Capitolo 2 - Nuovi inizi e aria di mare

6 0 0
                                    

Arrivammo a Glendale verso il primo pomeriggio, il sole batteva forte e nell'aria si percepiva una leggera brezza marina, che mi fece chiudere gli occhi per quanto era rilassante.
La temperatura era decisamente diversa da quella a cui ero abituata a Bandon e la cosa in realtà non mi dispiaceva, un po' di sole mi avrebbe fatto bene dopo tutte quelle giornate grigie.
Quando l'autista del taxi parcheggiò davanti alla casa dei miei nonni notai che tutto era al solito posto, non era cambiato proprio nulla: la casa era ancora dipinta di un verde chiaro con dei decori dipinti di bianco proprio sopra alle finestre, delle aiuole piene di fiori colorati ricoprivano la facciata e le scale che portavano alla porta d'ingresso erano decorate anch'esse con dei fiori disposti ai lati.
Vi erano anche due grandi alberi di ibisco, sotto i quali da piccola mi era sempre piaciuto stare sdraiata a leggere.
D'istinto sorrisi e scesi dal taxi in preda all'emozione, mi guardai intorno e respirai a pieni polmoni l'aria fresca che mi circondava, chiudendo gli occhi.
"Forza, Eleonor. Aiutami a prendere i bagagli."
Aprii gli occhi di scatto, ridestandomi dai miei pensieri e mi avviai verso il baule del taxi.
Presi la mia valigia e uno scatolone, feci per voltarmi e tutto d'un tratto sentii urlare: "Hey, siete arrivate finalmente! Le mie ragazze preferite!"
Vidi nonna Mary correrci in contro con un sorriso a trentadue denti, come era suo solito fare ogni volta che andavamo a trovarla.
Era sempre stata una persona raggiante, capace di annullare ogni sentore di negatività e col talento di trasmettere buon umore anche durante una giornata storta.
Quando ci raggiunse, buttai a terra lo scatolone, lasciai andare la valigia e la strinsi in un abbraccio che valeva più di mille parole.
Nessuno più di lei sapeva che cosa stavo passando e il fatto che da oggi in poi avremmo vissuto insieme, mi tranquillizzava.
"Tesoro, quanto mi sei mancata." Mi strinse ancora di più a sé.
"Anche tu nonna, tanto." La voce mi si spezzò per il pianto e una lacrima mi scese sulla guancia, per poi finire sul grembiule rosso della nonna.
"Sù, tesoro, non piangere. Ci sono io ora, c'è la nonna qui con te."
Queste parole mi trasmisero una calma assurda, mi sentii al sicuro.
La guardai negli occhi e sorrisi.
"Allora, dov'è finita la nipotina che non vedeva l'ora di assaggiare la mia apple pie?!" Chiese divertita, dandomi dei pizzicotti sulle guance.
"Oh, credimi nonna. Ho già l'acquolina in bocca." Risi con lei.
"Bene! Forza, inizia pure a andare in casa, saluto la zia e ti raggiungo."
Le feci cenno di sì con la testa, ripresi i miei bagagli e iniziai ad incamminarmi verso l'entrata di casa a passo lento.
Non vedevo i miei nonni dal giorno del funerale dei miei genitori, esattamente da un mese.
Quando raggiunsi la soglia notai che la nonna aveva lasciato la porta semi aperta, così la aprii del tutto e un mare di ricordi si insinuò nella mia mente.
Solamente l'odore di questa casa riusciva a mettermi di buon umore.
L'ultima volta che ero venuta qui fu tre mesi fa, il 4 Luglio.
Era una tradizione: ogni anno festeggiavamo tutti insieme il giorno dell'Indipendenza e ricordo che dopo ogni pranzo facevamo sempre una camminata lungo la spiaggia tutti insieme, era sempre stato un momento magico.
Appena entrai in cucina vidi mio nonno intento a sfornare una deliziosa apple pie, poi si girò e quasi non gli prese un colpo.
"Eleonor, nipotina mia! Vi ho sentite arrivare, stavo per uscire a salutarvi ma poi mi sono ricordato della torta, tua nonna non mi avrebbe mai perdonato se l'avessi fatta bruciare!" Rise e mi venne in contro a braccia aperte.
"Non ti preoccupare nonno." Lo abbracciai e un senso di gioia mi pervase quando sentii il buonissimo odore di mela e cannella.
"Dammi pure la valigia tesoro, la porto di sopra, in camera tua." 
"Grazie mille, nonno."
"Seguimi, ti ho preparato una sorpresa." Sorrise e io lo seguii curiosa su per le scale.
Devo ammettere che mi faceva davvero strano sentire 'camera tua', anche se in fin dei conti un po' lo era sempre stata.
I  nonni mi avevano sempre riservato una camera tutta per me ogni volta che venivo qua a dormire.
Quando arrivammo davanti alla porta della camera sentii subito un profumo di fiori freschi invadermi le narici.
"Abbiamo apportato alcuni cambiamenti, spero che ti piaccia." Sorrise nervoso.
"Non ho dubbi nonno." Il suo modo di preoccuparsi mi faceva tenerezza.
Aprì la porta e davanti a me si spalancò una stanza luminosa, le finestre al centro illuminavano tutto l'ambiente.
La stanza non era più dipinta di rosa antico, bensì di un bianco acceso, che donava ancora più luce.
Anche il letto era cambiato: il letto a una piazza a cui ero abituata era stato sostituito con un letto a baldacchino molto più grande in stile principesco ed era decorato con una marea di cuscini che viravano dal rosa al color panna.
Mi avvicinai e notai che il mio pupazzo a forma di gatto era ancora al centro del letto, me l'avevano regalato i nonni cinque anni fa, a Natale.
Nell'angolo a destra della stanza c'era uno specchio bianco ovale in stile shabby chic e poco sopra vi erano delle piccole mensole con sopra delle piantine verdi.
Ma la cosa più bella era la grande libreria doppia a cinque scaffali riposta esattamente davanti al letto, sulla parete.
Guardai mio nonno con le lacrime agli occhi e l'unica cosa che mi venne da dirgli fu un "Grazie" sussurrato.
Lo abbracciai e mi lasciai andare a un pianto liberatorio, un pianto che tenevo per me fin da troppo tempo.
Mio nonno e mia nonna erano da sempre stati una seconda famiglia per me ed erano le uniche persone, dopo i miei genitori, con cui mi sentivo felice e al sicuro.
"Di niente, nipotina mia. Era il minimo." Sollevò un angolo della bocca in un sorriso comprensivo e mi diede un bacio sulla guancia.
"Allora, che ne dici? Ti piace la libreria?"
"E me lo chiedi pure? É stupenda nonno!" Rise e si mise ad osservarla pensieroso.
"Sai, ero indeciso se costruirla con del legno di acero o di abete, ma poi ho pensato che..."
"Ma quindi l'hai...L'hai costruita tu?"
Il pensiero di mio nonno che passava le giornate a costruire la mia libreria mi riempì il cuore.
"Certo! Infondo ero un falegname dopotutto." Disse fiero, gonfiando il petto.
"Lo so lo so, ma la nonna mi aveva detto che ultimamente per colpa dei tuoi acciacchi alle gambe non lavoravi più come prima."
"Non sarà un male di gambe a impedirmi di far felice la mia nipotina preferita." Sorrise dandomi un pizzicotto sulla guancia e io mi sciolsi.
"Nonno, grazie davvero, è perfetta." Lo abbracciai.
"Sono contento che ti sia piaciuta. Allora, che ne dici di sistemare le tue cose e poi scendere giù a deliziare la tua Apple Pie?"
Improvvisamente sentii un forte vuoto allo stomaco, in effetti non mangiavo qualcosa da stamattina e avevo un certo languorino.
"Non aspetto altro! Dammi il tempo di farmi una doccia e arrivo."
"Certamente, fai con comodo, ti aspettiamo." Mi sorrise e uscì dalla stanza, lasciandomi sola con mille domande che vorticavano nella testa.
Questa volta, però, la contentezza prese il sopravvento e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era l'enorme libreria fatta dal nonno che non vedevo l'ora di riempire.
Con il sorriso stampato in faccia, aprii la valigia e presi i primi vestiti di ricambio che trovai e mi diressi verso il bagno della mia camera per farmi una bella doccia calda.
Dopo essermi vestita, andai al piano di sotto pronta a  gustarmi la deliziosa Apple Pie di nonna Mary.
Quando scesi l'ultimo gradino intravidi zia Stacy sull'uscio della porta con lo zaino in mano che parlava con i nonni.
Non sapevo che dovesse ripartire così presto, eravamo praticamente appena arrivate.
"Oh, eccoti Eleonor, tua zia sta per partire, voleva salutarti." Guardai zia Stacy, che mi sorrise di rimando.
"Non sapevo che te ne andassi così presto, zia. Pensavo che restassi almeno per cena."
"Lo so, tesoro. Purtroppo il lavoro chiama, mi hanno chiamata per finire di organizzare gli ultimi dettagli della mostra che si terrà a fine ottobre e non posso mancare."
Zia Stacy lavorava come organizzatrice per importanti mostre d'arte, il che si addiceva perfettamente alla sua personalità, era una donna molto precisa e attenta a ogni dettaglio.
Era anche una delle migliori nel suo ambito, per questo non era una novità se la chiamassero frequentemente per dei lavori.
"Non preoccuparti, zia."
"Ci vedremo il prima possibile, te lo prometto. Verrò a trovarti subito dopo la conclusione della mostra, fra un mese."
Devo ammettere che il pensiero di non vedere zia Stacy per così tanto tempo mi metteva un po' di tristezza.
Quest'ultimo mese, il più difficile della mia vita, l'ho passato principalmente con lei e questo ha fatto sì che ci legassimo molto di più rispetto a prima.
Ricordo che quando vivevo con i miei genitori veniva a trovarci di rado per via dei suoi studi e successivamente anche per i suoi infiniti impegni di lavoro.
"Va bene zia, ti aspetterò allora." Sorrisi e la abbracciai per salutarla.
"So che starai bene qui, mi rende felice saperti con loro, so che li vuoi un bene dell'anima e penso che non avessi potuto scegliere di meglio per te." Disse, guardando i miei nonni.
"Hai proprio ragione, anche se non si stava male nemmeno con te, zia bunny." 
"Oh, per carità, Eleonor! Smettila di chiamarmi così!" Mi rimproverò mettendo un finto broncio.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 26 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Burning Souls - Anime in FiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora