Prologo

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Tutti i bambini quando i genitori li vanno a prendere prima da scuola fanno i salti di gioia. Per me, invece, quel giorno il mio unico desiderio era rimanere lì.

Strano, no? Una bambina che non vuole altro se non rimanere a scuola...

Ero in terza elementare, era solo la terza ora e stavamo facendo grammatica, me lo ricordo perfettamente, mia mamma era venuta a prendermi prima, non l'aveva mai fatto senza che io la chiamassi da scuola quando stavo male, e questo già non prometteva bene.

Uscimmo dalla scuola e ci mettemmo in macchina nel più totale silenzio. A me andava bene così, mi bastò poco per intuire il motivo per cui era venuta a prendermi prima e di cosa mi voleva parlare, ed era un argomento che non volevo assolutamente affrontare, né ora né mai, ma purtroppo prima o poi sarebbe arrivato il momento e, a quanto pare, era proprio quello.

Arrivammo sino al lungomare, era il mio posto preferito in città, adoravo guardare le onde scontrarsi con gli scogli, le goccioline che schizzavano in aria e il suono calmante che creavano. Mia mamma si sedette su una panchina e mi prese in braccio. Sentivo il suo respiro irregolare sui capelli e stemmo così nel silenzio per dieci minuti buoni. Mi misi ad osservare il mare, quel giorno non era agitato. Non c'erano onde che si scontravano sugli scogli, nessun suono che poteva aiutarmi a calmarmi. Ero sola.

Alla fine mia madre prese un respiro e iniziò a parlare:

-"Amore, ti devo dire una cosa... sai che la nonna non stava molto bene, no?"- stava?

-"Si mamma, lo so, mi avevi detto che ha una brutta malattia."-

-"Ecco, infatti questa brutta malattia ci ha portato via la nonna..."- no no no... NO

-"Mamma non capisco, in che senso, scusa?"- in realtà non volevo capire, non potevo.

-"Amore la nonna ora è in cielo, non c'è più."-

Crack... quello era il mio cuore?

Eccolo. IL PEGGIO.

Urali. Semplicemente urlai. Singhiozzavo e urlavo, tanto da non riuscire più a respirare. Non mi interessava di chi mi poteva sentire, il dolore era troppo forte. Avevano portato via un pezzo di me, sarei più riuscita a vivere senza?

Ormai lei mi aveva lasciata. La mia nonnina, quella che mi ha insegnato a dipingere, a giocare a scarabeo e a fare tutti i lavoretti del mondo. La mia seconda mamma...

Poi una manina prese la mia interrompendo i miei singhiozzi e quando mi voltai, anche io come gli scogli, mi scontrai con un mare, anzi in questo caso un oceano.

Perché quello era: un oceano racchiuso in due profonde iridi. Il proprietario di questo occhioni era un bambino della mia età che mi scrutò attentamente, e io feci la stessa cosa con lui, era più alto dei bambini della nostra età aveva dei folti capelli castano scuro e delle lentiggini sparse sul piccolo naso.

Probabilmente si stava chiedendo perché stessi singhiozzando a quella maniera, del resto i bambini a quell'età sono tutti impiccioni, perciò quando aprì le labbra per dire qualcosa mi sorprese: -"Ti va di venire a designare con i gessetti con me?"- che voce tenera...

Mi stava offrendo un salvagente per non sprofondare nelle mie stesse lacrime, e quindi non potei fare altro se non accettare.

-"Va bene, come ti chiami?"-

-"Daniel, tu?"-

-"Nyx, ma chiamami Nixie."-

e quella fu l'ultima volta che lo incontrai.





Bene, buon salve a tutti!!

Plss fatemi sapere tramite i commenti quando preferireste gli aggiornamenti.

Non ho niente da aggiungere dopo ciò, vi lascio alle vostre considerazioni...

Spero che questo inizio vi sia piaciuto

XOXO GS 💖


The girl with silver tearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora