche se ne aveva visti a decine di uomini nudi, con lui si sentiva in imbarazzo. Non voleva che si mettesse in testa strane idee, diamine era un orco, una specie di animale.

Troin si mise a sedere sul bordo del letto lentamente, si doveva riposare, per quanto tempo era rimasto in piedi a guardare fuori dalla finestra, ore?

L'inattività non faceva per lui, quando era nelle gallerie c'era sempre qualcosa da controllare, che fosse lo stato delle travi, delle volte o delle scalinate. Oppure i vari canali che permettevano all'acqua di raggiungere le cisterne, le prese d'aria, le scorte, fare la guardia e controllare le trappole disseminate vicino elle entrate. Ogni giorno della sua vita era riempito da una o più di queste attività, passava poco tempo nelle zone abitate, specialmente dopo l'ultimo monito. Si passò la mano sulla cicatrice, gliel'aveva fatta il capo clan, era un compito che spettava solo a lui, ferire e ricucire.

Il monito veniva eseguito in una grotta apposita, c'era qualcosa di sacro in quel gesto, a presiedere al taglio oltre al capoclan c'erano i due membri più anziani, che incidevano il nome del castigato sulla parete. Il suo compariva svariate volte, se avesse sgarrato ancora non si sarebbero limitati a segnarlo, ma lo avrebbero cacciato dal clan. Era sempre stato una testa calda, poco incline a ubbidire agli ordini, specialmente quando venivano impartiti da uno come Shet.

Elleonor l'amore nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora