Primi

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Antonio si umetta le labbra mentre resta in attesa di una risposta.

Le dita di Mattia tremano a tal punto da sfiorare più volte il collo di Cecilia, prima di riuscire a infilare il minuscolo moschettone nell'occhiello della collana.

Quel delicato strusciare dei polpastrelli sulla parte della nuca da cui si intravede l'osso, dà al ragazzo la sensazione di stare accarezzando l'esatta congiunzione tra mente e corpo, il fulcro dell'essere.

A qualcuno che li osservasse da fuori, potrebbe sembrare una scena conviviale; tre amici di vecchia data, tra i quali è intercorso più di un flirt che, nonostante si siano divisi in una coppia consolidata e un singolo, mantengono ancora una confortevole intimità reciproca.

Eppure l'unico pensiero che martella nella testa di Mattia è: "sto toccando sua moglie, in una parte del corpo estremamente delicata, proprio davanti a lui, mentre le sue dita continuano a comprimermi il nervo della spalla."

Potrebbe desistere.

Potrebbe ammettere di non riuscire a maneggiare la chiusura del gioiello e lasciar fare ad Antonio, togliendosi dall'imbarazzo e, al tempo stesso, evitando di rimetterci l'omero. 

Ovviamente non lo fa.

È consapevole che una resa del genere equivarrebbe a lasciar libero il campo, a battere in ritirata, a uscire di scena con la coda tra le gambe. In due parole, a perdere. Non solo Cecilia; con lei anche la possibilità di ottenere l'occasione della vita.

La sua determinazione è evoluta in una questione di principio e, come tutte le questioni di principio, non può che portare a compiere azioni incredibilmente stupide.

"Tutto bene lì?"

La voce di Cecilia spezza il filo di tensione, teso tra i due uomini, che viene rilasciato di colpo da Mattia.

"Ho fatto," dice, poi guardando Antonio di sbieco, aggiunge, "più qualcosa è prezioso, più va maneggiato con cura."

Una bella soddisfazione, lasciare che il maritino sia l'unico rimasto con in mano un'estremità di quello stesso filo di nervosismo e vedere se deciderà di lasciarlo andare o se finirà per strozzarcisi. Al tempo stesso, è una simbolica affermazione di quanto sia inutile, la sua presa su di lui. Metaforica e letterale.

Antonio ripete la domanda, ma stavolta non ci sono sorrisi né ammiccamenti. C'è solo il tono tagliente di chi non esiterebbe, nel farti a fettine.

"Ti piace davvero molto, vedo."

Mattia scrolla le spalle e risponde sorridendo: "Incredibile ma vero, mi piace molto. Non so da cosa tu l'abbia capito, lo smeraldo è la mia pietra preferita!"

Uno a uno, palla al centro. Direbbe, se stesse trascorrendo un'amichevole serata con dei coetanei, magari i suoi ex compagni di corso. Ma è chiaro, che ormai sia diventata guerra aperta; può ben intuirlo dal sorriso gelido con cui Antonio lo corregge: "Una gemma."

Mattia lo guarda, un punto di domanda dipinto sul volto.

Il padrone di casa si schiarisce la voce e riprende posto accanto alla moglie, per poi metterle di nuovo il braccio attorno alla vita.

Se non avesse quello sguardo infuocato, potrebbe sembrare quasi un gesto di insicurezza. Una specie di tic, poiché reiterato, usato come scudo per ribadire la solidità del loro legame. Sarebbe plausibile, se Mattia non ci leggesse dietro una sfacciata brama di possesso, nonché il ringhio feroce della fiera, che funge da monito, per chiunque tenti di sottrarle la preda.

"Lo smeraldo è una gemma, non una banale pietra," asserisce caustico, "non è alla portata di tutti."

Per un attimo Mattia è tentato di chiedere in che occasione Cecilia abbia acquistato quella collana; le sue dita sottili che continuano a scorrere su quel filo, a stringere il ciondolo, girarlo, poi torcerlo di nuovo, gli trasmettono una strana sensazione. È come se la donna si sentisse a disagio, nell'indossarlo, ma ci fosse qualcosa a obbligarla. O qualcuno. 

My baby just cares for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora