𝙞𝙞 - 𝗍𝗁𝗂𝗌 𝗂𝗌 𝗍𝗁𝖾 𝗅𝗂𝖿𝖾

463 17 8
                                    

"𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘣𝘰𝘺𝘴 𝘤𝘩𝘢𝘴𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘨𝘪𝘳𝘭𝘴, 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘤𝘶𝘳𝘭𝘴 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦𝘪𝘳 𝘩𝘢𝘪𝘳𝘸𝘩𝘪𝘭𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘩𝘺 𝘵𝘰𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦𝘥 𝘺𝘰𝘶𝘵𝘩 𝘴𝘪𝘵 𝘸𝘢𝘺 𝘰𝘷𝘦𝘳 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦𝙖𝙣𝙙 𝙩𝙝𝙚 𝙨𝙤𝙣𝙜𝙨 𝙜𝙚𝙩 𝙡𝙤𝙪𝙙𝙚𝙧 𝙚𝙖𝙘𝙝 𝙤𝙣𝙚 ...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘣𝘰𝘺𝘴 𝘤𝘩𝘢𝘴𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘨𝘪𝘳𝘭𝘴, 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘤𝘶𝘳𝘭𝘴 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦𝘪𝘳 𝘩𝘢𝘪𝘳
𝘸𝘩𝘪𝘭𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘩𝘺 𝘵𝘰𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦𝘥 𝘺𝘰𝘶𝘵𝘩 𝘴𝘪𝘵 𝘸𝘢𝘺 𝘰𝘷𝘦𝘳 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦
𝙖𝙣𝙙 𝙩𝙝𝙚 𝙨𝙤𝙣𝙜𝙨 𝙜𝙚𝙩 𝙡𝙤𝙪𝙙𝙚𝙧 𝙚𝙖𝙘𝙝 𝙤𝙣𝙚 𝙗𝙚𝙩𝙩𝙚𝙧 𝙩𝙝𝙖𝙣 𝙗𝙚𝙛𝙤𝙧𝙚"

Quando usciamo dall'acqua vado a recuperare oltre all'asciugamano anche il telefono, così tanto per controllare l'orario.
Sono già le otto del mattino, sono passate quasi tre ore e manco me ne sono accorta.

"Ragazzi ma se andassimo a fare colazione?" domanda Nicolò, con cenni di assenso da parte di Gabriel e Pietro.
"Non ci sono bar su quest'isola, cioè, non c'è nulla su quest'isola. Noi ci siamo portate le cose da casa." afferma Rebecca, tirando fuori un cestino da picnic che penso potrebbe bastare per un reggimento.
"Che dite, vi unite a noi?" domanda Chiara, e i ragazzi accettano di buon grado.

Così posizioniamo i teli e gli ombrelloni sulla spiaggia e ci sediamo, mentre Rebecca "apparecchia" la nostra tavola improvvisata.
Nel frattempo apro Instagram e cerco caricare nelle storie una foto che abbiamo fatto stamattina verso le sei, dove siamo tutti in acqua.

"Raga ma qualcuno di voi ha connessione?" domando, cercando di ripristinare i dati, che apparentemente hanno smesso di funzionare.
"Noeh, sono a secco." mi risponde Gabriel, come anche gli altri due.
"Sì ma non è possibile che su sta isoletta del cazzo non ci sia connessione!" sbotta Chiara, facendo ridere tutti gli altri.

"No raga, cioè sticazzi, non era importante postare su Ig, l'unica cosa che mi lascia perplessa è come cazzo facciamo a richiamare il tizio che ci viene a prendere?" domando, un po' seccata e un po' spaventata.
"Effettivamente non ci avevo pensato, ma magari le chiamate funzionano." suggerisce Gabriel, e così provo a chiamare il cellulare di Rebecca, ma la chiamata non parte.

"Chiaretta prova con il tuo, perché magari è il mio che è storto."
Chiara fa come gli dico, ma la chiamata non parte. Dopo qualche minuto abbiamo fatto il giro di tutti i telefoni, ma nessuno riesce a chiamare e nessuno riesce a ricevere.
"Quindi siamo nella merda?" domanda Nicolò.
"Per quanto vorrei dirti di no, hai ragione, siamo nella merda." afferma Pietro.

Fantastico, ci mancava solo questo.

"Vabbè dai ragazzi, distraiamoci un po', poi tra qualche ora riproveremo a chiamare, magari la connessione torna." ci dice Rebecca,
prima di andare a sedersi affianco a Nicolò, offrendo a ciascuno una brioche, e vorrei tanto avere il suo stesso ottimismo.
Chiara si fa spazio affianco a Gabriel, e così io mi ritrovo tra lei e Pietro, che già da prima si era messo affianco a me.

"Quanti anni avete?" domanda Chiara, rompendo il silenzio, con ancora in bocca la sua brioche al pistacchio.
"Io 21." affermo, mentre Gabriel mi batte il cinque, rispondendomi con: "Pure io sorè."
Questo ragazzo mi fa smattare.
"Io 22." risponde Pietro, seguito da un "Anche io" di Rebecca.
"Io ne ho 20." dice Chiara, finalmente senza il
boccone ancora in bocca.
"E io 18." afferma Nicolò, e dentro di me ho fatto bene a dubitare della sua maggiore età.

"Di dove siete?" chiede Gabriel, accendendosi una sigaretta, che con mio grande piacere noto essere una Winston Blue. Lui si che se ne intende.
"Io sono di Firenze." risponde Chiaretta, tirando fuori l'iqos verde dalla borsa, e passando a Rebecca la sua viola.
"Io sono di Asti." risponde Pietro, storcendo il naso alla vista del fumo della sigaretta di Gabriel.
"Io sono di Perugia." continua poco dopo Niccolò.

"Noi siamo di Genova." risponde Rebecca sia per me che per lei, anche perché sono troppo occupata a cercare le sigarette e l'accendino nella borsa.
Errore comune quello di lanciarle senza metterle in una tasta, ci metterò minimo mezz'ora a trovarle.
"A regà, penso se sia capito che so de Roma." ridacchia Gabriel con il suo accento che mi fa smattare, è troppo simpatico.
"Non s'era capito." risponde ironica Chiara, sorridendogli e facendogli l'occhiolino.

"Che facciamo?" domando una volta che tutti abbiamo finito colazione.
"Se facessimo un giretto dell'isola?" propone Pietro, ed io solo assolutamente d'accordo.
"Io ci sto." affermo sorridendogli e scattando in piedi.
"Io non ho sbatti." inizia Chiara, e subito dopo risponde pure Rebecca: "Manco io."
"Gabri, Nic?" chiede Pietro ai suoi due amici, ma entrambi fanno cenno di no.
"Suppongo saremo solo noi due." mi dice, e così ci addentriamo nei meandri dell'isola.

L'isola è circondata da acque cristalline che passano dal turchese al blu profondo, l'isola è ricoperta da una fitta vegetazione, con palme alte che si stagliano contro il cielo limpido. La sabbia è bianca e finissima, quasi impercettibile, con piccole insenature dove l'acqua lambisce dolcemente la riva. Sulla battigia trovo una scia di conchiglie, tutte di colori e forme diverse, così mi fermo per raccoglierne qualcuna.

"Non trovi siano stupende?" domando a Pietro, ancora meravigliata per aver trovato un tesoro del genere.
"Si, sono davvero bellissime." risponde, abbassandosi a raccogliere una conchiglia bianca con i bordi dorati, e con un piccolo forellino proprio al centro.
"Aspettami qua." mi dice, e ancora con la conchiglia in mano torna indietro di qualche passo, recuperando un qualcosa dalla sabbia, per poi riavvicinarsi a me.

Quando me lo trovo davanti capisco che l'oggetto che ha recuperato è un cordino di yuta, nel quale ha infilato la conchiglia trovata poco fa.
"Girati." mi dice, e così faccio.
Lo sento spostarmi i capelli dalle spalle, e mettermi lo spago attorno al collo, legandolo poco sopra alla scollatura del costume.
"É davvero meravigliosa, grazie." gli rispondo, abbracciandolo di slancio.

Sul momento rimane un po' rigido, ma dopo qualche secondo ricambia la stretta, con un sorriso stupendo.
"Dai andiamo, ho visto qualcosa di stupendo nel centro dell'isola. Ti immagini se troviamo i resti di qualche rovina?" domanda, e non so se esserne curiosa o terribilmente spaventata.
"Per me possiamo trovare di tutto, basta che non siano dei cannibali." rispondo, e lui scoppia a ridere.
"Dei cannibali? Ma come ti saltano in testa certe cose?"

"Sono tutta matta io." gli rispondo, e lui annuisce.
"Sicuramente questo lo avevo capito."

Dopo qualche minuto raggiungiamo il centro dell'isola, e ciò che troviamo mi lascia senza parole.
C'è una piccola abitazione, interamente costruita di legno di palme, che sembra non essere utilizzata da decenni.
Il tetto è fatto da foglie secche di palme, e al posto della porta c'è una sottospecie di tenda, formata con delle liane intrecciate tra di loro.

"Che dici, dovremmo entrare?" domanda Pietro, ma io ormai sono già dentro.
I mobili all'interno si nota che sono fatti a mano: un tavolo grezzo e alcune sedie ricavate da tronchi d'albero, con corde intrecciate che fungono da giunti. Una piccola amaca pende nell'angolo, fatta di liane e stesa tra due pali di legno.

Sugli scaffali improvvisati, pezzi di cocco e conchiglie fungono da contenitori, mentre utensili rudimentali, realizzati con ossa, pietre e conchiglie, sono sparsi qua e là.
L'atmosfera è molto bella, sembra di essere nella casa di Robinson Crusoe, o qualcosa di simile.
"È fighissimo questo posto." commento, mentre Pietro mi raggiunge, mettendosi dietro di me.

"Già, che ne dici se andiamo a chiamare gli altri? Devono vedere questa meraviglia." propone Pietro, e mi trovo assolutamente d'accordo con lui.
"Sì, certo, andiamo." affermo, prendendolo per mano, e uscendo dall'abitazione.
Fuori, una piccola veranda fatta di tavole di legno sbilenche si affaccia sulla spiaggia. Dalle travi pendono reti da pesca ormai rotte e attrezzi arrugginiti. Un vecchio arpione e qualche trappola per animali si intravedono tra la vegetazione.

"Ragazzi, venite a vedere!"

𝙁𝙤𝙧𝙚𝙫𝙚𝙧 𝙮𝙤𝙪𝙣𝙜 | 𝗍𝗋𝗂𝗀𝖭𝗈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora