Il Sorriso Perduto di Coraline

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Il vento soffiava leggero tra le colline, portando con sé il profumo salmastro del mare. Il villaggio sembrava addormentato, come se il tempo lì scorresse più lento, intrappolato tra i sussurri delle onde e i sussulti del vento. Era un luogo dimenticato dal mondo, nascosto tra le scogliere scoscese, dove i segreti si rifugiavano come uccelli migratori nelle grotte rocciose.

Coraline abitava lì da sempre. Da quando era piccola, la gente del villaggio la guardava con occhi strani, quasi timorosi. Dicevano che fosse diversa, che portasse sfortuna, che il suo sorriso, un tempo dolce e luminoso, fosse diventato un presagio di qualcosa di oscuro. Ma Coraline non dava ascolto a quelle voci, almeno non fino a quel giorno.

Era il giorno in cui suo padre, un pescatore di lunga data, non era tornato dal mare. Le navi del villaggio erano tutte rientrate, tranne la sua. Il cielo si era tinto di un grigio minaccioso e il mare, solitamente tranquillo, sembrava voler divorare chiunque si avventurasse troppo lontano. Coraline si era aggrappata alla speranza, immaginando che forse lui fosse rimasto sulla riva di qualche isola lontana, trattenuto da una tempesta passeggera.

Ma i giorni passarono e di suo padre non ci furono notizie. I pescatori iniziarono a sussurrare che il mare lo avesse reclamato come aveva fatto con tanti altri prima di lui. Coraline, con il cuore spezzato, si chiuse in sé stessa, allontanandosi sempre più dal mondo che la circondava. Il suo sorriso scomparve, come un'ombra che si ritira con la notte, e il suo viso divenne un riflesso di dolore e solitudine.

Passava ore sulla spiaggia, a guardare l'orizzonte, sperando di vedere la vela della nave di suo padre, ma tutto ciò che vedeva era il mare infinito che le sussurrava segreti che lei non riusciva a capire. Fu lì, in quei giorni di dolore, che iniziò a sentire la voce.

"Coraline... Coraline..."

Era un sussurro appena percettibile, un eco portato dal vento. All'inizio pensava fosse solo la sua immaginazione, ma la voce divenne sempre più insistente, più chiara. Le parlava quando era sola, le diceva che sapeva dov'era suo padre, che poteva aiutarla a trovarlo. Coraline, ormai disperata, iniziò a dare ascolto a quella voce.

Una notte, seguendo il sussurro, si avventurò oltre le colline, dove il villaggio finiva e iniziava il regno del mare. Là, tra le rocce affilate e le onde ribollenti, trovò una piccola grotta nascosta. La voce la guidò dentro, fino a una stretta apertura che sembrava portare al cuore della terra.

Dentro la grotta, il buio era denso, quasi palpabile, e l'unico suono era il battito del cuore di Coraline, rapido e irregolare. Si sentiva osservata, come se qualcosa di antico e potente stesse scrutando dentro di lei. E poi, improvvisamente, la vide.

Era una creatura fatta d'acqua e ombra, con occhi scintillanti come perle nascoste nelle profondità oceaniche. La creatura non parlava, ma Coraline sapeva che quella era la voce che aveva sentito. Le sue labbra si mossero senza suono, ma nella mente di Coraline le parole risuonarono chiare.

"Posso riportarti tuo padre, ma in cambio voglio qualcosa."

Coraline, col cuore a pezzi e il desiderio di riabbracciare suo padre, non pensò nemmeno per un istante alle conseguenze. "Qualsiasi cosa," sussurrò. "Riportamelo."

La creatura si avvicinò, il suo corpo liquido che rifletteva i bagliori deboli di qualche luce lontana. "Il tuo sorriso," disse. "Voglio il tuo sorriso."

Coraline esitò. Da quando suo padre era scomparso, non aveva più sorriso. Cosa importava, dunque, se lo avesse ceduto? "Va bene," rispose infine, con voce spezzata. "Prendilo."

La creatura le si avvicinò ancora di più, e con un movimento leggero come una carezza, portò via il sorriso di Coraline. Fu come se qualcosa di vitale le venisse strappato dal petto. Sentì un vuoto profondo, ma non ebbe il tempo di pensarci. L'accordo era fatto.

La creatura scomparve nelle ombre e Coraline rimase sola nella grotta, il cuore che batteva forte e un senso di freddo che si insinuava nelle sue ossa. Ma non importava. Suo padre sarebbe tornato.

Quando uscì dalla grotta, il cielo era nero e minaccioso. Le onde si infrangevano violentemente contro le rocce, come se il mare fosse in collera. Coraline si sedette sulla riva, aspettando. Aspettò per ore, ma suo padre non tornò.

Il giorno seguente, il mare restituì una barca, ma non era quella di suo padre. Era solo un relitto, abbandonato e vuoto. E così capì. La creatura non le aveva promesso che suo padre sarebbe tornato vivo. Solo che sarebbe tornato.

E Coraline? Il suo sorriso era sparito per sempre. Anche quando tentava di alzare gli angoli della bocca, il suo viso rimaneva vuoto, inerte. La gioia sembrava una memoria distante, come un sogno mai vissuto.

Il villaggio non parlava più di Coraline. La ragazza che un tempo rideva e giocava sulla riva era ora un fantasma tra gli abitanti. Si diceva che avesse perso la sua anima nel mare, che le onde avessero portato via non solo suo padre, ma anche il suo spirito. Solo pochi sapevano la verità, ma nessuno osava parlarne. E Coraline, camminando sola sulla spiaggia, guardava l'orizzonte senza mai più sorridere.

L'unico suono che riempiva le sue giornate era quello delle onde. E in quel suono, Coraline sentiva ancora, lontano, quel sussurro familiare.

"Coraline... Coraline..."

Ma ormai era troppo tardi. Aveva perso il suo sorriso e con esso la speranza di ritrovare la sua felicità.

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