CAPITOLO 3

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La direttrice era una donna impettita, tutta d'un pezzo.
Si deve sapere che ella teneva molto alla sua forma fisica e a quella degli altri, soprattutto alla nostra.
Ogni giorno ci obbligava a fare 3 giri di corsa lungo il viale dei cipressi.

Mi ricordo che io e Hazel ogni volta che ci passavamo vicino ci chiedevamo se prima ci fosse un cimitero lì.

Non ho mai amato l’attività fisica, ho sempre odiato sudare, ancora oggi odio il sudore.
Odio puzzare, odio gocciolare e odio gli aloni sui vestiti.
Quando le altre bambine si divertivano a fare capriole, spaccate , verticali, ruote e ponti, abilità che la direttrice ci obbligava a coltivare, io preferivo giocare sul prato con le macchinine rubate e creare coroncine di margherite gialle.

Solitamente si formava intorno a me un gruppetto compatto di bambine che aspettavano che regalassi loro una delle mie coroncine.
Tutto era stupendo, fino a che la direttrice non veniva da noi a romperci le scatole. E allora tutte tristi tornavamo nei nostri dormitori.

Spero di star emanando sicurezza mentre scendo le scalette dell’auditorium, perché se mostro un minimo di esitazione la leonessa mi mangia viva.

Una leonessa che si chiama Jennifer.

Le vorrei dire: “non mi guardare così, anatra” , ma finirei solo per peggiorare la situazione, che non è delle migliori.

Ieri sera, prima di andare a dormire, mi sono detta: “Meen, cerca di non farti notare”.
Ammetto che il mio piano ha fallito miseramente.
Prometto, dunque, che riuscirò ad uscire da questo guaio…lo spero…

Giungo fino alla scrivania, mi posiziono a braccia conserte davanti ai cinque “giudici”.

A braccia conserte non perché sono in imbarazzo o insicura, solo per imporre la mia figura.
L’aura che emano è importante in questi momenti critici.
Se mi manca di rispetto uno, tutti crederanno di avere il consenso per farlo.

L’ho già sperimentata questa teoria.

Presentati”, ordina una brunetta dai tratti asiatici.

Sono tutte delle pecorelle che ascoltano il loro padrone, se Jennifer è incazzata con me, tutte lo sono.

Mi chiamo Yasmeen Harlow e frequento la facoltà di Archeologia”.

Credo di star tremando.
Non ho paura, ma mostrarmi cazzuta alla gente mi dà una certa ansia.

La biondina, credo si chiami Margaret, no, che stupidina, si chiama Madison, mi guarda con una faccia da prendere a schiaffi.
Prima che inizi il provino, dobbiamo assicurarci che tu sappia fare una standing back tuck -si sporge in avanti- sai, è un’abilità base che tutte devono avere”.

Che cazzo è una standing back tuck?

Allora Meen ragiona, potrebbe essere la rovesciata in aria?
Si, è ovvio che mi chiedano una cosa difficile.
Spero di non rompermi qualche osso.

Un'abilità base? Certo, perché io la mattina appena sveglia dico: “mi sento in forma, ora faccio una rovesciata in aria, tanto è come bere un bicchiere d’acqua”.

Sto per dirle quello che penso veramente, ma l’occhiolino che il biondino mi fa, dà una certa carica positiva, mi fa credere in me stessa.

Ce la posso fare!

Piego leggermente le gambe per darmi una bella spinta. Devo pensare a quelle bambine che si esercitavano e ci riuscivano come se fosse la preparazione di un pranzo a base di pane e olio.

Ora ricordo: da bambina mi ero allenata per un paio di mesi e quando riuscii a farla, pensai di essere diventata spiderman, infatti, cercai di lanciarmi sulla parete per vedere se rimanevo attaccata, ma finii con le chiappe sul pavimento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29 ⏰

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