4. Il sapore della solitudine

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Benjamin Nicholson POV

"Ehi, aspetta! Dove vai?"

Sentii la voce di Smith che piagnucolava. Era stato il primo a raggiungere l'assistente della professoressa, e ora sembrava infelice all'idea di lasciar andare la sua preda agli studenti che spingevano dietro di lui.

Per quel che me ne importava poteva rimanere lì a riempire l'assistente di domande.

"Benjamin?" Mi chiamò ancora quando non accennai a rallentare, e subito dopo me lo trovai che mi ansimava sul collo. "Che ti prende? Non vuoi risolvere l'esercizio?"

"Non particolarmente."

"Ma la professoressa Caldwell ha detto che dobbiamo lavorare in gruppo! Non puoi lasciarmi solo."

C'era un'intera flotta di studenti volenterosi di risolvere quello stupido indovinello; Smith poteva tranquillamente trovare un'altra vittima per il suo lavoro di gruppo.

Continuai a scendere le scale.

...

Potevo andarmene a spasso per il Campus senza dover annunciare a mia madre ogni mio movimento, e senza dover stare sul chi vive ad ogni rumore di motocicletta. Per la prima volta nella mia vita, ero completamente libero, eppure mi seguiva un certo senso di turbamento che non sapevo spiegarmi.

Un turbamento di nome di Jeremiah Smith.

"Spero tu ti renda conto di cosa sono tre punti in più all'esame più difficile del primo semestre."

Quel ragazzo era peggio di una zecca. Avevo trovato un bel prato verdolino su cui sdraiarmi e sentire la pelle che pizzicava sotto al sole, e quel cazzo di ranocchio si era piazzato al mio fianco a gracchiarmi nell'orecchio.

"Sei libero di risolvere l'enigma da solo e accumulare i tre punti anche per me."

Smith sbuffò incredulo. "Senza che tu abbia alzato un dito? Preferisco non passare l'esame."

"Wow, scommetto che sei pieno di amici."

"Non mi sembri nella posizione di giudicare. Non ho visto nessuno fare a gara per venirti a parlare," rispose lui con una certa acidità. 

Avrebbe potuto infastidirmi, avrebbe persino potuto pungermi sul vivo, ma decisi che non mi interessava. 

Mi sollevai in una posizione quasi seduta e lo guardai attraverso i miei occhiali da sole. "È solo che non conosco nessuno da questo lato della costa. Dammi qualche settimana, e sarò uscito con metà campus." 

"Uscito?" La sua testa si inclinò da un lato, con quel suo strano modo rigido che aveva di muoversi. "Credevo non avessi mai avuto una relazione."

Sorrisi. "Quindi è il momento di incominciare." Dallo zaino in cui avrei dovuto infilare i libri che ancora non avevo comprato, tirai fuori il volantino della prossima festa studentesca. Smith lo osservò con l'angolo del labbro leggermente sollevato in disgusto malcelato.

"E non fare quella faccia. Ci sarà cibo, ragazzi, magari anche un po' di alcool. Non vorrai passare il college in clausura, spero?"

"Vorrei passare il college a superare esami e prendere una laurea."

Oh, mio dio. "Non fare il cagacazzi. Solo perché tu hai già un ragazzo non significa che tutti noi dobbiamo soffrire la solitudine."

Jeremy scosse le spalle. "Sei libero di andare a questa festa e a tutte quelle che seguiranno. Io sarò nella nostra stanza a mettere in ordine gli appunti." Detto questo, si alzò con un movimento fluido, del tutto in contrasto con quei suoi scatti robotici, e si avviò verso il nostro dormitorio. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29 ⏰

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