Fuga da Derkom

19 4 0
                                    

Il viaggio durò tre settimane, un'odissea attraverso paesaggi avvolti dalla tristezza della guerra. Ogni giorno, ci si trovava di fronte a volti stanchi e affaticati; molti erano i bambini e gli anziani che marciavano verso il confine. Le loro speranze si mescolavano al desiderio di trovare un futuro migliore, o anche solo un luogo dove poter finalmente riposare.

Le lunghe ore di cammino si trascinavano. Ogni situazione, tuttavia, migliore di quanto lasciatosi alle spalle. Ogni passo verso l'ignoto sembrava alleggerire un po' del peso che gravava su di loro.

Con un obiettivo chiaro in mente, la fatica del viaggio rendeva difficile formulare pensieri complessi. La mente offriva solo poche e semplici indicazioni: "mangia", "bevi", "resta vivo", "avanza". Il segreto della sopravvivenza è adattarsi.

La necessità di avanzare, di trovare rifugio, riduceva ogni riflessione a un'intima lotta per la propria conservazione. Nonostante il peso che gravava su di loro, si sentiva un certo sollievo nel potersi concedere una pausa dal ragionare.

Era possibile scorgere un barlume di speranza negli occhi di chi aveva il privilegio di intraprendere questo cammino verso la salvezza. Le loro espressioni raccontavano storie di resistenza, di famiglie che si aggrappavano a ciò che rimaneva della loro vita, di comunità pronte a ricostruire in un luogo lontano da Derkom e dai confini di Durgall Naak. Ogni tanto, un bambino sorrideva, facendo svanire per un attimo l'ombra di sofferenza che aleggiava sui pellegrini, come se la purezza della sua innocenza fosse un faro in mezzo all'oscurità.

Il vento portava con sé i sussurri delle terre che stavano lasciando, un misto di ricordi e promesse, rimpianti e sensi di colpa. Ogni sera, accampandosi attorno ai falò, si raccontavano storie di tempi passati, di luoghi che avrebbero voluto rivedere, mentre il crepitio delle fiamme sembrava danzare al ritmo della loro speranza.

Una mattina, giunsero alla frontiera, avvolti dalla leggera nebbiolina che aleggiava sopra il terreno. Notarono che gli eserciti di guardia al confine erano triplicati dall'ultima volta che erano passati di qua. Le armature dei soldati scintillavano al sole nascente, e il rumore dei loro stivali sulla terra battuta risuonava come un avvertimento.

Una guardia, dall'aria imponente e lo sguardo scrutatore, si avvicinò alla loro carrozza con una pergamena alla mano. "Documenti, prego!" ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.

Dafne, una ragazza decisa e audace, allungò il braccio dalla finestra della carrozza, stringendo dei fogli. "Ecco a lei," rispose con sicurezza, la voce ferma. Le sue piccole corna viola, che spuntavano dai capelli della stessa tinta, insieme alle ali che svicolavano da dietro le spalle, le conferivano un aspetto curioso e affascinante, che contrasta con la sua tempra sicura. Sua madre, Venus, le aveva sempre insegnato a essere fiera di quelle peculiari caratteristiche, e ora, in quel momento di tensione, la sua determinazione si stagliava prepotente.

L'uomo, scrutando i fogli con attenzione, spostò poi il suo sguardo sul cocchiere, Siranuk. "E lei, signorina?" chiese, con un tono canzonatorio.

Siranuk, un donnone dai folti capelli neri, scostò la cintura afferrando il suo pugnale con un gesto fluido e preciso. Aprendo la bisaccia, estrasse un sacchetto tintinnante; il suono delle monete che si urtavano tra loro riempì l'aria. La guardia fece un passo indietro, poggiando la mano sull'elsa della spada, gli occhi sbarrati e pronti all'azione. Ma dopo un attimo, capì il fraintendimento. L'ansia si sciolse, e allungò il braccio, accogliendo il sacchetto con un'espressione compiaciuta, una smorfia che tradiva un certo piacere.

"Muovetevi!" ordinò, con tono duro, e fece un singolo, brusco cenno del capo per indicar loro di passare, come se avesse appena chiuso un affare.

Erano nella Repubblica.

L'obelisco del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora