Capitolo 3: La delusione del controllo

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Fyodor poteva sentirlo—il sottile ma insidioso cambiamento nella propria mente, come un sussurro nell'oscurità che non poteva più ignorare. La verità, affilata e fredda, si insinuava sotto la superficie dei suoi pensieri, ma lui lottava per sopprimerla. Il Libro… non doveva influenzarmi in questo modo. Avrei dovuto avere il controllo...

Ma nel profondo, lo sapeva. Aveva sentito il richiamo del Libro molto prima di adesso. Forse fin dal momento in cui l'aveva toccato. Ricordava la prima volta che aprì la sua copertina bianca e immacolata, il modo in cui il potere al suo interno vibrava, tentandolo con promesse di controllo assoluto—sui ricordi, sui pensieri, sul tessuto stesso della realtà. Era stato così certo, così arrogante nella sua convinzione di poterlo manovrare, di poter plasmare Dazai e Chuuya nelle perfette pedine del suo grande gioco.

Eppure, da qualche parte lungo il cammino, gli obbiettivi si erano sfocati. I ricordi che aveva creato, le illusioni che aveva tessuto così magistralmente, avevano cominciato a infettarlo. Non riusciva più a distinguere dove finisse la bugia e iniziasse la verità.

Ma importava davvero?

La sua mente cercava il momento in cui tutto ha avuto inizio. Si vide, in piedi davanti al Libro, la stanza debolmente illuminata, fredda e silenziosa eccetto per il suono del suo respiro. Ricordava la sensazione di qualcosa che si insinuava nella sua mente, dolce all'inizio, quasi impercettibile, come un ragno che tesseva la sua tela. Ma col passare del tempo, quella tela si era stretta. Si aggrappava ai suoi pensieri, torceva i suoi desideri, fino a che neanche lui poteva dire se ciò che stava provando fosse reale o qualcosa che il Libro aveva piantato.

Eppure… i ricordi. Il calore. La connessione con Dazai, con Chuuya. Sembravano reali. Così reali che anche ora, mentre le parole affilate di Dazai cercavano di farsi strada, Fyodor non riusciva a preoccuparsi.

Mi amano. Li amo. Questo è ciò che conta.

Sapeva che non era vero. Non del tutto. Le accuse di Dazai risuonavano nella sua mente— il Libro aveva rivendicato la sua prima vittima. E Fyodor sapeva che quella vittima era stata lui. Era caduto per primo, non loro. I ricordi che aveva forzato in Dazai e Chuuya erano tanto suoi quanto loro, un'illusione condivisa che un tempo credeva di controllare. Ma ora, non riusciva nemmeno a dire se fosse la sua mano a tirare le fila.

Ma perché dovrei combatterlo?

Battee gli occhi, cercando di rimettersi a fuoco, ma i suoi pensieri erano pesanti; appesantiti dalla tela che il Libro aveva tessuto attorno alla sua coscienza. Poteva combatterlo—c'era ancora tempo, ancora una fessura della sua mente non toccata. Ma perché? Cosa avrebbe guadagnato? La verità?

La verità era amara e solitaria. La verità era un mondo in cui Dazai non era mai rimasto al suo fianco, in cui Chuuya avrebbe preferito uccidersi piuttosto che stare con lui. Nella verità, erano nemici, mai destinati al tipo di amore e devozione che il Libro aveva promesso.

Ma qui, in questo mondo che aveva creato—questa menzogna—erano insieme. Lo amavano. E appartenevano l'uno all'altro.

Cosa importa se è tutta una bugia, a lui sembrava reale.

La realizzazione lo colpì come un martello, ma invece di romperlo, consolidò qualcosa di profondo dentro di lui. Non mi interessa. Non mi interessa se questa è una bugia. Non mi interessa se il Libro mi sta controllando, o se mi sono perso nel processo. Le sue dita si mossero, richiamando la sensazione del calore di Chuuya, la morbidezza del suo sguardo. Finché rimangono con me, finché mi amano, non importa.

La voce di Dazai risuonò di nuovo nella sua mente, fredda e affilata. "Non sei così invincibile come pensi, Fyodor. Hai perso il controllo."

Espirò silenziosamente. Sì, forse aveva perso il controllo. Ma ciò non lo spaventava più. Il controllo era un'illusione, dopotutto, proprio come i ricordi che aveva creato. Non aveva bisogno di controllo per essere felice. Aveva solo bisogno di loro.

I suoi pensieri tornarono a quei ricordi che aveva creato—le loro risate, la sensazione della mano di Dazai nella sua, il calore dell'abbraccio di Chuuya. Il modo in cui lo guardavano, si fidavano di lui. Lo amavano. Era tutto falso, naturalmente. Lo aveva forzato nelle loro menti, modellato con il potere del Libro. Ma ora… non riusciva a ricordare cosa fosse reale e cosa no.

E andava bene così.

Il Libro era troppo forte, troppo potente perché lui potesse liberarsi ora. La sua influenza si era infiltrata troppo in profondità, ma Fyodor la accolse. Gli aveva dato qualcosa che non avrebbe mai potuto avere nel mondo reale—una vita in cui non era solo. Una vita in cui Dazai e Chuuya erano suoi, legati a lui in un modo che non poteva essere annullato.

Chiuse gli occhi brevemente, espirando. Questa è la realtà che ho scelto. Che il Libro avesse fatto quella scelta per lui o che lui fosse entrato volontariamente nella sua presa non importava. Il risultato era lo stesso.

"Appartengono a me," sussurrò a se stesso, quasi come una preghiera. "E io appartengo a loro."

Un sorriso dolce si fece strada sulle sue labbra, nonostante la tensione nella stanza. Non gli importava che Dazai stesse combattendo, che Chuuya fosse stato attratto in questa illusione proprio come lui. Avrebbero combattuto, resistito, ma alla fine, sarebbero rimasti. E dopotutto, era tutto ciò di cui Fyodor aveva bisogno.

Perché in questo mondo, erano insieme.

E era sufficiente.

"Riflesso Di Una Realtà Distorta"| BSD | FYOYAZAI♧Fanfiction / ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora