1. Credi poco in te stessa

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Oggi è lunedì, il mio primo giorno di scuola nella nuova città: Newark.

Io e i miei genitori ci siamo trasferiti in questa mega villa dopo che la mia relazione clandestina con Joel è stata scoperta da quelle persone che sarebbero dovute essere contente per me, da quelle che dovrebbero essere mamma e papà, ma inizio a nutrire seri dubbi di essere la loro figlia biologica... fisicamente non ho nulla in comune con loro- solo gli occhi verdi di mamma- e non mi sento amata da loro, non abbastanza.

Forse è per il fatto che mi hanno avuta quando avevano entrambi diciotto anni (per errore) o forse è perché sono anaffettivi.

Però se confessassi ad un perfetto sconosciuto che non mi piace la famiglia in cui sono nata, lui mi guarderebbe come se fossi uscita fuori di senno. Come biasimarlo: da fuori lui vede soltanto Julia Lauder, la figlia di Marlee Lauder (in realtà Yndi) e Aiden Lauder, un grandissimo uomo d'affari famosissimo per il suo denaro e la sua astuzia in fatto di commercio. In effetti i soldi non mi mancano, ma amore e comprensione sì. Troppo.

E nessuno può vederlo questo.

Quando ho trovato in un altro posto tutto l'amore che non mi davano, mi hanno portata via, quasi avessero paura che finalmente sarei stata felice. Non capisco però perché non mi abbiano costretta a cancellare il numero di Joel... sarà molto facile rimanere in contatto con lui.

"Ci vediamo oggi pomeriggio" dico prima di uscire di casa per andare a scuola. Nessuno risponde.

Entro dentro la scuola e guardo il mio foglietto con l'orario per vedere qual è la prima lezione da seguire... Fisica. Oh no: di lunedì mattina a prima ora, fisica è un suicidio. Chi ha fatto questo orario?

Sospiro e mi dirigo verso l'aula di fisica.

È strano che oggi sono in orario: a Washington ero sempre l'ultima ad arrivare... beh lì non venivi punito se arrivavi in ritardo, qui invece sì e ti graziano soltanto la prima volta.

Entro nell'aula di fisica e mentre cerco un posto libero, qualcuno mi chiama per cognome. Mi volto verso la voce e vedo un ragazzo molto alto avvicinarsi a me. "Sono Mr. Carter, il tuo insegnante di fisica".

Cosa? Lui un professore dell'high school? Ma quanti anni ha? Venti?

"È uno scherzo, vero?" domando perplessa.

Fa un sorriso, mostrando i suoi denti bianchi e perfetti. "No" risponde. Si volta verso gli altri studenti che hanno già preso posto e mi presenta a loro:"Lei è Giulia Lauder-" mi volto verso di lui e lo guardo con le fiamme negli occhi. Non c'è cosa che odio di più di essere chiamata Giulia.

"Julia" lo correggo subito "come se ci fosse la i".

Lui non si scusa e continua la presentazione; io noto tutti gli sguardi divertiti dalla situazione e arrossisco perché tutte le loro attenzioni su di me mi imbarazzano. Poi preferisco indossare un pantalone che non mette in evidenza le forme e una felpa che mi entra due volte, invece qui devo indossare una divisa: ovviamente una gonna che arriva sul ginocchio (beige), una camicia bianca che mi sta molto stretta e perciò faccio molta fatica a chiudere il bottone che sta sul seno (dandomi l'impressione che prima o poi schizzerà via), una giacca beige con i contorni bianchi e lo stemma rosso sul lato sinistro (dov'è il cuore) e noi ragazze dobbiamo portare nei capelli una fascia rossa con un fiocco sopra. Mi sento troppo a disagio.

"Dov'è un posto libero?" chiede quello che dovrebbe essere il nostro professore- ancora non sono del tutto convinta che non sia uno scherzo.

Vedo un ragazzo in prima fila che spinge via un altro tizio accanto a lui, dicendogli di mettersi altrove, e poi indica quel posto.

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