𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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ALYSSA 🩰𓈒⋆⑅˚₊୨୧

"Capisci il valore di una cosa solo quando la perdi."

Ho sempre avuto tutto nella vita: soldi, felicità, una famiglia unita. Non avrei mai immaginato che tutto potesse cambiare così improvvisamente, e così drammaticamente.

Un giorno, mentre mio padre stava andando al lavoro, venne travolto da una macchina. Morì sul colpo. La notizia arrivò come un tuono in una giornata serena, squarciando ogni certezza. Da quel momento, tutto ciò che di bello avevo nella mia vita si sgretolò come sabbia tra le dita.

Mia madre perse il lavoro pochi mesi dopo, e con esso la nostra sicurezza economica. Da una vita agiata, ci trovammo a dover contare ogni centesimo. Ma il peggio non fu la povertà. La mia famiglia iniziò a disintegrarsi: mia madre sprofondò in una depressione profonda e paralizzante, e mia sorella maggiore, Mia, cominciò a frequentare cattive compagnie, finendo per drogarsi. Non la riconoscevo più. La mia casa, un tempo piena di risate, era diventata silenziosa e fredda.

Avevo solo 14 anni quando tutto questo iniziò. All'inizio, cercavo di negare la realtà, convinta che, da un momento all'altro, mi sarei svegliata da quel brutto sogno. Ma la realtà è spesso più dura di qualsiasi incubo. E più il tempo passava, più le cose sembravano peggiorare.

Adesso, a tre anni di distanza, ci stiamo preparando a trasferirci a Summerhill, un piccolo paesino malfamato di Dublino. Non abbiamo scelta: i pochi soldi che ci sono rimasti non bastano più per pagare l'affitto della nostra casa attuale, quindi dobbiamo accontentarci di una casa più economica. E non posso fare a meno di chiedermi in che condizioni si troverà quella casa. Ci saranno crepe sui muri? Umidità? O peggio?

Mentre ripongo i miei vestiti nella valigia, mia sorella Mia entra nella mia stanza. Ha il viso tirato, gli occhi rossi di chi ha appena pianto. «Non posso credere che stiamo per trasferirci in quella casa!» esclama. «Scommetto che ci saranno più topi che cibo. Perché nostra madre non si è trovata un lavoro invece di piangersi addosso!?»

Le sue parole mi trafiggono come coltelli. Mi blocco, stringendo una maglietta tra le mani. Lo so che anche lei sta soffrendo, ma come può essere così insensibile? La morte di nostro padre ha sconvolto tutti, ma nostra madre più di chiunque altro. Come si può incolpare una donna che ha perso l'amore della sua vita, e che ogni giorno lotta contro il dolore solo per alzarsi dal letto?

«Capisco come ti senti, Mia, ma non è colpa di mamma. Sai che è caduta in depressione. E comunque, dobbiamo ringraziare che siamo riusciti ad avere del cibo in tavola negli ultimi mesi.» La mia voce trema leggermente, ma tento di rimanere calma.

Mia mi guarda, con gli occhi gonfi di rabbia e frustrazione, ma non risponde. Dopo qualche secondo, sospira, abbassando lo sguardo. «Hai ragione, scusa» mormora. Poi si volta, asciugandosi gli occhi. «Vabbè, muoviti, partiamo tra poco.»

La guardo uscire dalla stanza e sento un peso sul petto. Mi fa male vederla così. Mi manca la mia vecchia sorella, quella che rideva di cuore e mi difendeva da tutto. Vorrei che potessimo affrontare tutto questo insieme, come una volta.

Chiudo la valigia e mi prendo un momento per guardare un'ultima volta la mia stanza. Le pareti color crema, i poster che ho attaccato con cura nel corso degli anni, la finestra da cui guardavo le stelle nelle notti insonni. Questo posto ha custodito i miei sogni, le mie risate, le mie lacrime. Ora, sembra solo un guscio vuoto, come la mia vita.

Quando scendo le scale, trovo mia madre e Mia che mi aspettano. Mia madre ha lo sguardo stanco, la schiena leggermente curva come se il peso del mondo fosse sulle sue spalle. Mi guarda, cercando di sorridere, ma non ci riesce del tutto. «Allora, ragazze... siete pronte?» chiede con un filo di voce.

Non rispondo. No, mamma, non sono pronta. Non sono pronta a lasciare questa casa, a lasciare il passato. Non sono pronta a vivere in un posto che non riconosco. Non sono pronta a vedere la nostra famiglia cadere a pezzi.

Ma la vita non ti chiede mai se sei pronto.

Esco dalla casa e chiudo la porta dietro di me, cercando di trattenere le lacrime. Da qualche parte, so che ci sarà una strada che ci porterà fuori da questo buio. Ma in questo momento, non riesco a vederla.



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SPAZIO AUTRICE
Eccoci con il prologo!
Ovviamente i capitoli normali cercherò di farli il quanto più lunghi possibile.
Spero che vi sia piaciuto, se sì ricordatevi di lasciare una stellina, mi farebbe molto piacere. :)

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