#9 NERO PECE

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EREN'S POV:

La figura di fece sempre più nitida finché non riuscii a riconoscere il viso di quell'uomo.
"AH AH! LO SAPEVO CHE TI AVEVO GIÀ VISTO DA QUALCHE PARTE!"
Era quel medico strambo che mi aveva diagnosticato una gamba rotta. Forse lo avrò visto qualche volta nello studio di mio padre ma non lo conoscevo dal vivo.
"Oh Eren non puoi capire da quanto tempo stavo aspettato questo momento..."
"Oh bhe si, sicuramente da quando tua madre-" iniziai a tossire più forte.
"Oh piccolino... Non ti conviene usare i tuoi ultimi respiri per delle frecciatine inutili"
Ma come faceva a stare bene, a non tossire.
"Ma che diavolo vuoi da me?!"
Gli domandai appoggiandomi alla parete perché ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire
"Voglio te Eren"
Inquietante.
"Sembra una frase che direbbe un pedofilo"
Lui ridacchiò
"Il tuo umorismo è come quello di tua madre ma la tua mente è identica a quella di tuo padre"
Strinsi un pugno. Quella frase mi aveva momentaneamente reso felice ma allo stesso tempo arrabbiato.
"Parla chiaro Doc"
"Quando tua madre ti diede alla luce, tutti gli occhi di noi medici erano puntati su di te. Eri un bambino speciale Eren. Molto speciale. Tutti noi amici di tuo padre volevamo fare delle ricerche e dei test su di te perché la nascita di un bambino del tuo genere accade una volta ogni non si sa quanti anni! Ma non c'è lo permise... Ti voleva tutto per sé..."
Il mio corpo si stava appesantendo. Ma quanto tempo ci stava impiegando Armin?!
"Perché sarei così speciale? Cos'ho che tu non hai?"
"La forza, l'intelligenza, la furbizia e molte altre capacità"
"Se ti sentisse Armin credo che dissentirebbe sulle ultime due..."
Il medico si buttò addosso a me e mi spinse con forza al muro.
"TU NON CAPISCI! Il tuo corpo è un insieme di molecole e a sua volta di atomi molto ma molto diversi da quelli dei comuni umani. All'interno del tuo sangue scorre un tipo di parassita che noi scienziati chiamiamo AOT"
Non sapevo se credere o no alle parole di quell'uomo...
"E cosa sarebbe?"
"È un parassita che è stato infettato a tua madre quando era incinta di te. Quando sei nato eri più intelligente degli altri bambini. Hai cominciato a parlare perfettamente a soli 6 mesi e a camminare senza nessun aiuto a 7 mesi. Eri più furbo e forte della media dei neonati e il tuo cuore batteva ad una velocità maggiore della media. Eren non lo capisci?! Sei un miracolo!"
La mia mente cominciava a farmi brutti scherzi. Respirare quel fumo sicuramente non faceva bene al mio corpo e l'unica domanda che continuavo a chiedermi era 'ma Armin... Che cazzo di fine aveva fatto?'
"Non ti credo..."
Lui rise ancora una volta.
"Hai un esempio davanti agli occhi. Un normale essere umano sarebbe già crollato a terra e in alcuni casi sarebbe anche morto di asfissia. Invece guardati! Stai in piedi da solo, sei cosciente e fai solo qualche colpo di tosse! Quel parassita si nutre di te ormai da 19 anni no?"
Mi accarezzò la guancia e mi sussurrò all'orecchio
"Chissà che sapore ha il tuo sangue"
Lo spinsi via. Con una piccola frase mi fece venire la pelle d'oca su tutto il corpo.
Ma che problemi aveva quel tipo!
"Ora basta con le storielle! Dimmi cosa cazzo vuoi da me!"
Lui si avvicinò ancora una volta a me e mi prese la mano.
"Voglio che vieni con me. A casa mia."
"Per fare cosa?"
"Esperimenti"
Sembrava seriamente un maniaco. Anzi... Lo era.
"Che genere di esperimenti"
La sua mano piano piano passò dal mio palmo alio braccio, poi al mio abbraccio e infine al petto.
"Lo senti?"
Lo fissai senza dargli risposta.
"Il tuo battito è accelerato. Non ti chiedi perché?"
"Direi perché è una situazione di stress-"
Mi tappò la bocca e fece scendere la sua mano sempre più giù.
Sempre.
Più.
Giù.
Appena giunse al cavallo dei pantaloni sospirai
"Eren... Vieni con me. Abbiamo tante cose da fare insieme"
Sapevo che se fossi rimasto altri 39 secondi al fianco di quell'uomo potevo ritrovarmi o disteso sul pavimento privo di vita, oppure con il suo piripicchio nel di dietro e nessuna delle due ipotesi mi garbava.
Mentre cercavo di ragionare quel lurido maiale fece passare la sua mano lercia nelle mie mutande e con la bocca mi stuzzicò il collo.
Ero immobile.
Non riuscivo a muovermi.
Come se fossi paralizzato.
Ma che stava succedendo?
Mentre cercavo di capire almeno il 10% di quello che stava accadendo sentii dei rumori in lontananza.
Armin.
Finalmente riuscì a riprendere il controllo del mio corpo e spinsi via quel medico.
"Io sono l'unico a capirti veramente! So che senti una vocina nella tua testa e so perfettamente cosa ti dice o cosa ti fa fare. So che qualche volta ti vengono degli scatti impulsivi di rabbia o fai cose che non vorresti fare. Io so TUTTO di te. Vieni con me!"
Quell'uomo...
Mi conosceva meglio di chiunque altro.
Mentirei se vi dicessi che non mi era venuta in mente l'idea di seguirlo.
"EREN" sentii in lontananza.
Cazzo Armin
"ARMIN SONO QU-" quell'uomo si aggrappò alla mia schiena e mi tappò la bocca con un fazzoletto.
Cercai di spostarlo ma si era agganciato bene... Così appena riuscii a capire dove si trovavano i muri corsi tipo toro all'indietro e diedi una schienata bella potente. Il medico si tolse in men che non si dica e cadde al suolo come piombo.
Solo in quel momento potei notare che aveva dei tubicini che gli uscivano dal naso che erano collegati ad una bomboletta dell'ossigeno.
Cercai di ritrovare la porta ma era quasi impossibile dato che il fumo era ormai diventato nero come la pece.
Ero sicuro che sarei morto lì.

"Eren..."
...

"Eren..."
...
"Eren svegliati..."

Chi era?

Era una voce che conoscevo...
Un vecchio ricordo.
Una sensazione piacevole...
Mi sentivo avvolto da uno strato di calore che piano piano si raffreddava...
Sentivo la faccia diventare umida anzi bagnata.
Cosa stava succedendo?
Era tutto nero
Nero.
Nero come la pece.
Riuscivo a sentire solo i miei pensieri.
Ma stavo veramente pensando?
O anche quel pensare era una finzione del mio subconscio?
Non lo so...
Mi sentivo libero
Ma come quegli animali che sono nati in gabbia e credono che la vers vita sia lì.
Una libertà crudele e finta.
Irrealistica.
Sentivo un odore dolciastro.
Buonissimo.
Mi ricordava il Natale.
Tutti quei natali passati a casa mia.
Con mia madre.
La rividi.
Il suo sorriso.
La sua pelle morbida.
I suoi occhi stupendi
E i suoi capelli sempre ordinati.
Era felice di rivedermi
Ma sentivo in gola un gusto amaro.
Era tutto nella mia testa.
Lei era morta.
Papà era morto.
Allora un dubbio giunse in me.
Forse...
Ero morto anche io?
Possibile?
Può essere.
Ma cosa significa essere morti...
Cioè è così?
Finisce così?
Il nero assoluto e qualche ricordo felice?
No...
Era tutto nella mia testa.
Pece.
Nero come la pece.
Volevo urlare ma mi sembrava di essere sott'acqua.
Cosa stava succedendo?
Non ero morto.
Non stavo sognando.
Era la realtà
Solo... Diversa da come la si vede ogni giorno.
Di nuovo quel freddo...
Il mio viso era ghiacciato.
Mentre sentivo le mia braccia ardere come legnetti in un falò.
Cosa stava accadendo?
Mi importava davvero?
Non stavo bene lì? In quella vita finta che la mia mente stava creando? Con mia madre davanti a me che mi sorrise...
No...
Io...
Io...
Voglio tornare alla realtà.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02 ⏰

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