2. BENVENUTO

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2. BENVENUTO

Benvenuto (o bèn venuto) agg. e s. m. – Formula di saluto con cui si fa buona accoglienza a un ospite // Dizionario Treccani

Lex

«Non assomigli per niente a tua madre - mia zia sbuffa, osservando con attenzione il mio viso - che peccato, aveva degli ottimi geni. Hai preso sicuramente quelli di tuo padre»

Mentre ringrazio l'autista che ci ha aperto lo sportello dell'auto, aggrotto le sopracciglia e mi domando se questa sua affermazione sia un'offesa, un complimento o chissà che altro.

È una donna parecchio singolare: aggraziata, quasi schifata dalle basse e medie classi sociali, capelli bianchi corti ma ben acconciati - super voluminosi e perfettamente pettinati - e un leggero strato di eyeliner e rossetto sul viso. Ha qualche ruga, ma nel complesso non dimostra per niente l'età che ha, è una bellissima donna e quasi più giovanile di me.

«Che hanno detto i tuoi genitori della tua improvvisa partenza?»

Arriccio le labbra e sospiro, appoggiando le spalle sul sedile, «Fai buon viaggio e mi raccomando, studia tanto» Imito il tono euforico di mia madre e mia zia - Helen - strabuzza gli occhi.

«Tu... non gli hai detto che stavi venendo qua?!»

«Certo che no! Cosa potevo dirgli, se non che stavo abbandonando il lavoro nell'azienda di papà perché avevo fatto segretamente domanda in un'università esclusiva e mi avevano dato una borsa di studio?» Il mio stomaco si stringe per i sensi di colpa: come se la starà passando papà, da solo a gestire l'ufficio e la logistica? Sono tentata di buttarmi dall'auto in corsa solo per prendere il primo imbarco diretto a casa.

Deglutisco, trattengo un conato di vomito e prendo un profondo respiro. Sono una persona orribile.

«Suvvia, troverà una nuova impiegata - Helen muove la mano a mo' di noncuranza e si schiarisce la voce - se gli avessi detto qual era la tua vera destinazione, non ti avrebbero mai permesso di venire qua. Loro conoscevano tua madre e la città in cui viveva»

«Perché ne parli al passato?»

«Oh, be'... lei è lontana»

Alzo un sopracciglio, «"Lontana" è il nuovo "morta in modi spregevoli"?»

Helen sgrana gli occhi e boccheggia per qualche secondo.

«Per l'amor del cielo, Lex! Non dirlo nemmeno per scherzo! Tua madre sta bene, è solo... lontana da questa città»

Percorriamo una lunga strada dall'asfalto rosa e i marciapiedi decorati da cespugli di fiori bianchi e azzurri.

«Lontana quanto?»

«Oh, guarda - zia Helen indica una donna che passeggia insieme a un volpino di pomerania - lei è Rita, la moglie di Ronald e quel cagnolino si chiama Obama!»

Sto per dirle che non me ne frega niente di come si chiamano i cittadini di questa città, ma i miei occhi incontrano una figura mascolina e autoritaria che sorride e apre la porta a una donna in un tailleur elegante color indaco. Hiram.

I nostri occhi si incontrano per una frazione di secondo e mi basta quell'unico contatto per riportare alla mente le favolose scopate di ieri notte: ho dovuto applicare del correttore sulla gola per coprire i segni violacei della sua mano. È stato brutale e violento, capace di disumanizzarmi e trattarmi come il suo nuovo giocattolino sessuale. Sarei dovuta scappare dopo i primi cinque minuti di preliminari, ma ammetto che mi è piaciuto da impazzire e vorrei solamente ritrovarmi di nuovo legata al suo letto e alla sua mercè. Nonostante possa sembrare un controsenso, alla fine di ogni rapporto si è preoccupato del mio stato d'animo e fisico, coccolandomi in modi ben più superiori a carezze e bacini: si è assicurato che io bevessi abbastanza acqua per restare ben idratata, ha ordinato diversi dolci da stuzzicare durante ogni pausa e più e più volte mi ha domandato se l'avessi trovato troppo, se potesse continuare e se sentissi qualche dolore. Mi ha massaggiato la schiena, mi ha lavato il corpo e i capelli e mi ha procurato degli abiti nuovi di zecca dopo aver distrutto i miei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 14 ⏰

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