Capitolo 1: L'Ombra di Herpo

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Era una notte senza stelle. Le onde dell'oceano si infrangevano contro le scogliere scozzesi, facendo riecheggiare il loro fragore nel silenzio della campagna deserta. Il vento soffiava tra le cime degli alberi e, sebbene non ci fosse una singola nuvola in cielo, l'oscurità sembrava più densa del normale, come se la notte stessa stesse tramando qualcosa.

Arthur Prowel guardava fuori dalla finestra della loro modesta dimora, situata su una scogliera battuta dal vento. Le sue mani erano strette dietro la schiena, e lo sguardo, solitamente pacato, tradiva un’ombra di preoccupazione. Alle sue spalle, Joane, la moglie, respirava profondamente, le mani strette attorno al bordo della sedia mentre sentiva la vita crescere dentro di sé. Stava per nascere loro figlia, Gwen.

Arthur sapeva che quella non era una notte qualsiasi. Non era una normale attesa di un evento tanto atteso. Qualcosa nell’aria era cambiato da quando avevano appreso la verità sulla loro bambina. Gwen non era solo una strega in arrivo; portava in sé un’antica magia, un potere che pochi conoscevano e che ancor meno comprendevano. E qualcuno, là fuori, era venuto a reclamarlo.

"Arthur..." la voce di Joane era fioca, tremante. "Siamo al sicuro qui, vero?"

Arthur si voltò lentamente, forzando un sorriso rassicurante. Si avvicinò a lei e le prese le mani. "Siamo protetti, Joane. Gli Auror sono stati avvisati, e siamo sotto l'incanto del Ministero. Nessuno potrà trovarci."

Ma anche mentre pronunciava quelle parole, Arthur sentiva una stretta nel petto. Sapeva che non era vero. Nessuna magia poteva proteggere del tutto la loro casa da qualcuno come Herpo il Folle.

La storia di Herpo era antica quanto il tempo. Un mago oscuro la cui crudeltà e sete di potere erano leggenda. Si diceva che fosse stato lui a creare il primo Horcrux e a plasmare creature di indicibile terrore. Ma ciò che terrorizzava maggiormente Arthur era che Herpo avesse scoperto dell’esistenza di Gwen, della sua magia antica, e che avesse deciso di impossessarsene.

Una notte di qualche mese prima, Arthur aveva ricevuto una lettera segreta da un Auror del Ministero, Alaric Fallow, il quale lo avvertiva che Herpo si era mosso, alla ricerca di un'antica magia che potesse cementare il suo dominio. La magia antica di Gwen.

Mentre i pensieri turbinavano nella sua mente, un suono distante si fece strada attraverso il rumore del vento. Inizialmente, sembrava solo il fruscio delle foglie, ma divenne rapidamente qualcosa di più sinistro. Passi, lenti e metodici, che si avvicinavano alla casa.

Arthur si voltò di scatto, estrasse la bacchetta dalla tasca interna del mantello e si avvicinò alla porta. La casa era protetta da incantesimi di sicurezza, ma il cuore di Arthur batteva all’impazzata.

"Arthur, che succede?" Joane sussurrò, la paura ormai palpabile nella sua voce.

Prima che potesse rispondere, un forte bussare alla porta fece sussultare entrambi. La bacchetta di Arthur si alzò automaticamente, puntata verso l'ingresso. Ma prima che potesse fare altro, una voce familiare si fece strada attraverso la porta.

"Arthur, siamo noi. Apri, in fretta!"

Era Alaric Fallow.

Arthur aprì la porta appena uno spiraglio, riconoscendo il volto familiare del vecchio Auror e dei suoi compagni. La loro espressione, però, era tutt'altro che rassicurante. Alaric entrò in fretta, seguito da due Auror armati e con lo sguardo teso. Il suo mantello frustava l’aria, e i suoi occhi sembravano scrutare ogni angolo della casa.

"Non c'è molto tempo," disse senza preamboli, afferrando Arthur per il braccio e spingendolo da parte. "Herpo sa dove siete. Il Ministero ha intercettato alcuni suoi seguaci nelle vicinanze. Sta arrivando."

Arthur sentì il cuore fermarsi per un istante. "Ma avevamo tempo..." balbettò.

"Non più," lo interruppe Alaric. "Gli incantesimi protettivi rallenteranno il suo arrivo, ma non lo fermeranno. Dobbiamo preparare la difesa."

Mentre Alaric e i suoi uomini cominciavano a rinforzare i sigilli magici attorno alla casa, Joane lottava contro le contrazioni, il viso pallido e contratto per il dolore. La sua mano tremava mentre si teneva stretta alla sedia, cercando di mascherare la paura per la sicurezza della figlia che portava in grembo.

Arthur corse accanto a lei, accarezzandole la fronte sudata. "Sta per arrivare, Joane, ma non preoccuparti. Faremo in modo che Gwen sia al sicuro. Non permetterò a nessuno di farle del male."

"Lei... lei è speciale, Arthur," Joane sussurrò tra i dolori. "La senti anche tu, vero? La sua magia... è già qui, con noi."

Arthur annuì. L’aveva sentita fin da quando era stata concepita, una magia antica e selvaggia, diversa da tutto ciò che aveva mai conosciuto. Ma era anche quella magia che ora attirava Herpo.

Il tempo scorreva inesorabile, e non passò molto prima che un sibilo agghiacciante attraversasse l’aria, spezzando il fragile silenzio che era calato nella casa. Arthur si alzò di scatto, con la bacchetta stretta in mano. Gli Auror si disposero attorno alla casa, pronti a tutto.

"Sta arrivando," mormorò Alaric, i suoi occhi fissi sull’oscurità oltre la finestra.

Dalla fitta tenebra emerse lentamente una figura alta e imponente, con un mantello nero che sembrava fondersi con l'oscurità stessa. Gli occhi di Herpo scintillavano come braci, e il sorriso che gli increspava le labbra era freddo e spietato. Quando parlò, la sua voce era come un sibilo di serpente.

"Arthur Prowel..." disse con tono mellifluo, facendo un passo avanti. "So che sei dentro. Non rendere le cose difficili. Consegnami la bambina e me ne andrò senza spargere altro sangue."

"Non avrai mai Gwen!" gridò Arthur, puntando la bacchetta contro Herpo.

Herpo ridacchiò. "Oh, Arthur... non puoi fermarmi. Nessuno può." Con un movimento fluido della bacchetta, scagliò un incantesimo contro la casa.

Alaric e gli Auror risposero immediatamente, sollevando barriere difensive che si infransero sotto la potenza del mago oscuro. Le mura della casa tremarono, e il pavimento vibrò sotto i loro piedi. Il conflitto magico esplose in un turbine di incantesimi e maledizioni.

Ma nel mezzo del caos, un grido squarciò l’aria. Gwen era nata.

Joane strinse la neonata al petto, lacrime di gioia e terrore che le rigavano il volto. In quel momento, una luce calda e dorata si irradiò dalla piccola Gwen, diffondendosi come un’aura protettiva attorno alla casa. La magia antica si risvegliò, silenziosa e potente, respingendo Herpo e le sue maledizioni.

Herpo, colpito dalla forza inaspettata, si ritrasse, il viso contorto dalla rabbia. "Non è finita," sibilò prima di sparire nell'oscurità.

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Con Herpo respinto e la casa in rovina, il Ministero non ebbe altra scelta che trasferire i Prowel in America, lontano da Herpo e dalla sua sete di potere. Ma la minaccia di Herpo il Folle non sarebbe mai scomparsa. Gwen crebbe con la consapevolezza che un giorno il mago oscuro sarebbe tornato per lei.

E quel giorno stava per arrivare.

Gwen Prowel: L'erede della Magia AnticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora