Bambola

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⚠️linguaggio volgare⚠️

13 Novembre

«Ma vi pare che potete dire alle persone con cui ho un briciolo di amicizia di allontanarsi da me!?!»
«Moon, calamati. Non era solo un briciolo di amicizia. Lo sappiamo tutte e tre. Devi prima guarirti e poi potrei aprire di nuovo il tuo cuore!»
«Miranda per favore! Non fare questi discorsi cliché! Non te.»

Me ne sono andata sbattendo la porta e le uniche interazioni con loro sono state scambi di battute generali. Banali. Oppure con la mediazione di Adele o Tea.

Punto di vista di Alyssa Ferrari

Vedere la sua reazione quelle parole mi ha ferita profondamente, più di quanto pensassi…

La sera della cena sono tornata a casa con un turbinio di pensieri senza fine e sono giunta alla conclusione che probabilmente avevano ragione loro.

Non posso, io, riparare le sue ferite. Dopotutto non la conosco nemmeno…

Nessuno in tutta la scuola sa quanto, come e perché erano legate Rea Sanzio e Selene Noir.
Due persone così affine, simili… abbastanza prevedibile.

Con Rea non ero particolarmente amica, ci scambiavamo i saluti di rito quando ci incontravamo, ma tutto si fermava a questo. Nessuna confidenza.

Poi un giorno è scomparsa, ero vicepreside e mi sono trovata sulla scrivania il foglio con le sue dimissioni.
Nello stesso modo, inaspettatamente, un anno fa è tornata e…

I pensieri mi stanno opprimendo da ore e sono stanca di avere il cervello attivo.

Sono stanca di avere il suo bel visino davanti agli occhi e la sua voce melodiosa nelle orecchie.

Sono passate settimane e in questo periodo ho provato a mostrarmi scostante e ha funzionato: si è allontanata, ma so che a un mio cedimento lei sarebbe di nuovo lì e io non so se avrei ancora la forza di allontanarla.

È sabato, ciò significa che la soluzione è abbastanza facile: discoteca.

Fortunatamente a pochi passi da casa mia ce n'è una frequentata da persone di tutte le età.

Dopo ore che sono al bancone una voce mi arriva familiare

«Un margarita. No aspetta, meglio un mojito.»

Selene.

È così bella, se non la conoscessi la crederei un'adolescente che si diverte il sabato sera. In quegli occhi vedrei soltanto lo sguardo di chi ha bevuto troppo e non il suo dolore.

Non serve nascondersi, non è nelle condizioni per vedermi o riconoscermi. Resto ad osservarla, a sorvegliarla visto che non vedo né Adele né Tea con lei.

Ordina altri tre drink nel giro di due ore.
Molti shot le sono stati offerti.
Da uno in particolare, non so il nome, che ad un certo punto le chiede qualcosa e lei fa un cenno positivo con la testa e spariscono.

Aspetto un minuto. Due. Tre. Conto fino a che l'orologio non ne segno trenta e a quel punto esco dal locale e mi dirigo nel retro.

Ciò che vedo è orripilante, raccapricciante.

«Bambolina, vuoi il giocattolino?»

Si scambiano qualche altra parola e li vedo molto alterati.

«Ho detto: comando io!»

La sbatte al muro e le blocca i polsi sopra la testa.

A quella rudezza non riesco più a stare al mio posto.

Un po' della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora