Capitolo 10 - Hello Kitty e il suo drone

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Andrea si trascinò verso la cucina.
Ho un disperato bisogno di caffè.
Guardò l'orologio dell'ingresso.
Maledizione, a quest'ora nessuno sarà già sveglio, non voglio prepararmelo da solo.
Aprì la porta, la luce era accesa. Matteo era appoggiato di schiena al piano di lavoro con una tazzina in mano, la stanza era avvolta nel profumo della nera bevanda.

Sorrise, aprì il coperchio della moka e morì dal suo volto l'espressione gioiosa: non ne era rimasto neanche una goccia.

Lo guardò con espressione truce. «Grazie, stronzo!»

«Buongiorno anche a te, tesoro!», sorrise il coinquilino. «Fai il caffè?»

«Ma se te ne sei appena bevuto una moka intera!»

«Uh, che esagerazione! Era la piccola! Su, prepara quella grande, che tra poco si svegliano anche gli altri, vuoi lasciarli senza caffè?»

Andrea lo guardò truce e fece una smorfia. Aprì lo sportello e prese la caffettiera grande. Guardò dentro al coperchio, per controllare quanto fosse lurida. Accettabile. Fece forza per svitare i due pezzi. Qualcuno l'aveva riposta senza togliere la polvere di caffè usata. Emise il suono sordo e gutturale.

§

Lorenzo sentì un tocco delicato sulla guancia. Sono vivo. C'è mia madre. Si girò dall'altro lato e si coprì la testa con il lenzuolo.

«Ti lascio il caffè sul carrellino, non tardare, che poi ti tocca far le corse.»

Rumore di porta che si chiudeva.

Il ragazzo abbassò il lenzuolo, si sedette sul letto e si guardò attorno.

Che palle.

Sbuffò. Vide il caffè. Con uno scatto improvviso, si riavvolse sotto le coperte.

§

«E così, per farlo smettere di parlare, gli ho detto che se riusciva a convincermi a saltate dalla sua parte del fosso avrei fatto quello che voleva lui.» Andrea appoggiò la tazzina del caffè nel lavello, aprì uno sportello e prese una scodella; sfilò un cucchiaio da un cassetto aperto.

«Cioè, in pratica ti ha preso per sfinimento.» Matteo scoppiò a ridere.

«Già!» scappò una risatina anche ad Andrea. Appoggiò la ciotola sul tavolo, la riempì fino all'orlo di latte e si sedette. «È impressionante quanto parli, non è proprio in grado di trattenersi.»

Fece sciogliere due cucchiai di zucchero nella scodella e addentò un biscotto solitario e morsicato, lasciato sul tavolo. «Fa schifo.» borbottò, finendoselo.

«Hai ragione, me ne sono accorto anch'io.»

«Cosa, che Lori parla troppo o che il biscotto fa schifo?»

«Tutt'e due.» Matte si accovacciò e rimestò in un mobile base con gli scaffali a giorno. «Prova questi», lanciò un sacchetto sulla tavola. «O questi, o niente.»

Andrea prese il sacchetto e ne rovesciò nel suo latte l'intero contenuto. Assaggiò. «Era migliore il biscotto che faceva schifo», commentò, continuando a mangiare.

«Allora è praticamente fatta, quando vi sposate?» lo canzonò, Matte.

«Stai zitto, che è fissatissimo, con il matrimonio! Mi ha snocciolato una descrizione iper particolareggiata di ogni minimo dettaglio... Non capisco il perché di questa ossessione...» Finì l'ultima goccia di latte e si alzò per mettere la tazza nel lavello.

«Però, poverino, due colpetti per farlo contento, glieli potresti dare...» Matteo si versò altro caffè, Andrea fece altrettanto. «Fallo tu» rispose, secco. Bevve un sorso, posò la tazzina sul piano di lavoro. «Poi, anche volendo, come si fa a fare qualcosa con uno così?»
Matteo si incuriosì. «Così, come? Ma non vedi che è praticamente un fiorellino? Non gli è nemmeno ancora uscita la barba! Tu, prima di tutto gli tappi la bocca, perché lì ti do ragione, se iniziasse con i suoi discorsi, non ce la potrei fare nemmeno io, poi lo prendi da dietro. Sono sicuro che finisci per dimenticarti che è un uomo. Per me ha un bel culetto morbido e liscio, migliore di quello di tante donne... E poi, ormai è risaputo che in certi lavoretti quelli come lui sono i migliori...»

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 days ago ⏰

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