Il silenzio tra me e Poe era palpabile mentre ci allontanavamo da quel luogo sinistro. I nostri passi echeggiavano nel corridoio, ma ognuno di noi era immerso nei propri pensieri. Avevamo appena scoperto una verità inquietante, e l'idea che un assassino potesse averci osservato mentre indagavamo rendeva l'atmosfera pesante.
Non ci scambiammo nemmeno una parola fino a quando non raggiungemmo finalmente l'uscita. I raggi di luce del sole ci colpirono come una benedizione, e respirai profondamente, cercando di allontanare il senso di angoscia che ci aveva accompagnato. Nonostante il tumulto emotivo, la tensione che avevo provato prima ora si trasformava in una sorta di eccitazione per ciò che avevamo scoperto.
Arrivammo all'agenzia, e la familiarità del luogo mi fece sentire un po' più sollevata. Ranpo ci accolse con un sorriso, il suo sguardo curioso si illuminò al nostro ingresso.
- Allora, com'è andata? - chiese, appoggiandosi allo schienale della sedia con l'aria di chi sa già che ci saranno delle rivelazioni.
- Abbiamo trovato l'uomo scomparso, - iniziò Poe, ma le parole si bloccarono nella sua gola. Era evidente che stava ancora cercando di elaborare quanto successo. - O almeno, quello che era rimasto di lui...
- Ehm, il cuore che batteva... - aggiunsi, notando come la tensione fosse tornata a gravare su di lui. - Era un riferimento all'assassino. Non era mai stata una questione di scomparsa, ma di omicidio. E l'assassino è ancora a piede libero.
Ranpo ascoltò con attenzione, annuendo lentamente. - Sì, esatto. Quella era la risposta giusta. Ma a quanto pare c'è un dettaglio che non avete notato, - disse, un'espressione compiaciuta sul volto.
Poe alzò lo sguardo, i suoi occhi si fecero più attenti. - Che dettaglio? - chiese, ansioso di sapere.
- L'assassino è già stato catturato, - spiegò Ranpo, con un tono che suggeriva che avesse già previsto tutto. - È morto da molto tempo. La botola che portava a quei sotterranei sembrava così vecchia e poco usata proprio perché non c'era più alcun pericolo.
Un sospiro di sollievo mi sfuggì, e il peso dell'ansia che avevo sentito in quei momenti bui cominciò a svanire. - Quindi eravamo nel posto giusto, ma al momento sbagliato? - domandai, cercando di ridere.
Poe si passò una mano tra i capelli, visibilmente sollevato ma anche incredulo. - In effetti, il tutto era più inquietante di quanto pensassimo, - disse, ritrovando un po' della sua lucidità. Ma il suo sguardo si fece subito più serio. - Dobbiamo assicurarci che nessun altro si cimenti in quella ricerca. È un luogo pericoloso, nonostante l'assassino sia morto.
Ranpo annuì, ma poi, cambiando argomento, si rivolse a noi con un sorriso. - Com'è stato lavorare insieme? Questa ricerca era soltanto per vedere come avreste risolto la situazione insieme, dopotutto.
In quel momento, decisi di sfruttare l'opportunità per stuzzicare ulteriormente Poe. - Oh, è stato fantastico! Nonostante i momenti di tensione, lavorare con Edgar è stato... affascinante. Ma chi avrebbe mai pensato che dietro quella facciata seria si nascondesse un uomo così... sensibile?
Poe si irrigidì immediatamente, il suo viso che si colorava di un rosso intenso. - T/n, non è il momento di scherzare. - provò a dire, ma la sua voce tradiva l'imbarazzo.
- Ma dai, non vuoi far sapere a Ranpo come ci siamo 'conosciuti' meglio durante l'indagine? - continuai, non perdendo l'occasione per metterlo ulteriormente in difficoltà. - Dobbiamo ammettere che abbiamo avuto i nostri momenti 'intimi'.
Ranpo, colto di sorpresa, si lasciò sfuggire una risata. Ovviamente sapeva stessi scherzando, ma non poteva evitare mettere il dito nella piaga. - Davvero? Dovrò annotarlo nei miei appunti. E quali sono stati questi 'momenti'?
Poe si coprì il volto con le mani, ma era troppo tardi. Sapevo che la mia provocazione avrebbe continuato a tormentarlo. - Oh, nessun momento in particolare, - dissi, con un tono malizioso. - Solo un sacco di tensione... e un po' di chimica. Giusto, Edgar?
Lui ansimò, cercando di riprendere il controllo della situazione. - Dobbiamo concentrarci sul caso, Ranpo, - disse, afferrando rapidamente la mappa che avevamo usato. - I dettagli sono importanti. E non c'è niente di cui parlare... al di là della questione del mistero.
Ranpo lo guardò con uno sguardo divertito. - Va bene, va bene. Ma sono sicuro che tu e T/n avrete molto di cui parlare in privato. E chi lo sa, magari scoprirete nuovi misteri insieme.
L'imbarazzo di Poe si fece insopportabile, e mentre cercava di spiegare meglio i dettagli del caso, io non potevo fare a meno di osservare come la sua serietà e il suo imbarazzo creassero un contrasto così divertente.
Il resto della riunione continuò, ma nel mio cuore c'era una sensazione più leggera. Avevamo affrontato qualcosa di oscuro, ma avevamo anche riso, e avevo imparato che sotto quella maschera seria, Poe era un uomo sorprendente, e le sue reazioni mi affascinavano sempre di più.
Ma il pensiero che l'assassino, anche se morto, avesse potuto influenzare il nostro lavoro mi fece riflettere. La vita di un investigatore era spesso colma di ombre, ma per ogni ombra, c'era sempre una luce che brilla. E chissà, forse il nostro legame, seppur ironico e giocoso, avrebbe potuto illuminare anche i momenti più bui.
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Mi sto divertendo troppo? Assolutamente sì. Ma non vi preoccupate, ci saranno altri tipi di interazioni tra i due. E Ranpo farà un po' da cupido, sorprendentemente.
Come vi sembra, per ora? Sto cercando di dettagliarla il più possibile, giusto per rendere onore allo scrittore.
Ci vediamo mercoledì, con un nuovo capitolo <3
(898 parole)
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Soltanto un Gioco - Edgar Allan Poe x Reader
FanfictionIn questa storia, la nostra cara reader si ritroverà ad affrontare una personalità che non aveva mai conosciuto; un mistero, una fredezza assoluta, un movimento calcolato dietro l'altro... eppure, dietro tutto questo, c'era una persona adorabilmente...