CAPITOLO 5

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Amber

Avevo ricordi meravigliosi dentro la casa dei miei nonni. Intere estati passate insieme a mia sorella e alle nostre cugine a giocare sulla spiaggia e ad inventare passatempi per sopportare il caldo all'interno, perché il nonno odiava i condizionatori. Quando erano venuti a mancare, avevamo smesso di andarci e tutti i nostri ricordi erano rimasti chiusi fra quelle quattro mura, al sicuro e indelebili. Esattamente l'opposto della situazione che potevo vedere con i miei occhi, dell'intera abitazione, ridotta ad un ammasso di polvere e cianfrusaglie sparse ovunque. Il grande tappeto all'entrata, che ricordavo essere di un giallo splendente, era diventato nero come la pece e il passamano delle scale frontali era caduto a pezzi.

Mi ero guardata attorno speranzosa di trovare almeno una cosa in parziali condizioni, ma l'unica cosa che feci durante il tour della casa fu starnutire. Un senso di angoscia mi invase e mi affacciai alla grande balconata della vecchia camera dei nonni per osservare il mare, blu e pacato. Respirai profondamente l'odore di salsedine e chiusi gli occhi pensando a quel poco tempo trascorso in automobile con Trevor. 

Eravamo rimasti per tutto il tempo in silenzio, con la musica in sottofondo e scambiandoci qualche occhiatina di nascosto. Vedevo i muscoli delle sue braccia contrarsi alla guida e le vene sulle mani accentuarsi alla presa del volante e non potevo fare a meno di pensare a quanto dannatamente mi attirasse. Poi una volta arrivati a destinazione, aveva indossato il capello in testa, rigorosamente di traverso, e mi aveva seguita dentro casa senza proferire parola. Si era messo a rovistare in giro ed era uscito rientrando con una serie di attrezzi e legni fra le mani.

Aveva iniziato a lavorare ed io mi ero imposta di fare un giro per andare a controllare l'intera abitazione. I ricordi erano belli, ma faceva male vedere tutto il lavoro del nonno distrutto come un castello di sabbia. Osservai il lento movimento delle onde del mare e mi resi conto di quanto volessi riportare quella casa allo splendore di una volta.

«Doveva essere una bella casa, un tempo.» sentii la voce di Trevor alle spalle e sobbalzai presa alla sprovvista. Mi aggrappai alla ringhiera del balcone e lo guardai con dispiacere.
«Lo era, qui ho trascorso i momenti più belli della mia infanzia.» dissi alzando le spalle e tornai ad osservare il mare limpido. Avvertii i suoi passi avanzare e lo ritrovai al mio fianco. Era una situazione davvero strana ed era la prima volta che mi sembrava di essere ritornata la piccola Amber di due anni addietro.

«La rimetterò a posto, te lo prometto.» sussurrò osservando davanti a sé il mare. Cercai di sciogliermi a quelle parole, ma sentivo la tensione ed era difficile da placare. Non credevo alle sue parole, avevo smesso di farlo nell'esatto momento in cui aveva tradito con mia sorella e tagliato i ponti anche con me. Forse in parte era stata anche colpa mia, perché lo avevo allontanato per stare vicino ad Aria, ma lui non aveva fatto nulla per recuperare il nostro rapporto. Eravamo stati amici, davvero tanto uniti.

«Ti aiuterò.» sentenziai voltandomi a guardare il suo profilo perfettamente composto. Sorpreso spostò i suoi occhi sul mio viso e poi inarcò un sopracciglio sorridendo.
«Vuoi passare del tempo con me?» chiese spavaldo ed io alzai gli occhi al cielo facendo una smorfia.
«No, voglio dare giustizia a questa casa. E se questo implica aiutarti a finire prima del previsto, allora ben venga. Vorrà dire che ti vedrò meno di quello che pensavo.» risposi orgogliosa e trattenni un sorriso quando vidi la sua espressione tramutarsi in quella che avevo sempre classificato come la faccia da so tutto io.

«D'accordo, signorina Cooper a lavoro!» esclamò allontanandosi dalla ringhiera per rientrare in casa. Lo seguii prontamente e mi decisi a mettere da parte qualsiasi ostilità per ricostruire la casa di sana pianta. 

Tutto d'un fiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora