Capitolo 2

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Nicolò non era mai stato un ragazzo ordinario.

Si potrebbe pensare che fosse un ragazzo senza ambizioni, un nullafacente che aveva rinunciato alla scuola poco prima di diplomarsi.

Ma si sa, le apparenze ingannano.

La sua vita fu molto difficile dopo la morte di sua madre.
Si ritrovò a vivere con il padre con il quale non aveva mai avuto un buon rapporto, infatti, dopo appena due mesi dal tragico lutto, suo padre andò via di casa lasciando il figlio di vent'anni completamente solo.

In realtà Nicolò non era solo: aveva i suoi amici, che più che amici considerava fratelli, con i quali condivideva la passione per la musica.

Ebbene sì, anche Nicolò aveva grandi ambizioni e sin da quando era bambino sognava di lavorare nell'ambito musicale, in particolare aveva uno speciale talento nel suonare la chitarra.

Spesso si esibiva da solo per le strade di Roma e raccoglieva qualche spicciolo dai passanti che ascoltandolo apprezzavano la sua musica.
In alternativa invece, teneva spettacoli in un piccolo locale in periferia con i suoi amici, con i quali aveva formato una band.

È evidente però, che questa sorta di lavoro non lo poteva di certo aiutare ad arrivare a fine mese, ecco perché a dargli una mano economicamente c'era il suo migliore amico Fabio.
Anche Fabio, come Nicolò, aveva la passione per la musica e nella band prendeva la parte del bassista.

I due si conoscevano dalle scuole elementari e da quel momento in poi non si erano mai più separati.
Quando Fabio venne a sapere dell'abbandono del padre non esitò nemmeno un istante ad accogliere l'amico in casa sua.
Nicolò però, si sentiva un peso per i genitori di Fabio e con i soldi guadagnati suonando stava cercando di racimolarsi una somma sufficiente per comprarsi un piccolo monolocale.

Ecco perché Nicolò passava tutti i suoi pomeriggi per le strade di Roma.
Appoggiava per terra un cappello al contrario dove i passanti potessero riporre le loro monete, chiudeva gli occhi e le dita iniziavano a muoversi con naturalezza sulla chitarra.

Riscontrava molto successo tra le persone che lo ascoltavano.
Tutti rimanevano stupiti quando vedevano con quanto talento Nicolò suonasse la chitarra.

Molti passanti probabilmente pensavano a quanto un così grande talento fosse sprecato per le strade di una città, altri invece avranno provato pena per lui pensando al perché un ragazzo di soli vent'anni dovesse fare una cosa simile per mantenersi, senza sapere che in realtà, Nicolò, amava ciò che faceva e avrebbe disprezzato qualsiasi altro lavoro che non riguardasse la musica.

«Accidenti, non avevo mai sentito nessuno suonare così».
Una voce femminile distrasse Nicolò.

«Grazie» rispose timidamente senza staccare gli occhi dalla sua chitarra.

«Ascolta, il mio amico ha un bar e la band che doveva suonare stasera gli ha dato buca all'ultimo, vorresti venire a sostituirli? Ti assicuro che paga bene» continuò la ragazza attirando l'attenzione di Nicolò.

«Certo, accetto con piacere» rispose sorridendo e facendosi passare l'indirizzo del bar su un pezzo di foglio.

«Comunque sono Dalila» si presentò con la solita forte stretta di mano che Nicolò ricambiò calorosamente, presentandosi a sua volta.

«Allora a stasera Dalila» disse per poi vedere la ragazza scomparire per la sua strada.

*********

Pareva strano per Nicolò e i suoi amici non suonare nello stesso locale di sempre.
Finalmente avrebbero avuto l'occasione di farsi ascoltare da molte più persone e soprattutto di riuscire a guadagnare qualcosa in più della solita misera paga che ricevevano suonando in periferia.

Lo spettacolo sarebbe iniziato verso le nove, anche se tutta la band si era già riunita circa due ore prima per fare le solite prove pre-concerto.

«Raccontami di nuovo, com'è che siamo finiti a suonare in un locale così di lusso?» domandò Fabio ancora incredulo della situazione.

«Fortuna e destino» rise Nicolò ammiccando verso l'amico.

«È il tuo fascino da bel ragazzo o il tuo talento nel suonare la chitarra ad aver portato quella ragazza ad invitarti a suonare qui?» continuò Fabio ironico.

«No, questa volta niente fascino, solo talento». 

Ed era vero, ad aver colpito Dalila non era il bel visino di Nicolò ma piuttosto la destrezza e l'abilità con le quali riusciva a suonare il suo strumento.

La maggior parte delle volte, ai concerti della band,  si trovavano in particolare molte giovani ragazze, che più che interessate alla musica, erano interessate ad approcciare con il chitarrista.

Nicolò detestava questa cosa, ecco perché solitamente preferiva suonare per strada, dove le persone riconoscevano il suo vero talento.

Dopo varie prove il concerto stava per iniziare; l'agitazione sembrava essere molto alta da parte di tutta la band e il pubblico, perlopiù femminile,  sembrava entusiasta di sentirli suonare.

Le dita di Nicolò iniziarono a suonare, come sempre, con molta fluidità sulla chitarra e anche il resto della band sembrava cavarsela alla grande.

Nonostante suonassero in un locale non solito per loro, anche stavolta si accorsero che la maggior parte del pubblico accorreva non per la musica, ma per il chitarrista.

Solamente una ragazza sembrava davvero presa dalla melodia che fuoriusciva da quegli strumenti.

Quella ragazza era Carolina.

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