3 - Risk it all

9 2 1
                                    

Giro le chiavi nel cancelletto bianco che abbraccia il giardino curatissimo della dolce casa di mia nonna

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Giro le chiavi nel cancelletto bianco che abbraccia il giardino curatissimo della dolce casa di mia nonna. Attraverso il vialetto in ghiaia che conduce all'ingresso ed entro con il cigolio delle cerniere arrugginite della porta in sottofondo.

La sua umile abitazione è un dolce riparo. Ho trascorso molto tempo qui durante la mia infanzia, e con i consigli della nonna ho perfezionato la mia tecnica di ballerina. È dove ho riso e pianto insieme a lei, dove le ho raccontato tutte le mie preoccupazioni e chiesto i consigli più assurdi che, però, per lei non erano mai strani o sbagliati. Mi ha sempre fatta sentire a posto.

Raggiungo subito la nonna in salotto, luogo da lei prediletto per trascorrere le sue giornate, ascoltando musica classica e leggendo qualche romanzo di tanto in tanto. Lo stile classico della stanza descrive a pennello la sua personalità, e i cuscini rosa sul divano riscaldano i toni panna delle pareti. Un grande mobile conserva i libri della nonna tra i suoi scaffali, forse un po' impolverati.

Adoro la mia nonna Marzia, le voglio un bene inimmaginabile. Negli ultimi anni è invecchiata parecchio e velocemente, ma è sempre una donna in gamba. Leggo la sua storia nelle crepe che creano le sue rughe, segni stupendi che si sono accentuati negli ultimi anni, ed è così strano, per me, osservarla passare attraverso la nuvola della sua anzianità.

Ogni tanto vengo a farle visita per raccontarle tutte le novità della sua Accademia e per aggiornarla sulla mia quotidianità. Cerco sempre di strapparle un sorriso perché è ciò che più mi interessa, e voglio esserci per lei come lei c'è stata e continua ad esserci per me. Dopotutto, sono la sua unica nipote.

«Ciao nonna, come stai oggi?» Poggio la mia borsa di pelle ai piedi della sua vecchia poltrona di velluto dalla quale mi sorride. Con delicatezza, mi allungo verso di lei per donarle un abbraccio leggero. Ogni volta che la tocco ho la sensazione di avere un vaso antico di porcellana sotto i palmi delle mani. Un oggetto fragile che può frantumarsi da un momento all'altro.

«Tesoro, sto un po' meglio. Il dolore alla gamba sta passando grazie alle medicine, per fortuna.» Il suo sorriso è dolce. «Vieni, siediti qui accanto a me», mi invita, battendo una mano sul tessuto che ricopre la sedia accanto a lei.

Mi ci accomodo. La tiene sempre qui, non la sposta mai, e mi dice che non permette a nessuno di usarla perché questo è il mio posto, e ciò mi dà la certezza che avrò sempre un riparo nel momento del bisogno.

«Sono contenta che tu stia meglio, nonna.» Accarezzo il dorso della sua mano segnata dai colori e dalle forme della sua età.

«Dai, raccontami un po' come va in Accademia.»

Tra l'entusiasmo e la paura, le racconto la novità che ha tenuto allenati i miei pensieri. «È arrivato un fotografo che ha proposto un progetto stupendo!» Le racconto di cosa si tratta, spiegandole tutto nei dettagli.

«Un'iniziativa veramente importante, Ginevra», valuta lei. Adagiando i gomiti sui braccioli della sua poltrona, mentre le sue mani si giungono, continua: «E dimmi, come si chiama, questo giovincello?»

attraverso i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora