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"Mi piace quando le cose si fanno lente. Il piacere cresce, si amplifica... fino a quando non puoi più resistere."-Lucifer

Con il "vestiti comoda" non avrei mai immaginato centrasse il paintball. Ci sono stata poche volte ma ricordo di essermi divertita parecchio.
Finita una partita, durata dieci minuti, decidiamo subito di iniziarne un'altra per continuare a divertirci come due bambini.
Ormai sporchi ovunque di pittura, lasciamo il campo di battaglia, togliendo le protezioni. Credo che per pulire i miei ricci dalla pittura ci vorrà un intero pomeriggio. Saliamo sulla sua moto e mi aggrappo forte data la velocità. Dopo una ventina di minuti, arriviamo in un pub a me sconosciuto e attiriamo l'attenzione di parecchi con le macchie di pittura sul viso e sui vestiti. Benjamin mi spiega che da piccolo sua madre lo portava sempre lì quando avevano voglia di patatine fritte e pollo e , sottolinea più volte, che mai ha mangiato patatine più buone. Perciò non posso fare a meno di ordinarle e anche una media porzione. Lui fa lo stesso, prendendo inoltre qualche coscia di pollo, convincendomi ad assaggiarle.
Talmente delizioso che mi lecco persino le dita quando finisco di mangiare.
«Come sei diventato scrittore?» chiedo curiosa
«Ho sempre amato scrivere, fin da piccolo, ma a dire la verità in un periodo della mia vita era diventata più un'esigenza che un hobby. Mia madre si era ammalata di un tumore al seno, mio fratello e mio padre sono sempre stati più capaci di me a dimostrare la loro sofferenza, io ero quello forte e dovevo pensare a loro. Ma la sera, quando tornavo a casa mia ed ero solo, ho riempito interi diari tra sfoghi e lacrime» i miei occhi diventano lucidi. Io e Benjamin abbiamo una cosa in comune, abbiamo entrambi perso la persona che ci ha messo al mondo, la persona che più ci ha amati.
«Mi dispiace, non volevo renderti triste.» aggiunge notando i miei occhi marroni illuminati.
Gli spiego di non doversi preoccupare e lo invito a continuare il suo racconto.
«Sei anni fa ho iniziato a scrivere il mio primo giallo mentre lavoravo come insegnate, mio padre ha insistito nel leggerlo e in mia insaputa l'ha inviato alla Gotham Quill Press. Luna ha visto da subito del potenziale in me ha deciso di investire il suo tempo nell'editare il mio romanzo. Così mi sono presentato all'appuntamento e poi il resto puoi immaginarlo» conclude.
Quando parla della scrittura i suoi occhi si illuminano e il suo sorriso si fa immenso, si percepisce in ogni punto del suo corpo che è innamorato di ciò che fa.
«Hai mai pensato a cosa saresti se avessi fatto una scelta diversa, anni fa?»
«A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi preso una strada diversa. Ma poi mi ricordo che ogni scelta mi ha portato qui, mi ha reso quello che sono. Quindi, alla fine, é inutile pensare ai "se"»
Annuisco. Io sono una che pensa sempre ai "se", che prima di andare a dormire ripercorre con la mente la sua giornata e si chiede cosa ha sbagliato. Immagino si vivi meglio senza pensare ogni volta alle proprie scelte.
«E tu invece, cosa fai nella vita?»
«lavoro come sarta al Blissful Bride» rispondo alzando le spalle. Lui corruga le sopracciglia e poggia i gomiti sul tavolo, sporgendosi leggermente, mostrandomi il suo interesse.
«Non sei soddisfatta?»
«Amo cucire, é la mia passione. Ma vorrei tanto avere qualcosa di mio, essere io il capo. Ma la vedo difficile»sorrido leggermente.
«Non ci credi abbastanza» dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo «é ovvio che così non andrai da nessuna parte. Devi credere in te stessa, Sally. Convinciti che hai tutte le capacità per farlo e lo farai» Benjamin Beresford, per stasera basta sorprendermi.
«Avevi ragione comunque, le migliori patatine fritte che abbia mai mangiato» cambio discorso.
«Ho sempre ragione» mi fa un occhiolino e si alza, cacciando dalla tasca il suo portafoglio. Lo rincorro, prendendo il mio. Lui mi guarda con la coda dell'occhio e fa finta di niente.
«Voglio offrire io, hai già pagato entrambe le partite che abbiamo fatto» cerco di spingerlo con scarsi risultati. Imperterrito, caccia i soldi e proprio mentre  li sta appoggiando sulla cassa, gioco la mia ultima carta. Mi alzo sulle punte, con una mano copro la mia bocca e gli sussurro all'orecchio. Lui mi guarda male e divertito nello stesso tempo e poi alza gli occhi al cielo.
«hai vinto tu» si sposta dietro di me e mi lascia pagare.

«Casa mia è qui vicino, se vuoi possiamo stare un po' lì e poi ti riaccompagno a casa» mi passa il casco.
Non trattengo la mia risata.
«So cosa vuoi» salgo in sella e lui abbottona il suo casco sorridendo.
«Per prima cosa, intendendo davvero salire a casa per darmi una sistemata. Secondo motivo, ho ancora voglia di parlare con te e per ultimo, sei tu che mi hai stuzzicato dicendo quella cosa nell'orecchio quindi qui se c'è qualcuno che vuole qualcosa, quella sei tu»
il mio silenzio suona come una vittoria per lui.
Sospiro e annuisco, accettando il suo invito a casa.
Arrivati nel suo appartamento, rimango sorpresa. É decisamente molto più grande del mio, la cucina spaziosa, il bagno con vasca e doccia, una stanzetta vuota, un ripostiglio, un secondo bagno ma più piccolo e poi la stanza da letto, la sua. L'ultima stanza è quella che mi sorprende di più, non perché sia la più grande, ma perché non sembra appartenere a Benjamin. Se dovesse rispecchiare la sua estetica, dovrebbe essere disordinata al massimo, invece é luminosa con le pareti bianche, il suo letto rifatto alla perfezione e per terra nemmeno una cosa fuori posto. Perfino sui comodini le cose sono riposte in modo ordinato. Dopo aver fatto il tour della casa mentre Ben si da una ripulita alla faccia, torno in cucina, dove mi aspetta appoggiato ad un mobile.
«Se ti serve qualcosa fa come se stessi a casa tua»
gli sorrido e abbasso lo sguardo.
Mi chiedo se in una casa così grande si senta spesso solo.
Lui si avvicina e alza la mia testa con la sua mano, per poi spostarmi una ciocca davanti gli occhi.
«Cosa pensi?» mi chiede. I suoi occhi incrociano i miei e riesco a sentire l'enorme sensazione di calore sulla mi pelle.
«Che mi piacevi più con le macchie blu sul naso» scherzo toccando il suo viso con l'indice.
Si avvicina sempre di più e come una calamita faccio lo stesso. Le nostre labbra si toccano, prima in modo delicato per poi sfociare in un bacio intenso, bisognoso. Lui mi afferra per le gambe e mi siede sul tavolo, lasciandomi a bocca aperta.
«Nell'orecchio mi hai detto che se ti avessi lasciato pagare mi avresti ricompensato per la serata» dice lui e per istinto fiondo nuovamente le mie labbra sulle sue, con la mano tra i suoi capelli folti. Si stacca per continuare «puoi anche pagare sempre tu se è questa la ricompensa» con le sue mani inizia a sfiorare il mio interno coscia, provocandomi dei brividi piacevoli. La sua bocca si sposta dietro il mio orecchio per poi scendere e quando arriva nell incavo del collo, lascio andare un piccolo gemito. Lui si scosta e inizia a togliersi la maglia. Faccio lo stesso con la mia camicetta.
Lui torna verso di me, mi sbottona i pantaloncini e li abbassa. Prendo una delle sue mani e lo accompagno verso il centro del mio piacere. Un brivido attraversa il mio corpo mentre il tocco leggero delle sue dita si fa più intenso. Il respiro si accorcia e non sento più nulla attorno a noi, se non i miei sospiri acuti tra un bacio e l'altro. Quando raggiungo il massimo del mio piacere la forza della mia presa sui suoi capelli si allenta e lui mi lascia prendere fiato.
Proprio mentre sto per sbottonargli il pantalone e muovermi nei suoi boxer, mi squilla il telefono.
Lui, rosso in volto ed evidentemente stizzato, mi dice di rispondere senza problemi. Scendo dal tavolo e caccio dalla borsa il mio cellulare. "Tre chiamate perse da Luna".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 25 ⏰

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