Prologo

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16 / 10 / 2018
18:39

<<Dio mio, quanto ci vuole.>> Erano passate due ore da quando i dottori mi avevano controllato la gamba e ancora non si erano decisi a mettere un piede nella stanza.
Stanza che aveva bisogno di una bella sistemata, è tutta bianca con solo il quadro di gesù e il crocifisso sopra il lettino. All'angolo c'era una poltrona in cui giaceva mia nonna stanca e frustata dalla lentezza dell'ospedale.
Che poi non ho ancora capito la necessità di portarmi qui, ho preso solo una storta, mica mi sono rotta l'osso.

<<Cry, non ci sei solo tu in questo ospedale. Ci sono molti altri pazienti che magari hanno bisogno di più cure.>> sbuffo alle parole della mamma della mia migliore amica che mi hanno accompagnato visto che i miei genitori erano in Spagna.

<<Però ha ragione mamma, noi abbiamo una festa dopo. Dobbiamo prepararci, se dicessimo no all'ultimo se la prederanno tutti con noi.>> a prendere parola è Jennifer che è in piedi accanto al lettino. Sta giocando con il mio braccialetto e sta canticchiando canzoni inventate da lei per far passare il tempo.

"Amore non sono queste le cose importanti. Potrebbe essere grave." il padre di Jennifer si arrabbia con lei visto che nonostante l'età non abbia ancora capito le cose importanti della vita. Erano molto severi con lei, i miei genitori erano più dolci, i suoi invece la sgridano sempre e lei ne soffre molto.

"Scusa papà e solo che mi sto annoiando ma non la possiamo lasciare da sola" mi sorride e guarda verso il padre che sembrava essersi calmato.

"Scusate è lei Crystal Muller?" Un uomo con un camice e una cartellina in mano entra nella stanza.

"Si è lei. Allora cosa ha al piede?" Mia nonna si alza in piedi e si mette di fronte al letto.

"Purtroppo è molto grave non ha preso solo una storta. Mi dispiace comunicarle che non può più pattinare" mi paralizzo e rimango in mobile. Non ho capito.
La mia amica mi stringe la mano e le sue lacrime cadono sulla mia mano tremolante.

"N-non è p-possible, s-sta m-mentendo." I miei occhi non reggono più e una sfilza di lacrime mi bagna il viso. Non può essere vero, il pattinaggio è la mia vita, il mio tutto, la mia distrazione e l'unico modo per stare bene con me stessa.
Lo pratico da quando avevo tre anni, ho un tatuaggio dedicato a questo sport, ho passato l'inferno pur di continuarlo e ho messo un sacco di impegno per arrivare dove sono ora. Non può finire tutto per una stupida caduta.

Jennifer mi avvolge in un abbraccio che ricambio in lacrime. Sa quanto è importante per me e ha capito che questo abbraccio era quello di cui avevo bisogno.

"Ne è sicuro dottore, non si può fare proprio niente? Mia nipote ama questo sport sarebbe un peccato se non continuasse" sbatte le dita sulla plastica del letto facendo un rumore molto fastidioso ma la lascio continuare e il suo unico modo per sfogarsi.

"Signora mi dispiace ma se intervenissimo la situazione peggiorerebbe e potrebbe perdere l'uso della gamba. Mi dispiace per sua nipote ma non possiamo fare niente. Quindi si trovi un altro sport." Dice quasi divertito dalla situazione. Io in lacrime, la mia migliore amica che mi tranquillizza e mia nonna che continua a pregarlo di fare qualcosa. Lo faccio licenziare in 10 secondi a sta faccia di culo.

"Cricri vedrai che si risolverà tutto. Magari ci saranno dei miglioramenti e potrai riprendere a gareggiare" Cricri un corno nonna, le stavo per rispondere così ma le parole non mi escono nemmeno più dalla bocca.

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