The friend of my brother

capter 3

E' già passata una settimana.
Sono riuscita a mettermi in pareggio con i programmi di quasi tutte le materie, tralasciando il fatto che sono stata un paio di notti sveglia per studiare e recuperare un po' di cose vecchie.
Mi era mancata la vecchia routine qui a New York.
Oggi è sabato e siamo all'ultima ora di lezione: arte.
Appena sentiamo la campanella suonare, mettiamo velocemente a posto le tele e i colori, prendiamo gli zaini e ci dirigiamo verso l'uscita della classe.
-Miller!- sento la voce del professor Dawson chiamarmi-potresti trattenerti qualche minuto?
-Certo professore. Ci vediamo all'uscita- dico a Debby.
Mi avvicino alla cattedra e mi siedo sulla sedia davanti al professore.
-Come ti stai trovando?- mi domanda mentre cerca qualcosa nella sua cartella.
-Bene.
-Trovato qualche difficoltà nel recuperare il programma di qualche materia?
-No. Tutto bene.
-Meglio così. Vorrei che mi parlassi di questo.
Poggia sulla cattedra il mio moodboard.
Lo guardo e faccio un respiro profondo.
-Di preciso di cosa?
-Di quello che hai messo. Con calma.
-Allora... ho messo dei libri perchè mi piace leggere sin da quando sono piccola, la penna che scrive perchè mi piace scrivere, i colori e questo dipinto di Monet perchè mi piace l'arte.
-Monet è il tuo artista preferito?
-Si.
-Qualche motivo in particolare?
-I suoi quadri mi sono piaciuti dalla prima volta che li ho visti. Poi i manichini e la macchina da cucire perché vorrei lavorare nel mondo della moda e il logo della Ferrari perché sono appassionata di motorsport - finisco di spiegare.
-Lo specchio?
Rimango in silenzio e abbasso lo sguardo.
-Ha un significato personale?- mi domanda cauto.
Annuisco senza alzare lo sguardo.
Non capisco perché avevo deciso di metterlo. Doveva essere un moodboard sui miei progetti futuri e sulle cose che mi descrivevano e non su cose che riguardavano il mio passato.
-Tranquilla, se non te la senti non sei obbligata a parlarne.
-Grazie. Posso andare?- dico velocemente mentre recupero lo zaino accanto a me.
-Certo, buona giornata.
-Arrivederci.
Esco velocemente dalla classe e mi dirigo verso l'uscita.
-Ana!- sento Debby chiamarmi.
Mi guardo intorno e la vedo vicino la porta d'ingresso.
-Stai bene? Sei così pallida.
-Si, sto bene.
-E' successo qualcosa?
-No, mi voleva parlare del moodboard.
-Sicura?
-Sicurissima- le sorrido- credo che sia la fame. Prima mi stava girando la testa.
-Ti accompagno a casa?
-No, prendo vado a pi...
-Ti accompagno. E non dire nulla.
-Va bene. Grazie.

Sono appena arrivata a casa.
Come al solito faccio la doccia e poi vado in cucina a pranzare da sola. Ultimamente mio fratello si sbriga tardi dal lavoro, nonostante lavori in una banca. Oggi ha detto che sarebbe tornato prima.
Prendo una pentola, la riempio di acqua e la metto sul fornello. Mentre aspetto che l'acqua sia pronta per mettere la pasta, cerco qualcosa da vedere su Disney Plus alla tv. Penso che guarderò "il Diavolo veste Prada". L'ho visto mille volte e non mi stanco mai di vederlo.
Prendo il cellulare e apro un po' i social.
Noto una notifica da Instagram nei direct.
J0hn_Parkeer: eii.
Pensavo che fosse morto e che si fosse dimenticato di me.

Eii.

Mi aveva scritto cinque minuti fa.
Come va?

Bene, tu?

Tutto bene.

Ti andrebbe di uscire?

Cosa?

Quando?

Per te stasera va bene?

Certo.

Va bene, passo a prenderti alle otto.

A stasera.

A stasera.

Subito chiamo Margot.
-Stasera devo uscire con un ragazzo- farfuglio nervosa e euforica allo stesso tempo.
-Ciao Margot, come stai? Tutto bene, grazie per il pensiero Ana- mi risponde lei ironica.
-Scusami, ma non sto capendo niente.
-Chi è questo ragazzo?
-Uno conosciuto in aereo. Mi aveva detto quando eravamo arrivati che qualche volta saremmo usciti insieme, ma non pensavo stasera!
-E' carino?
-Margot aiutami!
-E' carino?
-SI! Ora aiutami.
-Calma, calma! A che ora uscite?
-Alle otto passa a prendermi.
-Alle cinque verremo a casa tua, lo dico anche alle altre.
-Grazie!
Chiudo la chiamata e vado in cucina appena sento l'acqua bollire.
Prendo le penne e le butto dentro la pentola.