Questo percorso inizia il 14 giugno 2006, quando ho visto il mondo per la prima volta, quando le persone mi vedevano ancora come un bambino, quando le persone mi vedevano semplicemente come gli altri. Nel 2008 ho perso questo diritto, ho perso questa funzione primaria, con la fine di una vita e l'inizio di un'altra, con la scoperta di una malattia , con la scoperta di un dono maligno che ha provocato la trasformazione di un bambino in ciò che sono adesso.
Ricordo ancora tutto, come una nitida fotografia appena scattata, ricordo le parole, ricordo quando per la prima volta ho visto il mondo cadermi addosso: con una scossa, una crisi, un filmato come testimonianza, con domande senza mai risposte. A tre anni la mia vita è diventata una sala d'attesa finalizzata ad una sola conclusione, ad una conferma, ad una certezza che si è cercata per tanto tempo, che avrebbe cambiato la vita a tutti noi per sempre.
Da quando ho visto l'EEG per la prima volta si sono creati in me dei frammenti, delle capsule, delle batterie che hanno lo scopo di mantenere, di custodire e archiviare questi ricordi, da dover smaltire, da dover categorizzare come per "adulti" ma che per me lo sono diventati fin da subito, sono diventati sin da subito come normali, come familiari, come cartelle da dover affrontare, da dover usare continuamente come copia e incolla all'interno di me stesso per sempre.
Sono diventato maggiorenne nel momento in cui mi è stato spiegata la situazione, quando ho per la prima volta fatto degli esami "speciali", quando i letti bianchi degli ospedali sono diventati per me una cosa normale, quando la chirurgia è diventata l'argomento principali dei temi live action che affronto continuamente. Me li rivivo ancora oggi quei momenti in cui indosso un casco pieno di fili elettrici, quei momenti in cui la mia famiglia ha scritto in faccia la frase "speriamo finisca questa odissea", quei momenti in cui è diventato comune farsi la doccia nei bagni di questo ospedale diventato casa, in cui l'unico obiettivo è sempre stato trovare una soluzione, trovare qualcuno che sapesse darci risposte, darci una cura, darci un castello di carte in cui rifugiarci, per poter inventare una forza motrice che ci faccia andare avanti, con inerzia, con il nucleo forgiante della semilibertà di adesso.
Questi frammenti, questi ricordi, questi episodi, sono ciò che hanno reso possibile questa metamorfosi, che hanno reso possibile l'esistenza di questo nome, del titolo affibbiato a me dal mostro creatosi alla genesi del mio essere. Ciò che sono adesso è quello che è rimasto, ciò che oramai è scolpito nella pietra a causa di tutto questo, per i graffi, le cicatrici, le crepe formate dalla creazione di questo vaso di argilla, decaduto ormai alla composizione di questo albero marcio.
Per tutte quelle anime rapite da questo algoritmo sbagliato.
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"Albero Marcio"
Short StoryUn bambino, un ospedale, una scoperta, un mostro da cui scappare...Una notte bianca da trascrittrice: di illusioni, di sogni infranti dall'oscurità della realtà stessa. Questo è ciò che ho scritto, questa è la mia storia.