Una domanda

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Non sai bene come, ma siete riusciti a entrare e soprattutto a uscire dalle Torri dell'Alba Lunare.

Non sai bene neppure come abbia fatto il resto del gruppo a scovare un posto tranquillo per accamparsi, quasi all'ombra delle Torri; ma sospetti che sia in gran parte merito di Halsin.

Prendi mentalmente nota di ringraziarlo, quando sarai tornata un po' in te.

Perché quello di oggi è stato il bluff più lungo della tua carriera, e quello con la posta più alta; e anche se per oggi la vostra copertura ha retto, l'ansia che potessero scoprirvi non ti ha abbandonata nemmeno per un attimo.

E domani dovrete farlo di nuovo.

La stanchezza ti schiaccia come un macigno.

Ma proprio quando stai finalmente per toccare il letto, Astarion ti si avvicina.

"Voglio ringraziarti."

°°°

Sei impossibilmente stanco; lei è impossibilmente stanca.

Siete due stracci.

Ma queste parole ti pesavano fra il petto e la gola da tutta la giornata, da quella scena con la disgustosa alchimista drow, dall'attimo in cui Maia ha preso il copione della tua vita e ne ha fatto coriandoli.

...Stai diventando melodrammatico.

Ancora più melodrammatico? ridacchia la voce di lei nella tua testa.

E sì, quanto pare c'è una versione di lei che vive stabilmente nella tua testa, adesso.
Intrattenete lunghe conversazioni quando sei da solo.

Hai rinunciato a fingere che sia per strategia.

Semplicemente, a un certo punto i tuoi progetti per manipolarla hanno iniziato a lasciare spazio ad altro: frammenti di discorsi, immagini fuggevoli dei giorni passati a combattere fianco a fianco, delle notti in cui l'hai fatta gemere.

Finché i tuoi grandi piani non si sono definitivamente trasformati in una collezione di dettagli, come la curva di una spalla o la ruga implacabile fra due sopracciglia; e in immaginari scambi di battute, in cui tutto quello che fai è parlarle.
Farla ridere.

Sarebbe ironico, se non fosse pietoso.

Forse è anche per questo che ora, nella realtà, le parole ti scappano fuori dalla bocca come monete da un borsello bucato, senza che tu sappia bene come fermarle.

"Per duecento anni ho usato il mio corpo come un'esca, per portare graziose vittime al mio padrone. Quello che volevo, come mi sentivo, non è mai importato. Tu avresti potuto chiedermi la stessa cosa - di fare quello che lei voleva da me, e al diavolo quello che volevo io."

Ancora adesso sei sorpreso mentre prosegui, "Ma non lo hai fatto. E te ne sono grato."
Non sai quale delle due cose ti stupisca di più.

Lei abbassa gli occhi; quando torna a sollevarli su di te hanno dentro qualcosa di doloroso. "Non devi fare niente che tu non voglia."

"È un concetto nuovo, lo ammetto," replichi, alzando le mani. "...e anche un po' spaventoso."

Le offri un sorriso; ti vergogni di questa vulnerabilità. Ma stasera le stai dicendo tutto e non vuoi fermarti. "Sarebbe stato così facile morderla. Seguire quello che mi veniva ordinato di fare. Un momento di disgusto da costringermi a mandare giù, e poi sarei andato avanti come al solito."

"Ma sarebbe stato ingiusto!" scatta lei con rabbia.

...una volta ti avrebbe irritato.
Perché le parole sono niente, perché l'ingenuità di fronte all'evidenza è ipocrisia, perché giusto e sbagliato non sono altro che grandi scatole vuote e le più grossolane delle maschere.

Ma ormai capisci che non è questo.
Ti guarda con occhi di fuoco e sai che non è per ipocrisia e non è per eroismo; è qualcosa di molto più piccolo, e di molto più incredibile.
È perché sei tu.

Prendi fiato, chiudi gli occhi; cerchi di ricordarti che non stai facendo tutto questo per buttarle addosso un altro fardello.

Quando arrivi finalmente al punto è tutto insieme e a precipizio, come se cauterizzassi una ferita.

"La sola ragione della mia esistenza era di sedurre qualsiasi cosa che respirasse; e ogni mio istinto mi dice che non è cambiato nulla. Che sono ancora solo uno strumento. Tu mi hai fatto rendere conto che non ho mai smesso di pensare come uno schiavo, anche da libero."

Solo adesso ti permetti di riaprire gli occhi, di aggrapparti all'intensità che trovi dentro i suoi.

"Ma sono più di questo," ti esce detto, finalmente. "Più di una cosa da usare."

°°°

Se hai mai avuto un cuore, prima di oggi,

"Tu...mi sei molto caro," riesci appena a dire, perché l'amore ti ha preso la gola,

se hai mai dubitato fosse intero o spezzato,

"...Davvero?" chiede, con stupore, con paura, con l'improbabile miracolo di una speranza,

lo scopri nella rovina di un solo battito, ché solo l'amore può far così male,

e vorresti dire così tanto,

ma le parole sono fragili, versarci dentro il tuo cuore le farebbe scoppiare,

e vorresti stringerlo così forte fra le tue braccia,

ma ora che sai, ora che ti è doppiamente caro il suo corpo sacro di dolore,

forse è ironico, ma è la vostra maledizione a mostrarti la via; perché gli apri la tua mente e lo inviti a guardare,

vedi, questo è il mio cuore, e qui ci sei tu;

sei in ogni cosa.

Chiude gli occhi e per un attimo il respiro lo tradisce.
Per un istante gelido pensi che forse hai esagerato; che forse è -

"Tu..." comincia; incrocia il tuo sguardo e si interrompe, perde le parole.
Quando le ritrova, c'è un sorriso timido sulle sue labbra.
"Sei piena di sorprese. Non è vero?"

Il cuore ti fa un balzo nel petto, e adesso sei tu a non trovare la voce; così fai spallucce e ti esibisci in un piccolo inchino.
Sorridi e vorresti piangere e vorresti cantare.

Astarion sbuffa scrollando la testa, ma senza smettere di sorridere.

"Sinceramente? Non ho idea di cosa stiamo facendo; o di cosa succederà, poi."

Ti tende la mano; e quando gli dai la tua la prende fra le proprie, guardandola con lo stesso piccolo sorriso incredulo.

"Ma so che questo..?" sussurra. "Questo è bello."

°°°

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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