Un cognome e un'armatura in più

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La mattina seguente, svegliatesi molto presto, Dafne, Astrid e Siranuk si dirigono alle stalle, pronte per vedere il lavoro di Greydon. Giunte alla scuderia, trovano il mezz'elfo ancora sveglio, intento a lucidare gli ultimi dettagli della carrozza. Il risultato è semplicemente impressionante."Buongiorno, signore," esclama Dafne, avvicinandosi per osservare meglio. La carrozza, dalle linee eleganti e aerodinamiche, è stata trasformata grazie alle migliorie apportate da Greydon. La struttura è visibilmente più leggera, progettata per garantire maggiore velocità, mentre gli speroni da combattimento, abilmente integrati, donano al veicolo un'aria decisamente più temibile.Astrid si avvicina con gli occhi che brillano di soddisfazione. "Non posso crederci! È incredibile!" esclama, accarezzando la superficie lucida in segno di approvazione. "Siamo pronte per qualsiasi avventura."Greydon si volta verso di loro con un sorriso orgoglioso. "Sapevo che avreste apprezzato. Ogni dettaglio è stato pensato per affrontare le sfide che ci attendono." Poi, con tono scherzoso ma serio, aggiunge: "Ad ogni modo, preferirei essere chiamato Mastro Greydon, se non vi dispiace."Siranuk, mentre osserva la carrozza con uno sguardo attento, commenta in modo canzonatorio: "Spero che abbiate pensato a un buon modo per mettere a frutto tutte queste migliorie, Mastro Greydon."Le ragazze si scambiano sguardi entusiasti, consapevoli che il viaggio che le attende sarà pieno di sorprese e avventure. La carrozza, ormai un capolavoro di ingegneria, sarà il loro fedele compagno lungo il cammino."Bene, Greydon verrà con noi!" disse Dafne con un tono leggermente infastidito. "Sira, Astrid, voi avete qualcosa di importante da fare, ricordate? Senza documenti non si viaggia e non si entra in accademia. Ora che i vostri contratti sono scaduti."In realtà, il contratto di Sira non era mai scaduto. Fu lei stessa a stracciarlo tempo addietro, affermando che dopo una vita trascorsa a servire ordini militari a Balnolla, non poteva più sottostare a nessun'altra autorità. Con voce ferma, ma con un'ombra di rammarico, aveva detto che le dispiaceva non poter completare l'incarico, ma che considerava la loro amicizia molto più preziosa di qualunque pagamento in monete d'oro. Continuò quindi a viaggiare con loro, libera da vincoli, ma ora si trovava senza documenti, poiché il contratto che aveva stracciato non era solo un accordo, ma anche il suo passpartout per muoversi e accedere ai luoghi e ai molti paesi in cui l'avventura la portava. La sua scelta di liberarsi dagli obblighi del contratto aveva portato con sé una sfida: trovare un modo per ottenere nuovi documenti, o sarebbe rimasta bloccata alle porte della prossima avventura."Facile, aprite un conto in banca," afferma Misia, comparsa come dal nulla all'ingresso della stalla, con un sorrisetto malizioso, staccandosi dallo stipite della porta. Con una mossa fluida, mette giù la gamba che vi poggiava e, con aria sicura, entra nella stanza. Come se fosse la soluzione più ovvia, prosegue: "Una volta aperto il conto, vi daranno i documenti necessari, e potrete viaggiare e fare tutto il resto senza problemi."Astrid la osserva con un sopracciglio sollevato, non del tutto convinta. "Non credo sia così semplice, Misia.""Ma certo che lo è," ribatte Misia, avvicinandosi. "Con i soldi guadagnati dalla missione, vi basterà depositare una somma discreta, e avrete accesso a tutti i benefici. E poi," aggiunge con un'occhiata sorniona, "chi potrebbe sospettare di un gruppo di avventurieri rispettabili come noi?"Decidono di procedere seguendo il suggerimento di Misia e si recano in banca. Con loro sorpresa, Misia aveva ragione: con un deposito di almeno mille monete d'oro, gli vengono consegnati tutti i documenti di identità necessari. Ma c'è di più: gli viene dato anche un cognome. E quando arriva il suo turno, gli occhi di Astrid si illuminano di meraviglia. Finalmente, un cognome. Per la maggior parte delle persone è qualcosa di scontato, ma per lei è un dono inaspettato."Dulleye, Astrid Dulleye," scandisce chiaramente, quasi assaporando ogni sillaba, mentre l'ometto dietro il bancone annota tutto con attenzione su una pergamena. Dopo tanti anni trascorsi senza nome, senza identità, ora può finalmente definirsi una donna. Non più una ladruncola anonima, ma una persona riconosciuta, con un cognome che la distingue. È qualcuno che ha diritto di parola, qualcuno che merita di essere ascoltato. Qualcuno che esiste davvero.Per un istante, i suoi occhi si fanno lucidi, tradendo i suoi sentimenti più profondi. È un momento di grande significato per lei, ma non può permettere che gli altri vedano la sua vulnerabilità. Con un respiro profondo, si ricompone, indossando di nuovo la sua maschera frivola. Nessuno deve sapere quanto le sia importato davvero. E poi, tanto non capirebbero.


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⏰ Ultimo aggiornamento: 8 hours ago ⏰

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