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Emily tornó alla sua scrivania, persa nei pensieri. C'era un'aria di segreti che sembrava avvolgere ogni angolo della stanza. Ma proprio mentre stava per immergersi in un nuovo dossier, una notifica sul computer catturò la sua attenzione.

"Il CEO ti vuole nel suo ufficio. Ora."

Emily trattenne il respiro. Cosa poteva volere Daniel? C'era qualcosa di diverso nel tono di quel messaggio, quasi urgente. Raccolse i suoi capelli in una coda e si avviò verso il suo ufficio con una sensazione di nervosismo che cresceva a ogni passo.

Quando entrò, Daniel era in piedi, voltato di spalle, fissando fuori dalla grande finestra che dava su tutta la città. Era imponente, con la sua figura alta e muscolosa, i capelli biondo scuro che brillavano sotto la luce del sole autunnale. Ma c'era qualcosa di strano in lui quel giorno: una tensione che non era abituata a vedere.

"Emily, siediti." La sua voce era fredda, più del solito. Lei si sedette, cercando di mantenere la calma.
"C'è qualcosa che non va?" chiese con voce tremante.

Daniel si voltò lentamente, i suoi occhi verdi che la scrutavano con intensità.
"Cosa ti spinge davvero a voler lavorare qui?" domandò, senza preavviso.

Emily sentì il cuore accelerare. Quella domanda era troppo diretta. "Beh... penso di essere qualificata per il ruolo," rispose, cercando di sembrare disinvolta.

Lui non la lasciò terminare. "Non parlo di qualifiche. Voglio sapere perché sei qui. Perché hai accettato questo lavoro. C'è qualcosa che non mi convince."

Emily restò in silenzio per qualche secondo, mentre cercava una risposta che non sollevasse troppi sospetti. "Ho bisogno di lavorare. Proprio come tutti gli altri."

Daniel non sembrava convinto. La sua fronte si corrugò leggermente mentre si avvicinava alla scrivania. "Eppure... c'è qualcosa in te che mi fa pensare che questo non sia solo un lavoro qualsiasi per te. Hai troppa determinazione per essere qui solo per uno stipendio."

Emily sussultò, sorpresa da quanto lui sembrasse intuire, anche se non poteva sapere la verità, forse gli avevano riferito che aveva frugato nell'archivio. Si affrettò a cercare una risposta convincente. "Non ho nulla da nascondere. È un'opportunità importante per me e... non posso permettermi di perderla."

Daniel la guardò intensamente, quasi volesse leggere tra le righe. "Forse. Ma ho imparato a non fidarmi troppo delle apparenze. Le persone spesso non sono quello che sembrano."

Emily si sentì sotto accusa, ma cercò di non cedere alla pressione. "Non capisco cosa stai cercando di insinuare."

"Non insinuo nulla. Osservo," disse Daniel con un leggero sorriso sulle labbra, come se stesse giocando con lei, testando la sua reazione.

Emily cercò di trattenere la calma, ma l'intensità dello sguardo di Daniel la faceva sentire come se fosse sotto un microscopio. Lui si avvicinò ancora di più, appoggiando le mani sulla scrivania.

"Osserva?" ripeté lei, cercando di sembrare imperturbabile. "Non capisco cosa stia cercando di dirmi."

Daniel la fissò per un momento, poi si lasciò cadere sulla sua poltrona di pelle, scrutandola dall'altra parte della scrivania. "Hai ragione, forse mi sto facendo troppe domande. Ma sai, Emily, qui non è solo un lavoro. È una responsabilità. E le responsabilità comportano fiducia. Se non posso fidarmi delle persone che lavorano per me, le cose diventano... pericolose."

Emily sgranò appena gli occhi. Il suo tono era più freddo, quasi minaccioso, ma velato da una calma apparente. Si chiese se Daniel sapesse qualcosa di più di quanto volesse farle credere.

"Capisco," rispose lei, cercando di non mostrare nervosismo. "Non intendo deludere nessuno. Sono qui per fare del mio meglio."

"Lo spero," disse Daniel. Si alzò di nuovo, con uno sguardo imperscrutabile. "Continua a lavorare come stai facendo. Ma ricorda... i segreti in questo posto sono come mine. Basta un passo falso e..."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29 ⏰

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