Capitolo 9 - Trampolino per altarini

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«Sicuro che non vuoi assaggiarne nemmeno un pezzettino?», chiese Andrea, nascosto dietro un'enorme nuvola rosa.

«Sicuro che non hai un qualche problema di udito e o di memoria?», rilanciò, acido, il ragazzino.

«Ho capito, ho capito... Forse però un po' di zucchero non ti farebbe male.»

Lorenzo sorrise. «Ma io sono dolcissimo! Soprattutto con te che sei il mio amoruccio!» Fece l'espressione da cucciolotto.

Andre non era convinto. Aveva finito lo zucchero filato ed erano seduti sull'erba, ai piedi di una collinetta.

«Parli sempre di amore di qua, amore di là... Ma come fai ad esserne sicuro?» Andrea punzecchiava il terreno con lo stecchino per dissimulare l'imbarazzo.

Lori lo guardò perplesso. «Sicuro di cosa?»

Il ragazzo più grande si massaggiò la nuca. «Eh, come posso spiegarmi... cioè, com'è che funziona... Una mattina ti sei svegliato e...»

«E cosa?»

Andrea prese un bel respiro.

«E hai deciso che da quel giorno ti sarebbero piaciuti gli uomini?»

Lori scoppiò a ridere. «Sei serio?»

Il giovanotto abbassò gli occhi imbarazzato.

«Dài non fare così, non me la sono mica presa, solo che, detto in questo modo, suona davvero buffo! Comunque no, non c'è stato un prima e un dopo, è come se l'avessi sempre saputo e basta, non saprei come essere più chiaro. Tu come hai fatto a sapere che tua madre era tua madre? Lo sai da sempre e basta, ecco per me è stata una cosa così.» Si stese contro la collinetta e guardò il cielo.

«E tua madre lo sa?»

«Lo sa da sempre anche lei, senza che io dovessi dire nulla. Strano vero?»

«Sì strano.» Andrea fece una smorfia. «A casa mia, per molto meno mi avrebbero sbattuto fuori.»

«Non ci credo. Cioè magari faranno il muso per un po', poi passerà... L'importante è avere un figlio vivo e possibilmente in salute, no? Mia madre lo dice continuamente, soprattutto quando porto a casa dei quattro...»

«Eh, non tutti la pensano così.» Il ragazzo più grande si strinse tra le braccia, guardando serio verso il basso. «Avevo uno zio, fratello di mio padre. Tutto sommato era una brava persona, aveva dei difetti, ma non aveva mai danneggiato nessuno. Un giorno scelse di fare l'artista di strada, era pure bravino. Giocoliere, mangiafuoco, trampoliere... quelle cose lì, insomma. Ecco, apriti cielo, diventò la vergogna della famiglia, in quanto definito accattone.»

Lorenzo era sconvolto. «Ma non aveva fatto niente di male, guadagnava esibendosi, mica rubava...»

«Esattamente. Eppure mio padre tagliò i ponti con lui per la vergogna. Convinse perfino i miei nonni a seguire il suo esempio. O me o lui, disse, li mise alle strette. Poi si venne a sapere che mio zio stava morendo. Ci fu vietato andarlo a salutare, solo mia zia Marisa ebbe il coraggio di sfidare "la scomunica", ma lo so solo io. Mi chiese se volessi accompagnarla al funerale, non ne ebbi il coraggio. È il mio più grande rimpianto.»

Lori lo abbracciò, appoggiandogli la testa sulla spalla. Stette così per una manciata di secondi, in silenzio. Si staccò e fece spallucce. «D'accordo, quando ci sposeremo non lo diremo ai tuoi e faremo finta di nulla.»

Andrea scoppiò a ridere. «Sei davvero fissato con matrimonio, tu!»

Lorenzo si strinse tra le spalle e sorrise, imbarazzato. «Ho già comprato il vestito, un elegante tight in tre pezzi tutto bianco, bellissimo! Abbiamo speso un mucchio sai? Me lo sono fatto fare su misura. Mia madre si commuove sempre quando lo metto. Te lo farei vedere, ma è di cattivo auspicio quindi nulla... Lo sai che il bianco è il mio colore preferito? Vedi di ricordartelo. Anche l'anello, lo voglio di oro bianco con tutti i brillantini e deve costare, eh, segnatelo mi raccomando!»
Andre era allibito, travolto dal treno inarrestabile della descrizione dettagliata del presunto giorno più bello nella vita del ragazzino.

Sarai il mio ragazzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora