Glitch si fermò a qualche passo da Daniel, lo sguardo ancora fisso su Eva, che ora si stava guardando attorno con curiosità, toccando con delicatezza ogni oggetto che incontrava sul suo cammino, come se lo stesse scoprendo per la prima volta.
"Daniel," iniziò Glitch, con tono serio, "c'è qualcosa che mi preoccupa davvero."
Daniel si voltò verso di lei, ancora confuso dagli ultimi avvenimenti, ma abbastanza lucido da sapere che Glitch non parlava mai a vuoto. "Cosa intendi?"
"Il Cogito di Eva dovrebbe contenere istruzioni basilari," spiegò, indicando il robot che si era seduto di nuovo sul letto, il suo sguardo che vagava per la stanza. "Se è davvero un robot da compagnia per l'élite, come sembra, tutto ciò che dovrebbe sapere riguarda il comportamento sociale, le sue abilità da accompagnatrice, e forse qualche competenza tecnica superficiale. Ma..."
Daniel si avvicinò a Glitch, cercando di capire dove volesse andare a parare. "Ma?"
"Quel Wall di protezione non dovrebbe esserci. O meglio, non in un modello di questo tipo." Fece una pausa, osservando attentamente Eva. "E non è solo quello. Non c'è alcun codice seriale visibile. Nessun numero di identificazione."
Daniel aggrottò la fronte. "E questo cosa significa?"
"Il codice potrebbe essere stato distrutto dai danni, certo," continuò Glitch, "ma potrebbe anche essere stato rimosso intenzionalmente. E questo, Daniel, è un problema."
"Perché?"
Prima che Glitch potesse rispondere, un forte colpo alla porta fece sobbalzare entrambi. La voce che seguì era dura e rabbiosa, rimbombando nell'appartamento.
"Daniel! Esci fuori, bastardo!"
Daniel si paralizzò, il cuore che gli batteva forte nel petto. Glitch si irrigidì immediatamente, i suoi occhi che saettavano verso la porta come quelli di un felino pronto all'attacco. "Chi è?" chiese sottovoce, il suo tono pieno di tensione.
Ci fu un momento di silenzio, mentre Daniel cercava di raccogliere i pensieri. Poi si ricordò. L'incontro. Si era completamente dimenticato dell'appuntamento con i Dreadstorm. Il terrore prese il sopravvento.
"Merda, è Mac," sussurrò Daniel. "Dovevo incontrarlo stamattina."
Glitch lo fulminò con lo sguardo. "E non ci sei andato?"
Daniel scosse la testa, incapace di parlare.
Glitch gli afferrò il braccio, costringendolo a guardarla negli occhi. "Ascolta, calmati. Devi comportarti come sempre, capito?" Il suo tono era glaciale e deciso, come quello di qualcuno abituato a situazioni di pericolo.
Prima che Daniel potesse rispondere, Glitch scomparve. Un leggero sfarfallio nella sua visione oculare e lei non c'era più. Daniel sapeva cosa stava succedendo: Glitch si era resa invisibile a tutti i sistemi neurali elettronici. Ora era come un fantasma, nascosta in un angolo della stanza, e solo qualcuno senza impianti avrebbe potuto vederla. Ma chiunque a Noct aveva impianti. Era sicura.
Mentre Daniel si dirigeva lentamente verso la porta, con il cuore in gola, Glitch osservava silenziosa, cercando di valutare ogni possibile minaccia. Poi notò qualcosa che la fece gelare. Eva, seduta sul letto, la stava guardando. Non solo: seguiva ogni suo movimento con una precisione inquietante. Glitch sapeva di essere invisibile a chiunque avesse un impianto neurale. Eppure, quegli occhi verdi, artificiali ma incredibilmente umani, la seguivano con attenzione.
Nel frattempo, Daniel aprì la porta e si trovò davanti Mac, un uomo massiccio con il volto segnato da cicatrici e gli occhi iniettati di rabbia. Nella sua mano destra stringeva un piede di porco.
"Dove cazzo eri, bastardo?" Mac avanzò di qualche passo, spingendo Daniel contro il muro con uno spintone. "Ci hai fatto fare una figura di merda!"
Daniel alzò le mani in segno di resa, cercando di mantenere la calma. "Mac, ascolta... è stato un errore. Ho avuto un imprevisto."
"Un imprevisto?" Mac lo fissò con occhi di ghiaccio, stringendo più forte il piede di porco. "Non scherzare con noi, Daniel. Non con i Dreadstorm."
Daniel deglutì, cercando di non perdere la calma. "Ho il pacchetto," disse, indicando un cassetto vicino. "È qui. Prendilo."
Mac lo guardò per un lungo momento, valutando le sue parole, poi finalmente annuì. "Fai presto."
Daniel si girò velocemente, aprì il cassetto e tirò fuori un piccolo pacchetto avvolto in carta scura. Lo consegnò a Mac, che lo afferrò senza troppi convenevoli.
L'aria nella stanza sembrava più pesante, come se tutti trattenessero il fiato, mentre Mac esaminava il pacchetto. Finalmente, dopo un paio di secondi, sembrò calmarsi. "Stai attento, Daniel," disse, con tono minaccioso. "Non farci mai più aspettare così. I Dreadstorm non sono pazienti."
Daniel annuì, cercando di apparire più tranquillo di quanto non fosse. "Non succederà più."
Mac lo fissò per un attimo, poi il suo sguardo cadde su Eva, che lo guardava in silenzio dal letto.
"Bel giocattolo," commentò con un ghigno. "Fetish per le prostitute robot, eh? Dovremmo pagarti di meno se te le puoi permettere!"
Daniel non rispose, trattenendo la frustrazione. Mac ridacchiò e si girò verso la porta, lasciandosi dietro un'aria di tensione ancora palpabile. Con un colpo secco, uscì sbattendo la porta dietro di sé.
Nel silenzio che seguì, Glitch riapparve all'improvviso, il suo corpo materializzandosi come se fosse emersa dall'ombra stessa. Era ancora scossa, ma i suoi occhi erano puntati su Eva.
"Eva può vedermi..." disse, la voce appena un sussurro.
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Eva
Science FictionL'incontro tra un uomo disperato e un misterioso robot nelle città che non dorme mai.