Capitolo 4 - È facile farsi voler bene, se sai come farlo

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«Scusate, ma chi cazzo era quel bambino?» Andrea era allibito. «Qualcuno mi spiega cos'è successo?»
Matteo si alzò dalla sedia e passò un braccio dietro le spalle dell'amico, dandogli delle pacchette. «È che hai fatto colpo, Piergy!» ridacchiò. «Magari con gli uomini ti va meglio che con le donne.»
Silvia prese pigramente la sua coppetta e iniziò a mangiare il suo gelato, seguita a ruota da Dani che commentò, secca: «Certe fortune capitano solo agli altri.»
Roberto stava con il gomito appoggiato sul tavolo, reggendosi la fronte con la mano. Sospirò e levò lo sguardo verso Andre: «Non so come, ma in qualche modo hai sedotto quel ragazzino stalker e adesso sono cazzi... Unica fortuna è che maggiorenne.»
Matte rideva di gusto, dando pugni simbolici nello stomaco del suo migliore amico. «E chi l'avrebbe mai detto... Qualche ora fa pensavamo come dare una scossa alla tua vita...»
«La mia vita non ha bisogno di nessuna scossa!», lo interruppe Andrea, irritato.
Matteo lo ignorò e continuò il suo discorso: «Ed ecco apparire quel baby stalker. Un dono del cielo!» e si piegò in due dalle risate.
Andrea sbuffò e tornò nel negozio.

Lorenzo si tuffò in una stradina laterale e si appoggiò al muro. Si premette le mani sul petto, all'altezza del cuore. Batteva come impazzito, un po' per lo sforzo della corsa, un po' per quello che aveva fatto. Il mio primo bacio. Ho dato il mio primo bacio. Sono felice.
Certo, era stato qualcosa di fugace, troppo breve.
Però...
Però Andrea non si era spostato, non mi aveva insultato, non mi era corso dietro con intenzione di picchiarmi... tutte cose positive, no?
Poi... poi tutti i suoi amici ormai mi hanno accettato nel gruppo... Beh, quasi tutti. Non mi devo preoccupare, mi aspettavo che Robi avesse delle riserve, i suoi social erano parecchio quadrati.
Lorenzo deglutì, cercando di controllare il respiro per calmarsi.
Sono sicuro che pure lui abbia un punto debole, col tempo lo scoprirò e lo userò a mio vantaggio.

È facile farsi voler bene dalle persone, basta sapere come farlo.
Sono felice.
Ormai sono ufficialmente fidanzato, dichiarato pubblicamente.
Sono felice e non vedo l'ora di passare il resto della mia vita con il mio amore.

Prese un respiro profondo e iniziò a camminare verso casa.

Alla fine, non è poi così importante che non sia ancora innamorato di me, imparerà, pian piano. Tutti mi vogliono bene, impossibile un rifiuto.

Sono felice

Girò la chiave nel portone. Come entrò nel suo palazzo, la porta dell'appartamento al piano terra si aprì e, dalla fessura creatasi, apparve una vecchina.
«Tu sei Lorenzo» recitò, con voce lenta, «il figlio della signora Lina. Quella che abita al quinto piano!»
Il ragazzo aveva già fatto due rampe di scale, la donna chiuse gli occhi lucidi e scosse la testa. «Povero piccolo angelo!»

Arrivato al suo appartamento, si diresse allegramente verso sua madre e l'abbracciò. «Sono tornato!» Sorrise.
«Beh, che ti succede? Perché sei così frizzantino? Hai trovato marito? Lo sai, vero, che il medico ti ha detto di stare a riposo e di evitare gli sforzi?» Lina era preoccupata, il volto del figlio era visibilmente accaldato.
Lorenzo si rabbuiò, tremando di rabbia. «Vaffanculo, hai rovinato tutto come al solito!» gli urlò contro e si infilò in camera sua, sbattendo la porta con violenza. «Non entrare!»
La madre sospirò, sfregandosi la fronte con la mano.

Lori si gettò sul letto.
Perché deve sempre rompere? Per una volta, una soltanto, non poteva essere felice per me?
Sentì il rumore della maniglia che girava.
«Ho detto di non entrare!», nascose la testa sotto il cuscino.
Pian piano Lina entrò e si sedette sul letto del figlio.
Aveva il volto contrito. «Scusami, non volevo ferirti.»
«Però lo hai fatto.» borbottò arrabbiato.
La madre accarezzò il figlio sulla schiena. «Ho solo paura di perderti.» sussurrò, gli occhi si inumidirono.
Lorenzo si tolse il cuscino dalla testa e si mise a sedere. «Lo so.» abbracciò la donna. «Scusami tu», chiuse gli occhi e sospirò. La madre gli accarezzò i capelli dolcemente, poi sorrise. Il ragazzo aprì gli occhi e le sorrise a sua volta. «Sei gelosa?»
Lina rise, continuando ad accarezzarlo.
«Per me sei gelosa», le diede un bacino sulla guancia. «Non devi, tu sarai sempre al primo posto.»
Gli occhi della donna si illuminarono: «Ma allora è vero? Hai trovato qualcuno? Eri strano infatti in questi giorni... Lo conosco?»
Lorenzo si nascose il viso arrossato tra le mani.

«Hai... hai presente la gelateria all'inizio della strada?»
«Ma chi, il nipote della Marisa? Beh, è un bel ragazzo, ma sei sicuro che gradisca la compagnia maschile?»
Lori appariva preoccupato: «Ti conoscono?»
«No, no, tranquillo!», lo rassicurò sua madre.
Eh, chi non ci conosce? Fortuna che la signora Marisa è una persona discreta, devo farle al più presto un discorsetto, spero che capisca e tenga la bocca chiusa con suo nipote.
«So solo che si chiama Marisa perché in gelateria alcuni la salutano per nome...»
«Ok, sembri sincera. È la prima volta che ti sento nominare una "Marisa" tu sei una grandissima chiacchierona!» Le sorrise. «Comunque non importa se gradisce o meno gli uomini, ormai è il mio fidanzato, se ne farà una ragione.»
Il ragazzo si stese sul letto e guardò il soffitto.
Lina rise. «Ma cosa?! Non è così che funziona! Comunque», disse alzandosi dal letto, «se mi porterai spesso un po' di gelato, mica mi dispiace, eh! Metto qualche soldino nel barattolo rosso.»
Lori sbuffò: «Non mi rompere!»
La madre lasciò la stanza, Lorenzo sorrise.
Sono felice.

Lina andò in cucina, si lasciò cadere su una sedia. Il mio pulcino sta diventando un ometto. Spero che questo Andrea possa essere un buon compagno per lui, si merita tanto di essere felice.

Prese il telefono, aprì l'app del browser.
Digitò "il nido del pinguino" nel motore di ricerca.
Tap sul numero.
Tut. Tut. Tut.
Click.
«Buonasera, potrei parlare con la signora Marisa? Grazie mille.»

Sarai il mio ragazzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora