4. Non è stato più bello così?

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"Ma morirò di freddo!" grido contro mio padre.

"Esagerata. Al massimo ti viene il mal di gola" ribatte.

"Io questo vestito non lo metto" dico lanciando a terra quel pezzo di stoffa azzurro.

I suoi occhi si iniettano di sangue e mi pento di ciò che ho fatto. "Dobbiamo riparlarne?" mi ringhia contro.

"No, mi sono bastati i lividi di ieri" sussurro guardando il pavimento.

"Bene. Cambiati immediatamente". Esce dalla mia camera e sbatte la porta.

Riprendo quel vestito da terra e lo indosso. È super scollato, con le bretelle, quindi le mie braccia sono scoperte. La cosa positiva è che è molto lungo, anche se ha uno spacco un po' troppo ampio. Mi sento troppo a disagio.

Scatto una foto e la mando a Joel. Il vestito è bello e mi sta benissimo addosso, ma è l'obiettivo dei miei genitori il problema.

Dopo aver indossato le scarpe bianche, abbinate alla borsa, scendo nel salone, dove ci sono mamma e papà ad aspettarmi. Lui fissa gli occhi su di me da quando sono al primo gradino della scalinata. "Perfetta" mormora una volta che sono davanti a lui. "Andiamo, ho già preso la macchina dal garage" dice andando verso il grande portone all'entrata.

Mia mamma mi posa sulle spalle uno scialle bianco in pelliccia.

"Grazie".

Usciamo fuori e mi sento presa a calci dal freddo nonostante lo scialle con cui cerco di coprirmi il più possibile. Proprio davanti a noi c'è l'Aston Martin DB12 blu pavone (con riflessi blu e verdi) di papà.

"Pensavo che saremmo andati con la Koenigsegg Jesko" commenta mamma dopo essersi seduta accanto a papà. Io invece devo stare dietro.

"Cara, lo sai che ho un debole per questa macchina". Già è iniziata la farsa della famiglia perfetta e piena di amore: a casa neanche si parlano (e mamma gli mette le corna, però credo che lui non lo sappia).

"Julia, tesoro, sono sicuro che riuscirai ad intrattenere molto bene il nostro nuovo amico" dice Aiden guardandomi dallo specchietto retrovisore mentre il cancello automatico si apre.

"Non ho nessuna intenzione di parlare di sesso con un cinquantenne che neanche conosco" metto in chiaro.

"Ha... sì, ha circa cinquanta anni, però non era a lui che mi riferivo. Se state venendo tu e Marlee, evidentemente anche lui porterà la sua famiglia; verrà anche suo figlio. Non l'ho ancora mai visto" risponde.

"Non mi interessa niente! Io non mi regalo al primo che capita".

Non parla più nessuno.

Caccio il mio telefono per vedere se Joel ha risposto... non ha neanche visto la foto.


"Arrivati" annuncia papà prima di spegnere la macchina.

Siamo a Jersey City, affacciati sul mare. Guardo l'insegna del ristorante e subito capisco che siamo in uno dei tanti ristoranti italiani: si chiama "Battello". Qui è già un po' meno freddo (grazie alla presenza del mare) anche se rimango volentieri con lo scialle sulle spalle.

"I nostri amici non sono ancora arrivati, aspettiamoli qui davanti" dice Aiden.

"Non possiamo aspettarli a tavola? Fa freddo" provo a persuaderlo. Ovviamente vengo ignorata.

Cinque minuti dopo si sente il rombo di una macchina. "Sono loro?" chiede mamma.

Papà annuisce.

Osservo un uomo scendere dall'auto, andare dall'altro alto e aprire la portiera ad una donna che esce fuori e lo ringrazia, poi si mettono a braccetto. Intanto da dietro compare un ragazzo che ha qualcosa di familiare... Lui rimane un po' più dietro rispetto i suoi genitori. Appena la coppia ci arriva davanti, l'uomo dice:"Oh, che sbadato, me ne stavo già dimenticando. Joel vai a prendere quella busta nel portabagagli".

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