Stringo fortemente la corda tra le dita, cerco di fare un nodo duraturo. Ma tutto quello che riesco a fare è un nodo che si disfa in cinque secondi. Getto furiosa la corda, urtando accidentalmente una pila di barattoli.
No, non posso arrendermi. Non esco da questo maledetto posto finché non riuscirò ad intrecciare quel cordone. Le mani si iniziano ad arrossare, stringo più forte. Ora l'annodatura dovrebbe essere abbastanza resistente da trasportare un cinghiale.
<Cinque>
<Come cinque? Ci posso legare venti maiali con questa cavolo di fune>
<Cinque>
Yuri gracchia nuovamente il voto deciso. Dopo due ore di lavoro sono riuscita a fare un nodo da un misero cinque. Alzo la testa riccioluta dirigendomi verso la postazione. Aaron mi aveva presentato Yuri per darmi una mano con la prova d'amissione. Un vecchio marinaio esperto di nodi e io una giovane ragazza incapace di legarsi anche gli scarponi. Una perfetta collisione .
Passo tutta la giornata ad esercitarmi, legare corde mi potrebbe tornare utile quando sarò da sola. Quando dovrò lottare per sopravvivere. Verso sera riesco finalmente a prendere addirittura un grasso otto.
Nonostante la stanchezza decido di proseguire l'allenamento, se voglio convincere tutti di essere in grado di lottare devo essere la prima che decide di lottare. Sono nata col fine di sopravvivere, ovunque. Sempre. Vedevo le farfalle crescere e volare libere nel cielo, potevo sentire il tocco delle ali svolazzare in alto ma io rimanevo con i piedi a terra. Dovevo pensare a mio padre e a me, non avevo tempo per volare.
La prova di stasera sarà cacciarmi il cibo, riuscire a sfamarmi con le mie mani. Inizierò col cacciare erbe e bacche, ancora non sono certa di che tipi di animali saranno presenti nell'area. Prego di non dover imbattermi nelle cimici giganti, non di certo famose per la loro corazza prelibata. Morirei di fame piuttosto, almeno su questo sono allenata. Il buio della notte non sarà da aiuto ma cacciare di giorno potrebbe portarmi in guai più seri.
Lego intorno al collo una piccola fiammifera, dovrebbe bastare per permettermi di vedere mentre rovisto tra le piante. Butto l'ultima occhiata a mio padre. Resta sdraiato come al solito, se Cornelius non lo avesse nominato il nuovo infettatore probabilmente non mi sarai accorta di nulla. Non l'ho mai visto in salute, me lo immagino con un sorriso o con un espressione gioiosa mentre mi porge i coltelli con il manico di legno, fabbricati con le sue mani. Sbatto la porta, facendo precipitare l'accumulo di polvere che si nascondeva tra le strisce di olivo. L'ultimo ricordo che ho di un padre normale, vorrei cancellarlo. Ma lo conservo ancora e lo conserverò. Per sempre.
Stare rannicchiata sulle ginocchia non è di certo il passatempo che preferisco ma a questa vicinanza riesco a criticare ogni filo d'erba, posso distinguerli in diversi tipologie. In base al colore, odore, lunghezza e posizione. Ogni piccolo filamento narra una sua storia, se tendo l'orecchio posso sentirlo bisbigliare. E ancora non ho bevuto il cedro di mele di mio padre. Analizzo il piccolo filamento che sto accarezzando con il pollice.
<Impossibile Sophiee> ridacchio, correndo in mezzo alla boscaglia.
<Ti giuro che è così> i capelli corvini sventolano al vento come le ali di un corvo. <Basta che bevi un pò di questa erba e puff.....sei innamorato>
Scemenze che si pensano quando si ha la sua età eppure la rincorro, mostrandomi eccitata della sua nuova scoperta. Giunge fino ad una raduna adornata da piante a primo impatto normalissime ma quando ci avviciniamo, noto dei piccoli pallini bianchi che corrono lungo lo stelo. Mi prende le mani, accavallando le dita per formare una piccola ciotola. Fa scorrere dell' acqua dentro la conca, stringo le dita per non far fuoriuscire qualche goccia. Prende lo stelo più grande e lo spezzetta in tanti piccoli pezzi, per poi versarli nel liquido che tengo con tanta cura.
Fa il cenno di bere la bevanda, rimango scettica per qualche secondo. No, mi viene da ridere a pensare che io possa avere paura. Infondo lei è così, le piace viaggiare con la fantasia. Lei vola con le sue ali. Butto tutto in un sorso l'intruglio. Ha un retrogusto di ciliegia, mi leggo le labbra. Ridacchio guardando l'attesa nei suoi occhi, sperando in qualche trasformazione che mi possa tramutare in un essere orribilmente romantico. Alla fine mi sento in colpa a lasciarla senza un piccolo spettacolo.
Allungo la mano, afferrandola per la manica.
<Dammi un bacio, ti prego> imploro, mimando dei baci silenziosi.
Scuote i riccioli biondi. <Sei una piccola lepre scema, Key Liverneen> tra le piccole labbra viene imposto un broncio dallo sguardo minaccioso.
<Nemmeno uno? un quarto di un bacio?> mi allontana schiaffeggiandomi il braccio e poi sento la sua risata che sgorga in mezzo alla raduna come una cascata cristallina.
Lo scricchiolio dell'erba calpestata gracchia tra le tende delle tenebre. Addendo un pezzo di cannella e poi raccolgo qualche ceste di bacche e di more. Dovrei cavarmela in mezzo alla natura, si può trovare sempre qualcosa da sgranocchiare. Devi solo essere in grado di riconoscere quale morso ti può riempire la pancia e quale ti fa cascare a terra, togliendoti l'ultimo respiro. L'ultimo rintocco del mio braccialetto mi rammenta le ore che passano. Devo fare ritorno, le guardie possono risparmiarmi a quest'ora ma i predatori affamati? no di certo.
Svincolo come al solito verso la scorciatoia, mi affretto in quanto la fiammifera da segni di lasciarmi da un momento all'altro e all'ora sarei nelle piene ghiande. Sto cercando di alimentare il piccolo fuocherello con il calore dei miei soffi. Fortunatamente intravedo la fine della via e il tetto della mia catapecchia in lontananza.
Posso preparare una cena decente. Qualche bacca e qualche coscia di coniglio che mi ha passato Aaron. Per colpa della storia dell'infettatore, gli amministratori dei doveri non mi hanno allungato una sola briciola di quello che mi spettava. Lamprede di mare. Piccoli e bugiardi. Succhiano quello che vogliono, ti prosciugano e poi restano in silenzio quando richiedi il tuo rimborso.
Mi infilo dentro il salotto, il divano è vuoto. Strano. Solitamente non si muove per giorni da quel posto. Forse è un segno che si è ripreso. Navigo lungo il corridoio chiamando il suo nome.
<Sono a casa> faccio tintinnare la catenina che porto al collo. Niente. Sto per fare dietro front quando qualcosa attira la mia attenzione. Allungo la testa verso la stanza dinanzi a me. Un paio di gambe distese. è l'ultima cosa che vedo prima di perdere totalmente il controllo.
Fronte fredda. Battito debole. Viso pallido.
Non serve un aquila per capire che non sta affatto migliorando.
<Devi prenderlo> spingo lentamente il grosso cucchiaio appoggiandolo tra le sue labbra tremolanti. Rifiuta nuovamente ma quando si imbatte nel mio sguardo, cambia velocemente opinione. L'intruglio di erbe mediche dovrebbe cessare i brividi che percuotono il corpo già provato dalla febbre.
Ma non potrò andare avanti di intrugli alle erbe. So perfettamente quello che devo fare.
E non c'è più tempo. Se aspetto, muore.
Infilo gli scarponi, spingendomi verso l'esterno. Non mi rimane altra scelta.
Lui dovrà ascoltarmi.
YOU ARE READING
Fall And Die
AdventureNon fissare gli occhi di fuoco. Non tessere la tela che ti porta nella tana. Non contare mai o lui ti troverà. Se vivi non sopravvivi. Se vuoi morire devi cadere. Sei pronto a giocare?