Il Fatto

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"Mamma cosa stai dicendo?" Disse Gracie con tono incredulo, come a pensare che ciò che le aveva appena comunicato la madre forse qualche tipo di scherzo (Che la ragazza reputava di pessimo gusto.)
Daria riprese il discorso, parlando con voce che continuava a rompersi, scioccata dall'accaduto. Ogni tanto le scappava qualche risata isterica, come se riuscisse a controllare le parole che uscivano dalla sua bocca.
"Mamma ti prego calmati e raccontami esattamente ciò che è successo."
Daria raccontò la scioccante vicenda alla figlia (Non con poca confusione e inceppamenti nel discorso). Quando Gracie chiuse la chiamata con la promessa di prendere il primo volo da New York per tornare a Milano, quello che la ragazza aveva capito era che... aspettate un secondo, dobbiamo prima presentare al lettore la vittima di questa tragedia.

Francesca viveva al primo piano della palazzina A. (Il lettore deve sapere che il condominio in questione era composto da due blocchi, comunicanti tra loro, con 6 appartamenti ciascuno; un complesso condominiale discretamente piccolo insomma.)
Era una donna sui 60 anni, che quando Gracie era piccola aveva soprannominato "la strega", basandosi sui suoi capelli rossi, lunghi e mossi che le circondavano il viso: e soprattuto sul suo carattere.
C'è da ammettere che negli altri 11 condomini probabilmente c'erano una e due persone che la sopportavano.
Era una donna sgradevole, dai modi aggressivi, tendeva a chiudersi in se stessa. Viveva da sola, ma aveva un figlio avuto da un precedente matrimonio (Fallito).
C'erano molti episodi e "misteri" successi nella vita di Francesca nel condominio, ma chiaramente verrano tutti analizzati meglio in seguito per indagare il suo omicidio.

In ogni caso, Il corpo era stato trovato intorno alle 2 del pomeriggio da tutti i condomini, che dovevano incontrarsi nei box del condominio per discutere una noiosissima questione di amministrazione delle palazzine.
L'incontro era stato pianificato tra giorni prima grazie ad un messaggio mandato sul gruppo dei condomini, in cui si chiedeva di vedersi nei box alle 2 del sabato pomeriggio per parlare della questione.
C'è da precisare che Francesca, considerato che non andava a genio ai suoi co-condomini (e loro non andavano a genio a lei), non era nel gruppo condomini, e la famiglia di Gracie ha sempre creduto che avesse una "spia" che la aggiornava sulle questioni discusse via chat.
Chissà se questa volta sapeva di dover scendere nei box, oppure una sfortunata coincidenza l'aveva portata in zona.
I condomini scorrevano uscendo dalla porta di apertura del locale sotterraneo, uno dopo l'altro, e ognuno di loro alla vista dell'orribile scena aveva reazioni scioccate, qualcuno piangeva, qualcuno urlava: "Chiamate i soccorsi, adesso!", la gente stava andando in panico e qualcuno tra le lacrime strillava: "Un omicidio!"

Daria aveva descritto questa scena alla figlia come il disordine più totale, calmato da Carlo, il padre di Gracie, che alzando la voce per coprire il disastro che si stava creando disse:
"Calmatevi tutti. Non sappiamo come tutto ciò sia potuto succedere, ma non dobbiamo alzare re in alcun modo il corpo, e soprattutto non dobbiamo chiamare nessuno, non ancora. Nostra figlia fa l'investigatrice privata; chiederemo a lei di lavorare sul caso, non voglio che nessuno di voi chiami la polizia, o tutti noi potremmo finire male."
Tutti acconsentirono, concordavano che la polizia italiana avrebbe gestito decisamente il caso in modo sbrigativo e avrebbe incriminato il più "sospettoso", a contrario, un investigatore privato avrebbe analizzato accuratamente il caso senza tralasciare nemmeno un dettaglio.
I condomini concordarono di chiudere tutti gli ingressi e le uscite del complesso condominiale, darsi malati al lavoro e gestire la faccenda da loro, con l'aiuto di Gracie, che alla chiamata della madre stava già accorrendo al condominio per analizzare il caso.

La ragazza era corsa all'aeroporto più vicino ed era salita sul primo aereo per l'aeroporto di Milano: la mattina seguente era a casa.
Sarebbe stata l'ultima ad entrare nel condominio, dopo di che si sarebbero chiusi gli ingressi, per evitare che persone esterne venissero coinvolte nel delitto, e che qualcuno scoprisse l'accaduto.
Gracie si trovava sul vialetto di casa sua. Le sembrava uguale al solito: stesse piastrelle bianche disposte accuratamente sul pavimento, stesso muretto su cui crescevano incantevoli piantine (Che in autunno si erano trasformate in foglie marroncine) e stessa porta di vetro che la separava dall'ingresso vero e proprio dell'atrio.
Nella sua mente vivevano pensieri contrastanti: una parte di lei pensava "Ecco, lo sapevo! Mai fidarsi di chi si pensa di conoscere." Me dall'altra parte prevaleva un: "Non posso credere che una cosa così surreale sia successa veramente, e proprio nel luogo che conosco di più al mondo."

Mentre questi due pensieri facevano a fare sul prevalere nella mente di Gracie, la ragazza decise di entrare in quella fatidica porta di vetro, che le era stata aperta da Daria, che la aspettava dall'altra parte, ansiosa di vederla, e tutti gli altri 11 condomini (Quando dico 11 intendo 11 appartamenti, in ognuno c'era anche più di una persona, ma Gracie tendeva a considerarli un'identità unica) in prede all'ansia di correre incontro alla ragazza e iniziare un'indagine, impazienti di mostrare la scena del delitto.
Delle lunghe giornate di lavoro aspettavano Gracie, che era più che pronta e decisa a risolvere questa sgradevole faccenda.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 20 ⏰

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