Sono le sette del mattino. La luce del sole che entra dalla porta finestra mi acceca entrambi gli occhi, impedendomi di continuare a preparare il mio amato caffè.
Ho davvero molto sonno arretrato, a causa dell'adrenalina di questi ultimi giorni che non mi ha permesso di dormire in santa pace.
Una volta finita la molto apprezzata chiacchierata con Nicolò e Ilan, ieri sera, ho sperato di poter finalmente riposare con calma, solo che non è stato così.
Mi ritrovo qui, quindi, in completa solitudine, a piangermi addosso. I miei compagni, probabilmente, sono già tutti svegli, solo che si stanno ancora preparando.
«Buongiorno Amélie, come ti senti questa mattina?», mi chiede Nicolò, entrando in cucina e soffermandosi a guardare ciò che sto facendo.
«Buongiorno a te...», gli rispondo sbadigliando.
«Ok, non ti senti proprio al massimo delle tue forze. Non sei l'unica, in realtà, dato che anche molti altri hanno risposto allo stesso modo»
«Suppongo che sia normale non riuscire a chiedere occhio, in una situazione del genere», affermo.
«Beh, sono riuscito a dormire tutta la notte come un angioletto, il che vuol dire che la tua supposizione è errata», interviene Trigno, dall'aspetto ancora disordinato, affiancandomi.
«Tu sei un caso a sé stante, caro mio», dico, mentre verso una bustina di zucchero nel caffè.
«Io e te siamo partiti con il piede sbagliato, non trovi?», mi chiede, ghignando di tutta risposta.
«Io e te, Trigno, non siamo proprio partiti, che è ben diverso da ciò che pensi tu. Il tuo atteggiamento da belloccio, con me, non funziona!»
A mia discolpa, posso dire di essere a conoscenza di alcune dinamiche che non mi fanno impazzire. In questo momento, però, preferisco tenermi tutto dentro.
«Ehm, non deve funzionare, Amélie. Anch'io ti detesto da morire. Mi critichi tanto, ma sei letteralmente la mia fotocopia», insiste, strappandomi una risata.
«È proprio questo il punto, ragazzi miei. Lo sapete quale è il problema?», ci chiede Diego. Trigno mi guarda intensamente negli occhi, confuso da quanto ha appena udito.
«No?», gli rispondo io.
«Il problema principale- e la preoccupazione maggiore di tutti quanti noi- è che non siamo neanche all'inizio di questo percorso!»
«Mah... secondo me stanno solo scherzando. Mi sbaglio o no, Amélie?», domanda Nicolò, avvicinandosi un po' di più a me.
«Lasciamo perdere, non voglio mettermi a discutere il primo giorno», alzo gli occhi al cielo. Termino di bere il caffè, ormai diventato freddo, per poi dirigermi verso la mia camera, dove indosso un completo comodo per affrontare la giornata.
«Nicolò, grazie per aver interrotto quel fastidioso scambio di frecciatine. È che non non riesco a tenere a bada la lingua, specialmente quando incontro questi ragazzi spocchiosi!», mi lamento un po', non appena lo incontro sulle gradinate, prima di lasciarlo parlare.
«Mi devi un favore», dice, facendomi l'occhiolino. Mi scappa una risata divertita.
«Ti capisco, comunque... immagino che non sarà proprio facile andare d'accordo con lui»
«Sono abbastanza sicura che anche lui abbia le sue debolezze, no? Non gli conviene comportarsi in questo modo, secondo me», rispondo.
«Lo so, ma a noi non deve interessare. Dobbiamo concentrarsi su noi stessi e nient'altro», dichiara lui, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
È abbastanza sconcertante il modo in cui ho iniziato a fidarmi di lui, senza nemmeno averci mai interagito prima.
Un po' mi preoccupa questa improvvisa vicinanza. D'altro lato, però, ho bisogno di una spalla su cui poggiare, quindi non vedo il motivo per cui dovrei fare un passo indietro.
«Hai proprio ragione! Nè hai talmente tanta, Nicolò, che devo correre a cercare la mia pretenziosa insegnante, se non voglio giocarmi il mio posto qui dento», gli stringo la mano in segno di ringraziamento ed esco, senza salutare nessuno.
Raggiungo gli studi principali di Amici, entro nell'aula che mi è stata indicata e mi ritrovo davanti Alessandra Celentano, vestita in modo casual, completamente diversa da come l'ho vista in puntata ieri.
«Buongiorno maestra, è un piacere vederla», dico, sforzando un sorriso.
«Buongiorno anche a te, Amélie. Accomodati pure...», mi abbraccia calorosamente, facendomi subito sentire a mio agio.
«Come stai?», insiste lei.
«Sto abbastanza bene. Sono ancora molto emozionata, è vero, ma sto cominciando a metabolizzare man mano che passa il tempo», ammetto, facendo un lungo respiro.
«Ci tenevo a ringraziarla per avermi dato questa enorme opportunità. Le prometto che farò di tutto pur di dimostrarle che la merito per davvero», continuo.
«È proprio questo l'atteggiamento che pretendo da te. Ho bisogno di una ballerina forte e consapevole, Amélie. Chi meglio di te può ricoprire questo ruolo?», ci scherza un po' su.
«A parte gli scherzi, penso che tu abbia molte potenzialità. L'unica cosa che dobbiamo fare è lavorare un po' sulla tecnica, su cui sei un po' carente»
Annuisco. So perfettamente che non sarà facile soddisfare le aspettative della Celentano, però voglio mettercela tutta affinché possa riuscirci.
«Va benissimo per me, maestra. Io lavoro meglio quando sono sotto pressione»
«È meglio così!»
Ci scambiamo altre poche informazioni, poi mi dice di tornare in casetta a riposare.
Da domani, incomincia il mio vero e proprio percorso. Sono così su di giri che potrei anche abbracciare qualcuno.
Mentre percorro il piccolo corridoio che mi porta all'uscita, mi sento inquietantemente osservata, motivo per cui rabbrividisco e mi fermo.
Vedo la porta di una sala chiudersi da sola. Mi mordo il labbro inferiore e pensierosa, vado a finire di disfare le mie valigie.
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Ti dedico il silenzio// Trigno
RomanceLei ballerina, lui cantante. Amélie e Trigno, che fin da subito entrano in conflitto, ad ogni piccolo sguardo, si lasciano qualcosa di indelebile dentro, qualcosa che neanche la pazzia può cancellare.