Non mi ero mai chiesta come fossero fatti degli studi televisivi, ma di certo non li immaginavo così.
Non c'è nulla di glamour nei capannoni alti e grigi davanti ai quali accosta l'auto di Desmond, né nei facchini accaldati che corrono avanti e indietro e che per poco non mi finiscono addosso quando apro la portiera. Desmond spegne il motore e mi fa cenno con la testa di seguirlo verso l'entrata. Non mi ha rivolto la parola per tutto il viaggio, come al solito, ma stamattina neanch'io ho voglia di provocarlo.
Non ho chiuso occhio tutta la notte. L'alba è spuntata pallida e rapida dietro le persiane, e con l'alzata del sole è ricominciata anche la sfilza di messaggi di mio padre. Ho spento il telefono e acceso la televisione in attesa che arrivasse l'ora di scendere nella lobby. Non sono neanche andata a fare colazione insieme agli altri, che ho poi sentito chiacchierare nei corridoi mentre rientravano nelle loro stanze.
E adesso, in piedi davanti a degli studi televisivi che somigliano spaventosamente a una prigione di mattoni, mi sento più stanca che mai.
Desmond accelera il passo davanti a me. Non si gira a guardarmi, ma so che non posso stare qui impalata per sempre. Lo seguo a testa bassa, con il cappuccio nero della felpa tirato sulla testa nonostante fuori ci siano venticinque gradi. Quando le porte del capannone si aprono davanti a me, la luce dei fari televisivi mi abbaglia tanto da costringermi a coprirmi gli occhi con la mano.
L'interno dello studio è enorme. Non so bene dove ci troviamo, non vedo altro che microfoni e poltrone e un gigantesco proiettore contro la parete. Diversi operai e tecnici sono a lavoro, montano tende nere e rosse e ripuliscono i pavimenti con minuzia. Al centro della sala sono in piedi diversi ragazzi. Ne riconosco alcuni.
Ambrose è rannicchiato su se stesso, lo sguardo perso e confuso mentre si guarda intorno. Poco distante da lui, alla fine della fila, c'è la ragazza dai ricci rossi che ho incrociato sul tetto due sere fa. Ha il viso contratto in un'espressione di disgusto, le braccia incrociate davanti al petto.
È difficile non notare Levi. Se ne sta in disparte rispetto al resto del gruppo, appoggiato con una spalla alla parete, e sfoggia un sorrisetto compiaciuto. Non appena mi vede entrare, un sopracciglio gli schizza in alto. È divertito, come al solito. Non so cosa ci trovi di buffo in tutto questo.
«Bene, ci siamo tutti.» Un ometto basso e snello congiunge le mani in una specie di preghiera, poi mi fa segno di raggiungere gli altri. Non ci metto molto a riconoscerlo: è Bingo Baxter, il presentatore televisivo più famoso degli ultimi anni. Devo ammettere che sullo schermo sembra più alto.
Mi posiziono al lato di un ragazzo alto e biondo, mantenendo comunque una certa distanza. Lui mi lancia un'occhiata di sbieco prima di voltarsi di nuovo.
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Hellbound - Dannati
Romans7 peccati capitali 7 concorrenti 7 settimane Un solo vincitore. Benvenuti a Hellbound, il reality show dei dannati. Eden Myers non avrebbe mai voluto diventare famosa. Di sicuro non così. A diciannove anni non frequenta l'università, non lavora, n...