LA GITA DEI SOSPIRI

34 5 36
                                    

Troppo freddo per i miei gusti. Lo so che è marzo, ma è comunque troppo freddo, la coperta stamattina mi chiamava, mi diceva «Sofia! Dove vai?! Resta con me!»

Quando arrivo davanti a scuola, la 1B del Liceo Linguistico non è ancora al completo. Dobbiamo partire per la "tanto attesa" gita in montagna. Il professore di scienze, il temutissimo professor Cassanelli, soprannominato a sua insaputa Scassapalle, un uomo noto per la sua devozione alle "esperienze formative all'aperto", ha convinto tutti che una giornata nel parco delle foreste casentinesi, in mezzo alla natura, avrebbe "aperto le menti e temprato lo spirito". Traduzione: freddo, fatica e mosche.

Purtroppo, un po' tutti ci siamo dovuti adeguare a quella gita non certo in cima ai desideri, ma non si poteva fare altrimenti: nessuno voleva sobbarcarsi il viaggio di istruzione della nostra classe così, mhm, come dire... frizzantina.

A primavera di ogni anno nelle scuole di grado superiore vengono organizzate le gite scolastiche col tempo ribattezzate eufemisticamente "di istruzione". È una piccola elemosina per ragazze e ragazzi, professori compresi, per le 'fatiche' di un anno scolastico condotto in quei luoghi insalubri.

Essere in un liceo linguistico che è nello stesso edificio di un alberghiero, carica la parola "insalubre" di nuovi ed emozionanti significati.

«Mi raccomando niente casini, mi rivolgo soprattutto alle ragazze, tenete a bada quei turbolenti, buon viaggio.» ci dice il preside, indicando soprattutto i ragazzi, in cui faceva spicco la solita macchia nera formata dalla gang, Jamie e Cristian in testa.

E pensare che avevamo persino fatto un referendum per decidere dove andare in gita: molte ragazze avevano votato per Venezia, la città romantica, i maschietti avevano proposto cose assurde come, testuali parole:

«Fortnite!» proposto da Ismar.

«San Andreas, dove hanno girato GTA» proposto da Giacomo.

«Amsterdam!» aveva proposto Patrick, finalmente uno che diceva una cosa intelligente.

«Per il fumo, eh?» aveva ridacchiato Cristian.

«No» e tutte noi avevamo sperato che dicesse qualcosa legato alla bellezza della Venezia del Nord, ma ci aveva deluse con un banale «Per il quartiere a luci rosse.»

Era ovvio che i professori non volessero portarci da nessuna parte.

Appuntamento era alle ore 7:40 al parcheggio della scuola. L'autobus, ovviamente, si presenta alle 8:03, il che non fa presagire nulla di buono. È riuscito ad arrivare persino dopo l'eterna ritardataria Gaia, che s'è presentata con un completo che quasi abbagliava da quanto era mal abbinato.

La professoressa di lettere, la signora Paciosa, non smette un secondo di lamentarsi per il freddo avvolta nel suo enorme cappotto color senape, mentre Scassapalle continua a guardare nervosamente Weather Channel per capire se la temperatura è destinata a salire a breve. Il termometro segna sei, sette gradi centigradi.

Finalmente, dopo venticinque minuti di Rondo, battute tristi e sonnellini improvvisati, partiamo verso la montagna.

Siamo in viaggio da poco quando, a metà salita, Ismar, noto per la sua passione per i videogiochi ma meno noto per la sua intolleranza ai viaggi in autobus, inizia a cambiare colore e virare verso il verdognolo. Quel deficiente di Giacomo lo interroga con un «Oh, frà, tuttappost?» e una bella pacca sulla schiena. Ismar così trasforma il suo malessere in un'esplosione di nausea che colpisce immediatamente più o meno tutti i compagni della fila davanti e di quella di fianco, schizzo più, schizzo meno.

«Professor Scassap...nelli!» grida Vittoria, con un fazzoletto in mano, mentre cerca di ripulire la sua felpa Off-white nuova di zecca ormai battezzata, «è un segno che dobbiamo tornare indietro!»

BARONESSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora