Canzone:
Selfish - Madison
BeerEmanuele Locatelli and Ambra Maggiani
22 years oldAmbra's point of view
Il vento soffiava leggero lungo i canali di Murano, portando con sé l'odore dell'acqua salmastra e il suono lontano del vetro soffiato nelle botteghe. Il cielo si rifletteva grigio e spezzato sulla superficie calma dell'acqua, e io, persa nei miei pensieri, camminavo senza una meta precisa. Ero uscita di casa con l'unico scopo di fuggire da un silenzio che era diventato troppo pesante da sopportare.
Luca non era più parte della mia vita da un mese. Un mese di respiro, di solitudine necessaria dopo anni di montagne russe emotive, eppure quel silenzio mi pesava ancora addosso come un mantello bagnato. Ogni volta che mi voltavo, avevo ancora la sensazione che lui fosse lì, a riempirmi di attenzioni e regali, solo per farmi sentire in debito. Come se il suo amore fosse un fardello troppo grande da rifiutare.
Ma ora era finita. O almeno così credevo.
Immersa nei miei pensieri, una voce interruppe quel silenzio martellante.
«Ambra?»
Mi voltai di scatto, il cuore che sobbalzava per la sorpresa. Emanuele stava lì, appoggiato a una delle colonne di marmo che costeggiavano il canale. Anche lui sembrava perso nei suoi pensieri, ma appena i nostri sguardi si incrociarono, il suo viso si illuminò. La sua pelle pallida come la mia, i capelli corvini incorniciavano quel viso familiare, quasi uno specchio del mio.
«Emanuele... che ci fai qui?» chiesi, sorpresa e un po' confusa. Non lo vedevo da settimane, eppure ogni volta che compariva, mi sentivo sempre travolta da qualcosa che non riuscivo a controllare.
Lui sorrise, un sorriso dolce ma pieno di un'intensità che mi metteva a disagio, anche se non avrei saputo dire perché. «Non riuscivo a stare lontano da te, Ambra. Stavo pensando a quanto hai bisogno di me in questo momento.»
Quelle parole mi suonarono familiari, troppo familiari. «Sto solo... cercando di capire cosa voglio, Emanuele.»
«Ma io lo so cosa vuoi,» disse lui, facendo un passo avanti. «Hai bisogno di essere amata. Non puoi negarlo. Non puoi stare sola, Ambra. Io sono qui per te, e ti darò tutto quello di cui hai bisogno.»
Sentii il cuore stringersi nel petto. Quel modo di parlare, quella sicurezza. Mi ricordava Luca. E questo mi spaventava. Non volevo rivivere lo stesso incubo, non volevo finire di nuovo in un vortice di eccessi emotivi. «Non è così semplice, Emanuele.»
«Certo che lo è,» insistette, la sua voce si fece più dolce, ma anche più pressante. «Sono io che posso renderti felice. Guarda cosa ho fatto per te fino ad ora. Ho sempre pensato a te, ti ho ascoltata quando nessun altro lo faceva. Ti ho dimostrato quanto ci tengo. Non è abbastanza?»
Quelle parole mi colpirono come una freccia. Il suo tono era pieno di una dolcezza che, per chiunque altro, sarebbe suonata rassicurante, ma per me era un peso. Perché mi sentivo come se fossi intrappolata, come se ogni gesto gentile avesse un prezzo. Proprio come con Luca.
«Emanuele... non devi dimostrarmi niente,» cercai di spiegare, ma lui scosse la testa.
«Sì che devo. Perché io so che tu hai bisogno di questo. E voglio darti di più, voglio farti sentire amata come nessuno ha mai fatto.»
La sua mano si avvicinò al mio viso, accarezzando la mia guancia con delicatezza. Mi sentii soffocare per un istante. Avevo vissuto questo tipo di "amore" per troppo tempo: un amore che sembrava dare, ma che in realtà chiedeva in cambio più di quanto potessi offrire.
«Emanuele, non è così che voglio vivere. Ho bisogno di spazio... di tempo per me stessa.» Cercavo di fargli capire, di farlo rallentare, ma lui non ascoltava.
«Spazio?» ripeté, il suo sguardo si fece più cupo, più intenso. «Di cosa hai bisogno, Ambra? Di tempo lontano da me? Perché dovresti voler stare sola quando hai me? Io ti amo come nessun altro. Posso darti tutto ciò che desideri. Non capisci che nessuno ti amerà mai così?»
Le sue parole si facevano sempre più pressanti, come se cercasse di convincermi di qualcosa che non riuscivo a vedere. Ma non era amore quello che provavo. Era paura. Era la sensazione di essere di nuovo intrappolata in qualcosa di troppo grande per me. Mi sentivo schiacciata dalla sua devozione, dalle sue promesse. Era lo stesso schema che avevo vissuto con Luca. Mi riempivano di regali, di attenzioni soffocanti, e poi... quando cercavo di prendere fiato, tutto si ribaltava.
«Non è abbastanza quello che faccio per te? Non ti basta?» disse, il tono improvvisamente più duro, un'ombra di frustrazione attraversò il suo viso.
«Non è questo... Emanuele, tu fai troppo,» cercai di spiegare, sentendo la pressione crescere dentro di me. Mi sentivo come se fossi di nuovo al punto di partenza, incastrata tra le sue aspettative e la mia necessità di fuggire.
«Troppo?» sussurrò, come se non riuscisse a comprendere. «Io ti amo, Ambra. Non c'è un "troppo" quando si ama qualcuno. Io farei qualsiasi cosa per te, e lo sai. Perché non riesci a capirlo?»
Quelle parole mi colpirono come un colpo diretto allo stomaco. Luca aveva detto lo stesso. Ogni volta che cercavo di allontanarmi, di prendere spazio, mi riportava indietro con la stessa intensità, con la stessa promessa che nessuno avrebbe mai potuto amarmi di più. Ma non era vero. Non era amore, quello. Era una gabbia dorata, costruita con le migliori intenzioni, ma pur sempre una gabbia.
«Emanuele, non voglio che tu faccia tutto per me. Non voglio essere soffocata da tutte queste attenzioni. Ho bisogno di respirare,» dissi, la voce incrinata dall'ansia che si stava facendo strada dentro di me. Sentivo il cuore battere troppo forte, le mani tremare.
Lui mi guardò, il suo sguardo si fece freddo per un attimo, poi si rilassò di nuovo in un sorriso dolce, ma stonava. «Va bene, Ambra. Prenditi il tuo tempo, se questo è quello che vuoi.» Ma il modo in cui lo disse mi fece capire che non lo pensava davvero. «Io sarò sempre qui per te, a farti sentire amata, anche quando non lo meriti.»
Quelle ultime parole furono un colpo basso, qualcosa che affondò profondamente dentro di me. Non lo merito? La sensazione di colpa tornò a invadermi, come se il problema fossi io, come se il mio rifiuto di accettare tutto quell'amore fosse un difetto.
«Io... ho solo bisogno di tempo,» sussurrai, sentendo la mia voce tremare.
«Prenditi tutto il tempo che vuoi,» disse lui, con un sorriso gentile, ma dietro quello sguardo vedevo qualcosa di più scuro. «Io sarò qui, Ambra. Sempre qui, ad aspettarti.»
Mi voltai lentamente, allontanandomi lungo il canale, ma sentivo il suo sguardo seguirmi come un peso invisibile. Mi sentivo confusa, soffocata da un amore che sembrava troppo grande per essere gestito. Non volevo finire di nuovo intrappolata, ma la sua presenza continuava a gravare su di me.
Forse non stavo fuggendo. Forse stavo solo passando da una gabbia all'altra.
Spazio D'autrice
Onestamente questi capitolo mi fa un po cagare ma vabbe, spero a voi piaccia. -2❤️
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