Dazai uscì nel freddo, l'aria frizzante che colpiva i suoi sensi e portava chiarezza al caos che turbinava nella sua mente. Sentì una fugace sensazione di libertà, ma venne rapidamente strappata via quando udì passi frettolosi dietro di lui. Prima che potesse reagire, Chuuya lo afferrò per il braccio, stringendolo forte.
“Dove credi di andare?” ringhiò Chuuya, la sua voce carica di rabbia e preoccupazione. In un rapido movimento, lo trascinò indietro, allontanandolo dalla porta che conduceva al mondo esterno.
“Chuuya, lasciami andare!” protestò Dazai, lottando contro la presa che sentiva sia familiare che soffocante.
“No!” ringhiò Chuuya, la sua determinazione incrollabile mentre lo trascinava indietro nella casa. Lo condusse lungo il corridoio debolmente illuminato verso la porta del seminterrato.
“Chuuya, per favore!” La voce di Dazai era ormai disperata, il panico gli stringeva il petto mentre capiva dove lo stavano portando. Ma le sue suppliche non ebbero risposta. Chuuya aprì la porta e lo spinse rudemente giù per le scale, facendolo rotolare nel buio sottostante.
Dazai colpì il pavimento con un tonfo, il freddo del cemento che gli mordeva la pelle. La porta si chiuse con un colpo sopra di lui, lasciandolo nell’oscurità totale, l'unico suono era il suo respiro affannoso che echeggiava contro le pareti. Si alzò in piedi barcollando, disorientato e arrabbiato. “Lasciatemi uscire! Non potete farmi questo!”
Dall'altra parte della porta, una fessura di luce illuminò la figura di Fyodor, la sua espressione indecifrabile mentre si appoggiava allo stipite della porta. “Forse è meglio lasciarlo lì per ora” suggerì freddamente Fyodor. “Se ci teme così tanto, la solitudine potrebbe favorire l'illusione.”
“Fyodor, non puoi semplicemente lasciarlo lì dentro!” La voce di Chuuya era accesa, piena di frustrazione. “Sai che ha paura di stare da solo!”
“Esattamente,” rispose Fyodor, con tono fermo. “Più si isola, più quei falsi ricordi si radicheranno. Questo è il modo in cui dobbiamo procedere per ora. Deve affrontare le sue paure per capire che non siamo suoi nemici.”
Dazai si appoggiò al muro, sforzandosi di sentire la loro conversazione. L'oscurità era opprimente, lo soffocava mentre le loro parole si insinuavano dentro di lui. Ho davvero paura di loro? Il pensiero si contorse nella sua mente, e lo scacciò. “Lasciatemi uscire!” urlò di nuovo, la voce tremante. “Non ho paura di voi!”
Fyodor ridacchiò sommessamente, il suono gli fece gelare il sangue. “Ah, ma la paura è uno strumento potente, Dazai. Può essere sia un'arma che una prigione. Devi scegliere quale strada percorrere.”
“Stai zitto!” gridò Dazai, la frustrazione che ribolliva. “Pensate che rinchiudermi mi farà cambiare idea? Vi sbagliate! Non sarò il vostro burattino!”
“Allora rimarrai in quell'oscurità” rispose Fyodor, con un accenno di soddisfazione nella voce. “Potresti scoprire che l'isolamento non farà che approfondire l'illusione, e i ricordi a cui ti aggrappi svaniranno come ombre alla luce.”
La voce di Chuuya spezzò la tensione, ora più morbida. “Dazai, ascoltami. Non stiamo cercando di farti del male. Vogliamo solo che tu ricordi. Non deve essere così. Non devi combatterci.”
Dazai sentì la verità sepolta nelle loro parole, che gli graffiava il cuore. Ma se non volessi ricordare? Se preferissi dimenticare? Le emozioni contrastanti si agitavano dentro di lui. “State mentendo,” disse, la voce ora più bassa, quasi spezzata. “Questi ricordi non sono reali.”
“Lo sono?” chiese Fyodor, con un tono quasi provocatorio. “Resisti così ferocemente, eppure in fondo sai che c'è una parte di te che riconosce la verità.”
“Stai zitto! Non sai nulla di me!” gridò Dazai, la rabbia che tornava a divampare. “Mi state solo manipolando!”
“Forse sei tu che stai manipolando te stesso, Dazai,” rispose Fyodor con calma. “Fuggendo da ciò che una volta amavi. I ricordi non sono semplici reminiscenze; plasmano ciò che siamo. Abbracciali, e potresti trovare chiarezza.”
“Chiarezza?” Dazai rise, amaro. “Tutto ciò che vedo sono bugie. Non cadrò nei vostri giochetti!”
“È davvero un gioco?” La voce di Fyodor era calma, inflessibile. “O stiamo solo cercando di guidarti verso ciò che eri? Sei più di ciò che temi.”
Il cuore di Dazai batteva all'impazzata, la confusione inondava la sua mente. “Non so nemmeno più chi sono.”
“Allora devi affrontare quell'incertezza” lo esortò Fyodor. “Solo così potrai liberarti dalle tue stesse catene. Non sei solo, Dazai. Siamo qui per te.”
Chuuya aggiunse, dolcemente, “Devi fidarti di noi. Siamo dalla tua parte. Vogliamo solo aiutarti a ricordare, a renderti di nuovo completo.”
Dazai si lasciò cadere a terra, il peso delle loro parole lo opprimeva. Solo nell’oscurità, sentiva il freddo insinuarsi di nuovo, le sue dita fredde che afferravano i suoi pensieri. E se avessero ragione? E se fossi io quello perduto?
“Lasciatemi uscire!” gridò di nuovo, ma la sua voce ora sembrava più debole, echeggiando nel silenzio.
“Solo se prometti di affrontare ciò che ti aspetta,” rispose Fyodor, con un tono di sfida.
Dazai esitò, il dubbio che turbinava nel suo petto. E se fosse uscito alla luce solo per trovare altre ombre? E se i ricordi di cui parlavano fossero davvero solo illusioni? “Non posso,” disse infine, la voce appena sopra un sussurro.
“Allora aspetteremo,” disse Chuuya dolcemente, con un tono misto di comprensione e determinazione. “Non ti abbandoneremo, Dazai. Saremo qui quando sarai pronto.”
E mentre sedeva nell'oscurità, Dazai sentì il peso delle loro parole sospeso nell'aria. Forse era giunto il momento di affrontare i ricordi che aveva combattuto così duramente per negare, per affrontare la realtà nascosta sotto la superficie. La battaglia dentro di lui continuava a infuriare.
STAI LEGGENDO
"Riflesso Di Una Realtà Distorta"| BSD | FYOYAZAI♧Fanfiction / ITA
FanfictionLe finestre della casa russa si affacciavano su un paesaggio innevato, bianco a perdita d'occhio. L'isolamento era quasi palpabile, una distanza tra loro e il mondo che sembrava estendersi all'infinito. All'interno, il silenzio era rotto solo dallo...