Giorno di riposo

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La lieve brezza di quella mattina accarezzava la tenda, si sentiva le braccia gelide, così si rigirò sul letto tirando su la coperta, mugugnando contro l'idea di doversi alzare per forza

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La lieve brezza di quella mattina accarezzava la tenda, si sentiva le braccia gelide, così si rigirò sul letto tirando su la coperta, mugugnando contro l'idea di doversi alzare per forza. Aprì un occhio, il letto era vuoto, si puntellò sul gomito, strofinandosi gli occhi, restò in ascolto e sentì il rumore di qualcosa che sfrigolava al fuoco.

Si mise seduta, accorgendosi che Troin le aveva messo addosso una coperta. Quell'orco era gentile e ciò lo rendeva insopportabile, o meglio, lei cercava di convincere se stessa che quel suo modo di fare fosse sbagliato.

Non poteva lasciare che alcun tipo di sentimento nascesse in lei, doveva restare guardinga, come una volpe quando è stanata, non poteva cadere di nuovo nella trappola dei sentimenti, che servivano solo a offuscare la mente, per poi ritrovarsi nella peggiore delle situazioni.

Una volta alzata si cambiò e si sciacquò il viso alla bacinella piena d'acqua fresca. Rimase alla porta a guardarlo chino di fronte al camino, intento a preparare delle uova a giudicare dall'odore. Il piatto che aveva lasciato sul tavolo la sera prima non c'era più, si sentì in colpa, ma doveva essere dura, era importate che si proteggesse. Non doveva incappare in errore un'altra volta, con un orco poi, che ne sarebbe venuto fuori?

Loro sembravano intenzionati a colpire il villaggio, avrebbero ucciso un sacco di persone, e qualcuno dei suoi amici orchi non ci avrebbe pensato troppo a cacciarla da torno, una volta che se la fosse ritrovata davanti.

Questa volta sarebbe morta, trafitta, in un incendio, nella ressa della gente in fuga, in un crollo, c'erano così tanti modi di morire in guerra.

Troin si voltò e vedendola persa nei suoi pensieri non le disse nulla, gli era ben chiaro che lei volesse mantenere le distanze, si lo stava ospitando, ma solo per un tornaconto personale. Non lo faceva per gentilezza, iniziava a credere che forse gli esseri umani non fossero in grado di fare le cose perché semplicemente erano giuste. Anche chi indicò loro dove sbucare con la galleria, lo aveva fatto per guadagnarci qualcosa.

I loro occhi si trovarono, Elleonor sospirò, sì le aveva giurato che una volta rimessosi in forze, le avrebbe indicato un luogo sicuro, ma la paura ugualmente si stava insinuando in lei. Se qualcosa fosse andato storto, se lui non avesse tenuto fede alla parola data? In fondo quale garanzia possedeva.

Troin provò a drizzarsi, ma i suoi acciacchi lo portarono a traballare e una smorfia di dolore comparve sul suo volto.

«Non capisco il perché continui a comportarti come se non avessi nulla» sbottò Elleonor, gli levò la padella di mano e con l'altro braccio lo cinse per sostenerlo.

«Io non capisco perché a volte sei così gentile e poi tiri su un muro».

Non rispose, cosa dirgli in fondo, non mi fido degli uomini perché mio marito mi picchiava fino a farmi perdere i sensi? Che mi umiliava, facendomi sentire la cosa più inutile al mondo?

Elleonor l'amore nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora