CAPITOLO 1

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Freddo.

Mi colpisce la spalla, il braccio e la mano.
Tocco qualcosa di umidiccio. No, forse è quel qualcosa che tocca me. Umidiccio e ruvido. Mi solletica il palmo della mano. Sorrido.
Sembra che quel qualcosa mi stia leccando.

"Oh Raja!"esclamo infastidita, svegliandomi dallo stato di dormiveglia. La gatta scappa assumendo un'aria colpevole.
Ritiro sotto le coperte il braccio traditore. Ero stata fortunata: il mostro sotto il letto poteva staccarmelo con un morso.

Non ho voglia di alzarmi.

Oggi, però, è il mio primo giorno di College, non posso rimanere a dormire. Ho faticato tanto per essere ammessa alla facoltà di Archeologia e ricevere una borsa di studio che mi permettesse di studiare in un College privato.
Mi scosto le coperte dal corpo e un gelo improvviso mi colpisce il ventre che si era scoperto durante la notte. Con uno scatto fulmineo mi alzo dal letto.

Cazzo la testa.

Mi stracchio e scrocchiano tutte le ossa della spina dorsale. "Per avere 18 anni stai messa male Yasmeen" dico a me stessa.
Infilo le ciabatte mangiucchiate.

Maledetta Raja.

Sono molto affamata, quindi andrò direttamente a fare colazione, la pipì la farò dopo.

Scendo di corsa le scale, sempre cercando di non inciampare sui miei piedi.

"Buongiorno" sento una voce calda accogliermi, come tutte le mattine d'altronde.
"Buongiorno Amanda". Sul tavolo mi aspetta una tazza fumante di cioccolata.
Questa donna è un angelo, al contrario di quel tornado di mia sorella che si precipita, quasi rotolando, per le scale.
"'Giorno bellissime. Sarei rimasta a dormire ma questo profumino delizioso si sente per tutta casa e non ho potuto resistere" quasi si fionda sul cibo mentre lo dice.

Hazel è cresciuta solo anagraficamente, però è la stessa da quando aveva 5 anni.

"Meen, ritieniti fortunata, per il tuo primo giorno di College ti accompagno io", mi guarda spavalda, "ti farò la grazia di evitare un viaggio in autobus" si siede a tavola mentre agguanta un pancake appena fatti da Amanda.
"Lo dici come se non fosse anche il tuo primo giorno".

Lei ha un anno in più ma ha voluto aspettare che finissi il liceo per "fare insieme un'esperienza indimenticabile e giovanile" come l'ha definita Hazel.

Addento anche io un pancake appena fatto. "Delizioso come sempre Amanda" mi congratulo con nostra madre.
"Oh, siete due tesori" si avvicina a noi lasciandoci un bacio sulla tempia per poi andarsene.

Lei e Jack, nostro padre, sono titolari di una trattoria fuori città che richiede molto tempo e impegno, perciò è raro trovarli a casa.

Bevo la cioccolata calda che mi riscalda completamente.
Per essere Settembre fa veramente freddo. Questo gelo mi istiga la vescica, meglio correre in bagno prima di dare un motivo a mia sorella per regalarmi dei pannoloni contenenti.

Devo sbrigarmi a lavarmi e vestirmi se non voglio arrivare in ritardi.

Torno nella mia camera e tiro fuori le scarpe da dietro la porta. Ormai pronta mi guardo allo specchio. Mi piace come la maglia verde petrolio a collo alto mi fascia il petto e adoro come la gonna a nera a pieghe mi scende sui fianchi, le calze nere e gli stivali neri col tacco, poi, mi slanciano le gambe facendomi sembrare più alta di quello che sono.

I peluche ai piedi del letto mi fissano perciò faccio loro un inchino e scendo le scale.

I capelli lunghi e ricci lasciati sciolti mi ondeggiano sulla schiena.
Metterò il cappotto nero.

Hazel si precipita, ancora, per le scale. Sembra che oggi si voglia suicidare. Quasi inciampa sui jeans cargo che le finiscono sotto le converse nere. La felpa troppo larga le dà un'aria ribelle.

Siamo proprio due opposti.

"Ma guarda qui, come siamo eleganti sorellina" dice prendendomi la mano e facendomi girare su me stessa.
"Devo fare colpo su qualche professore cinquantenne, magari mi faccio mantenere economicamente".

Le indico la porta facendole segno che è meglio andare prima di trovare traffico per la strada. Fuori al cortile della nostra piccola villetta ci aspetta una Bentley Continental Cabrio dell'85 di un blu scuro.
Al suo tempo la guidava Jack.

Io e lui siamo simili poiché abbiamo le stesse passioni e perciò andiamo molto d'accordo.

Mi accomodo di fretta sul sedile di pelle bianca.
Mi sento una Diva degli anni '80, anche se la vera Diva è Hazel che guida.
Io la patente ce l'ho ma Amanda non vuole che guidi, perché "sono una folle che potrebbe fare un incidente da un momento ad un altro".

Si, Amanda ha ragione.
Io amo guidare in maniera pericolosa.

Le strade di Stolville sono vuote, tranne che per i ragazzini che si affrettano ad entrare a scuola.
Stolville è una piccola cittadina, non molto lontana da Londra, in cui non c'è quasi nulla, tranne che per un rinomato College privato che la rende famosa.

Eccola lì.

Harvidge si mostra enorme ed imponente, quasi spaventosa a chi, nuovo ospite di essa, vuole entrare.
Una volta scesa dalla macchina quasi mi cade la mascella per l'immensità e la bellezza di questo College: giardini stupendi, decorati da ginestre e tulipani, diversi sentieri di Sanpietrini che conducono alle diverse facoltà, fontanelle di pietra bianca per bere e corridoi circondati da colonnati e affreschi.

"Sono innamorata" afferma Hazel estasiata quanto me.
"Si, è stupenda. Mi comprerò una tenda e dormirò qui".

Quasi, quasi mi trasferisco ad Harvidge.

Io e Hazel ci separiamo con una promessa di vederci più tardi e ci dirigiamo verso le nostre corrispettive facoltà.

Hazel è sempre stata un'amante della psicologia. Quando era piccola diceva sempre che da grande voleva essere una psicologa, anche se lei è la prima a cui serve uno strizzacervelli.

Persa nei miei pensiero mi scontro contro qualcuno che cade con un tonfo.
Una ragazza dai capelli rossicci è in ginocchio ai miei piedi e sta raccogliendo dei libri, probabilmente i colpevoli del tonfo di prima. La vedo che si affretta a raccogliere tutto ciò che le era caduto.

"Scusami tanto, io non pensavo a dove stavo mettendo i piedi" dico chinandomi per aiutarla a raccogliere tutto più in fretta.
"Non ti preoccupare, anche io ero distratta" dice alzando la testa.

Il suo sguardo caldo e amichevole mi accarezza dolcemente. Mi porge la mano: "Comunque, mi chiamo Lily Monteverdi".
"Piacere di conoscerti, io sono Yasmeen Harlow, sono appena arrivata" le dico ricambiando la stretta di mano.

"Certo che entrare a metà anno non è proprio il massimo. Dovrai recuperare tutto il programma con gli esami compresi. Ma sono sicura che ti troverai bene" mi sorride.

Indossa una gonna lunga bianca e con i fiorellini rosa ed una maglia con la stessa fantasia. Porta delle ballerine che le danno un'aria da bambolina.
"Ora, però, devo andare, sennò faccio tardi".
Così se ne va dicendomi: "Ci vediamo in giro" e mi lascia lì ferma a guardare mentre lei scappa via.

AN ENGINE ROARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora