9. Together

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Melanie

L'oscurità della villa Blackwood era più densa di quanto avessi mai immaginato. Ogni passo che facevo all'interno sembrava attirarmi sempre più nel cuore di quell'ombra inquietante che permeava ogni angolo, ogni stanza. Non ero mai stata una persona superstiziosa, eppure in quel momento non potevo negare la sensazione tangibile di qualcosa di antico e malvagio che aleggiava nell'aria.

Mentre mi guardavo intorno, il fioco bagliore del medaglione che Andrew portava al collo era l'unica luce a combattere contro quel vuoto. Ogni volta che i miei occhi si posavano su di lui, mi sentivo più sicura, come se la sua sola presenza fosse abbastanza per respingere il male che ci circondava.

"Melanie," disse Andrew, la sua voce bassa ma decisa. "Non c'è molto tempo. Dobbiamo trovare ciò che ci serve prima che questa maledizione ci consumi."

Annuii, stringendo i pugni per calmare il tremore che minacciava di impossessarsi di me. Non potevamo permetterci di sbagliare. Tutto dipendeva da quello che avremmo trovato nella villa: la verità nascosta tra i diari dimenticati, i segreti sepolti nei ricordi di una famiglia tormentata dalle tenebre.

Attraversammo i corridoi della villa in silenzio, i nostri passi erano l'unico suono che disturbava la quiete opprimente che regnava. Ogni tanto, il pavimento scricchiolava sotto di noi, come se la villa stessa stesse cercando di avvertirci di allontanarci. Ma ormai eravamo troppo coinvolti, troppo vicini alla verità per fermarci.

La stanza della memoria ci attendeva.

"È qui," disse Andrew, fermandosi davanti a una porta in legno intarsiato. La maniglia sembrava arrugginita dal tempo, ma c'era qualcosa di più profondo che la rendeva speciale. I simboli incisi su di essa ricordavano quelli presenti sul medaglione. Era come se fossero collegati in modo intrinseco, parte di un antico enigma che solo ora stavamo iniziando a decifrare.

Andrew esitò un attimo prima di girare la maniglia, come se temesse ciò che avremmo trovato oltre quella soglia. Io lo osservavo, il respiro corto, mentre il mio cuore batteva più forte. Non sapevamo cosa ci attendesse, ma entrambi sapevamo che quel luogo era la chiave.

Quando la porta si aprì con un gemito stridente, rivelò una stanza polverosa e dimenticata dal tempo. Le pareti erano coperte da scaffali colmi di libri, vecchi diari e lettere, tutto ricoperto da uno strato spesso di polvere. L'aria era pesante, quasi soffocante, eppure era lì che dovevamo cercare.

Andrew si avvicinò al tavolo al centro della stanza e iniziò a sfogliare i libri con cautela. Io lo seguii, cercando con attenzione tra le carte sparse. Ogni oggetto sembrava impregnato di una storia, ogni pezzo di carta raccontava un frammento del passato oscuro della famiglia Blackwood.

Dopo pochi minuti, però, fu Andrew a trovare qualcosa di insolito. Un piccolo diario, nascosto sotto una pila di vecchie lettere. La copertina era nera, decorata con simboli dorati che ricordavano quelli della porta e del medaglione. Quando lo aprì, le prime pagine erano piene di annotazioni fitte e criptiche, ma poi una frase catturò immediatamente la sua attenzione.

"Il prezzo del potere è stato pagato con il sangue. Nessuno potrà sfuggire a ciò che è stato fatto nel cuore della villa. Solo la verità può liberare ciò che è stato legato."

Sentii un brivido correre lungo la schiena mentre leggevo quelle parole. Andrew rimase in silenzio per un momento, sfiorando le righe con le dita, come se cercasse di decifrarne il significato più profondo.

"Questo... parla del legame," mormorò lui. "Della maledizione. C'è qualcosa che è stato fatto qui. Qualcosa che ha legato la mia famiglia a questa oscurità."

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