Beth: "Sì mamma, stai tranquilla, ho preso tutto."
Mamma: "Va bene tesoro, se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi chiamarmi, ok?"Abbracciai mia mamma per l'ultima volta, poi salii sull'aereo che mi avrebbe portato a Buenos Aires
Dopo essermi separata da mia mamma, presi le cuffie e le indossai per tutto il viaggio.
Capitano dell'aereo: "Signore e signori passeggeri, stiamo per atterrare. Si prega di allacciare le cinture, stiamo iniziando la fase di atterraggio."
L'aereo finalmente toccò terra. Uscii dall'aereo e andai a prendere le mie valigie. Dopo averle prese, mi sedetti su una panchina.
Mentre ero seduta su una panchina, qualcuno all'improvviso mi toccò la spalla. Mi girai e vidi mio padre. Erano passati sei anni dall'ultima volta che l'avevo visto ed era cambiato. Sul suo volto si poteva scorgere una certa felicità. Mio padre aveva cinquant'anni, ma si manteneva ancora bene: alto, muscoloso, con occhi verdi e capelli scuri, proprio come i miei.
Papà: "Ciao piccola, da quanto tempo! Sei cresciuta tantissimo! Come va? E la mamma?"
Io risi e risposi
Beth: "Dai papà, quante domande! Possiamo prima uscire dall'aeroporto? Appena siamo in macchina ti racconto tutto."
Lui annuì, prese le mie valigie e uscimmo dall'aeroporto. Arrivati in macchina, iniziammo a parlare.
Papà: "Tesoro, lo sai che ho una compagna, vero? Non ti farà problemi, vero? Io e tua madre ci siamo separati da tanto tempo, e so quanto dolore provi ancora."
Beth: "Papà, davvero ti ringrazio, ma non ha senso parlare di come mi sento. Non cambierà il mio passato".Mio padre non rispose e continuò a guidare. Attraversammo il centro di Buenos Aires e, poco dopo, arrivammo davanti a una villa enorme.
Beth: Wow papà, ma da quando sei diventato così ricco?
Papà: Da quando ho una mia azienda elettronica e mia moglie possiede un'azienda di abbigliamento con diverse marche.
Beth: Porca miseria...Superammo i cancelli ed entrammo nella villa. Ad accoglierci fu la moglie di mio padre, e devo ammetterlo, è davvero una bellissima donna: castana, con occhi azzurri, piuttosto alta e snella.
Cristal: Ciao cara, io sono Cristal, è un piacere averti qui! Sai, tuo padre non smette mai di parlare di te!
Sorrisi al pensiero di mio padre in modalità logorroica. La ringraziai e lei mi abbracciò.
Papà: Kaden, scendi! È arrivata Elisabeth!
Sentii una voce roca rispondere: "Arrivo". Il ragazzo scese le scale e mi bloccai, ammaliata dalla sua bellezza.
Cristal: Elisabeth, lui è mio figlio Kaden. Ha un anno in più di te e andrete nella stessa scuola!
Quando finalmente alzò lo sguardo su di me, mi guardò dritta negli occhi. Non so perché, ma non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo.
Papà: "Kaden, per favore, potresti mostrare a Elisabeth la sua stanza?"
Kaden annuì, e insieme salimmo le scale verso la mia camera.
Kaden: "Ecco, questa è la tua stanza. Come hai detto che ti chiami?"
Beth: "Mi chiamo Elisabeth, ma puoi chiamarmi Beth."
Kaden: "Mh, ok. Hai bisogno di altro?"Feci di no con il capo e chiusi la porta dietro di me.
Appena mi girai per guardare la stanza, rimasi a bocca aperta per quanto fosse bella. Poco dopo bussarono alla porta e diedi il permesso di entrare.
Papà: "Allora, Beth, ti piace?"
Beth: "Papà, qui è tutto bellissimo!"
Papà: "Bene, sono contento che ti piaccia. Beth, domani sarà il tuo primo giorno di scuola, ci andrai insieme a Kaden, ok?"Annuii, e mio padre uscì dalla stanza.
Andrò con Kaden, colui che non si ricordava nemmeno il mio nome, anche se glielo avevano detto poco prima. Disfeci le valigie, sistemai tutti i vestiti nell'armadio e arredai la stanza con le mie foto. Presi alcune foto che ritraevano me da piccola con mio padre e mia madre, e una lacrima scese ripensando ai bei momenti. A distrarmi dai miei ricordi fu Cristal, che da dietro la porta mi disse che la cena era pronta. Scese giù in salotto, mi sedetti sulla sedia libera di fronte a Kaden, mi scusai per il ritardo e iniziammo a mangiare e a parlare tra di noi. In realtà, a parlare erano solo mio padre e Cristal, mentre io e Kaden ci scambiavamo solo qualche occhiata senza dire una parola.
Finito di mangiare, presi il mio piatto, lo misi nel lavandino e diedi la buonanotte a tutti. Salii in camera mia, troppo stanca per rimanere ancora giù con loro, sapendo che il giorno dopo mi sarei dovuta alzare presto per andare a scuola.

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Imperfect
RomanceElisabeth Evans, 17 anni, ha sempre vissuto una vita tranquilla accanto a sua madre. Solare e indipendente, cerca di affrontare ogni sfida con positività. Ma quando sua madre le dà una scelta - restare con lei o trasferirsi dal padre in una nuova ci...