Capitolo 2

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Louis aprì leggermente gli occhi e la luce del mattino invase i suoi sensi. Si sentiva riposato, ma non aveva idea di che ora fosse. Allungò la mano fino a raggiungere la sveglia sul suo comodino, che segnava le 9:07. Non fece in tempo a urlare quanto tardi fosse perché Harry entrò vivacemente nella stanza con in mano un vassoio contenente due cornetti, due cappuccini e un bigliettino con su scritto "Sono passati 50 anni, ma sono innamorato di te come il primo giorno, Lou". Una lacrima scese sul viso dell'ultimo, che corse ad abbracciare suo marito. Si baciarono, come la prima volta. L'amore che li univa era più forte di qualsiasi altra cosa, anche se per stare insieme avevano affrontato tante difficoltà. Quando si sciolsero da quel bacio andarono a prepararsi per il grande giorno. Louis indossò uno smoking nero, una camicia bianca e un papillon verde, come gli occhi di Harry, mentre egli indossò le stesse cose, solo con un papillon azzurro, come gli occhi di Louis. Era una specie di "rituale", una cosa speciale tra loro due. I papillon erano gli stessi del matrimonio, li avevano conservati per questa occasione. Gli smoking erano nuovi, invece, perché non avevano più il fisico di due ventenni, non di certo. Si avviarono mano nella mano verso il luogo della celebrazione, che fu breve ma intensa. Si svolse in una piccola cappella nel giardino della sala ricevimenti. In realtà non era un vero e proprio luogo sacro, ma più un gazebo bianco abbellito da tantissime piante di tutti i tipi. Delle sedie erano poi disposte in file ordinate, lasciando un corridoio al centro, che conduceva fino a un piccolo altare, anch'esso ricco di piante. Dopo aver rinnovato le promesse e aver ricevuto auguri e regali da tutti i presenti, si avviarono insieme agli invitati verso il luogo del ricevimento. Era un antico museo, perfetto per impersonare l'idea di longevità, che i due coniugi volevano esprimere. Ad accoglierli c'era già una vasta quantità di piatti deliziosi, che furono serviti sui diversi tavoli. I centrotavola erano splendidi, realizzati da Louis mentre Harry era in ospedale dopo un'operazione, qualche mese prima. Erano dei cuori di vimini bianco intrecciato, con poi un nastrino curvato, posto nel retro, così da poterli appendere. Erano la loro metafora, i cuori di vimini. "Noi siamo cuori di vimini, resistenti, ma facilmente frantumabili". Un po' un ossimoro, ma con un significato molto profondo. La relazione tra Harry e Louis era resistente, ma facilmente condizionabile dai caratteri dei due. In ogni modo, voleva anche significare che ogni volta che si erano separati o avevano litigato, erano sempre tornati insieme. Durante la festa, Louis chiese a Harry di accompagnarlo in bagno. Così si avviarono alla ricerca della toilette, ma una stanza chiusa a chiave e segnata da un nastro giallo e da un cartello. "Vietato entrare:PERICOLO" attirò la loro attenzione. Harry e Louis si guardarono negli occhi e contemporaneamente cercarono di aprire la porta, ma non ci riuscirono. Harry però, che era sempre stato molto astuto, prese una stampella dall'appendiabiti che si trovava dietro di lui e ne usò la parte in metallo per forzare la serratura. Il tutto funzionò, nonostante i numerevoli "Harry non funzionerà mai", "Harry torniamo indietro", "Haz é un'idea abbastanza stupida" e altri dubbi di Louis. Entrarono, e un buio soffocante invase i loro corpi, insieme a un odore di muffa e di chiuso. Cercarono un interruttore muovendo le braccia alla cieca nell'oscurità. Le loro mani si sovrapposero sul pulsante e un sorriso apparve sulle labbra di entrambi. Un attimo dopo la stanza si illuminò di una luce fioca, ma che rendeva visibile l'unico oggetto presente nella stanza. Si trattava di una specie di macchina, o comunque una cosa che le somigliava. Si avvicinarono a quel grosso affare con due sedili e un insieme di fili, cavi e un pannello di controllo. Louis percorse con il dito un tratto della copertura, che era piena di polvere. Harry osservò attentamente i fili e ne toccò uno rosso. Uno strano rumore echeggiò nella stanza, come il rombo di un motore. Louis si sedette su uno dei due sedili e Harry fece lo stesso. La curiosità li stava spingendo troppo oltre, non sapevano a cosa sarebbero andati incontro. Harry premette il pulsante rosso posizionato al centro del pannello di controllo e una nube celeste li avvolse, prima che furono trasportati in un tunnel bianco. La macchina si spostava ad una velocità incredibile ed improvvisamente si ritrovarono come affacciati ad una finestra, in alto. Il pannello di controllo segnava "2010", l'anno del loro primo incontro, cinque anni prima del loro matrimonio. Erano seduti ancora nella macchina,ma fluttuavano nel vuoto, mentre davanti a loro c'era uno "schermo" che sembrava quello di una telecamera, ma molto grande. Da qui si poteva ammirare l'interno della casa di uhm...Harry, ma prima che quest'ultimo o Louis potessero dire qualcosa, davanti allo schermo apparve una figura umana circondata dalla stessa nube che aveva avvolto la macchina poco prima. Non erano spaventati, solo curiosi di capire cosa stesse succedendo. Poche furono le domande che sovrastarono la mente dei due, perché la figura si levò il copricapo e aprì gli occhi, quegli occhi che Louis riconobbe subito. Color ghiaccio, il sogno, la diffidenza, una sorpresa. Diversi ricordi e immagini pervasero la mente dell'anziano uomo "Sono Arethia e sarò la vostra guida in questo viaggio nel tempo". Era un viaggio nel tempo? Ora si spiegava tutto. Il museo, la macchina del tempo, la finestra. La donna fluttuante si spostò, in modo da scoprire la visuale dello schermo e ciò che esso mostrava. Tutti e tre rimasero in silenzio ad osservare:
"HARRY ALZATI, É TARDISSIMO"la voce della signora Styles echeggiò nella cameretta di suo figlio di 16 anni. Egli stropicciò appena gli occhi, allungò le braccia verso l'alto e si alzò pigramente. Si avviò lentamente verso la cucina, ma quando la raggiunse fu sorpreso di trovare suo padre intento a leggere il giornale, cosa che era insolito fare. "Che succede, papà?". "Sono schifosamente ricchi"
"Chi? Tesoro, che succede?" La voce della signora Styles giunse allarmata al resto della famiglia. Harry strappò via il giornale dalle mani di suo padre e con voce ridicola lesse il titolo che troneggiava nella grande pagina stampata: "LA FAMIGLIA TOMLINSON CONCLUDE UN ALTRO AFFARE CHE SALVERÀ LA CITTÀ". "Che vuol dire?"
"Hanno semplicemente investito un sacco di soldi per far realizzare un parco, mamma. Non capisco tutta questa importanza che viene data a questi tizi. Tutti saremmo capaci di far realizzare un misero giardinetto dove le mamme mollano i loro figli il pomeriggio, se avessimo il denaro" "Da quando ti interessa così tanto la politica cittadina, giovanotto?" Lo richiamò scherzosamente suo padre. "Non mi interessa, infatti.
Devo andare a scuola, ci vediamo dopo". Harry corse lungo il vialetto con lo zaino in spalla e una fetta di pane tostato in mano, per raggiungere il bus che continuava a ricordare quanto tardi fosse suonando il clacson, ripetutamente.
"Giorno, Harry"
La voce acuta e ammiccante di una ragazza bloccò Harry intento a raggiungere un posto in cui sedersi. Ella si posizionò al centro del corridoio del pullmino, costringendo il riccio a voltarsi. Gli sguardi annoiati del resto dei presenti non furono certo d'aiuto nell'imbarazzante momento. "Ciao Taylor" fu l'unica cosa che Harry riuscì a dire, sbuffando internamente e sfoggiando un falso sorriso. Taylor era la ragazza più carina e popolare del liceo (l'unico, in verità) della piccola cittadina di Holmes Chapel, Chelshire. Bionda, magra, alta, occhi azzurri, una ragazza bellissima, ma Harry non aveva mai dimostrato interesse per lei (e per nessun'altra ragazza), non era negli obiettivi del giovane 16enne avere una fidanzata. Taylor aveva sempre avuto una cotta per lui ed era anche piuttosto evidente, ma Harry aveva sempre preferito leggere libri, bere il the e stare davanti al camino con una coperta. La coperta. Era quella che lo aveva avvolto alla nascita e da allora non se ne era più separato, era una cosa "stupida" agli occhi di altri, ma per lui era una fonte di sicurezza e stabilità.
"Quali sono i tuoi progetti per quest'anno, carino?" La voce squillante della ragazza in piedi davanti a lui lo scosse dai suoi pensieri. Ah già, il primo giorno di scuola del terzo anno. "Mh, non so. Credo superarlo".
"Avanti, un po' d'entusiasmo! Spero avremo qualche corso in comune, curly". L'emblematica frase della biondina fu seguita anche da un occhiolino. "Raccapricciante", pensò Harry, ma subito una voce nella sua testa rispose seccamente: "Sei davvero un coglione se non ti piace una tipa del genere, caro mio. E lei che continua anche ad andarti dietro...che peccato!"
Non fece in tempo a controbattere, poiché il pulmino frenò bruscamente davanti ad un'enorme struttura coronata da una grossa scritta sopra la grande porta principale, che appunto confermava fosse un liceo e non una casa delle torture. Una serie di sbuffi e lamenti precedettero l'apertura delle porte del bus. Tutti scesero svogliatamente, anche se qualcuno era entusiasta di iniziare un nuovo anno di avventure. Ma giusto qualcuno, Niall, il migliore amico di Harry da, uhm, sempre. Il ragazzo biondo era già alla fermata da diversi minuti ad attendere che il riccio scendesse. "HARREEEEH" corse ad abbracciare Harry, che ricambiò sorridendo. "Saràunannopazzescosiifaremotantecoseeadessocorrie.." Niall, parla piano, non ho capito una sola parola di ciò che hai detto. "Si scusami, é che sono euforico" continuò Niall saltellando e battendo le mani come una foca.
Gli studenti si avviarono verso l'ingresso, per poi riunirsi nel grande atrio per ascoltare il solito discorso di buon anno del preside. Dopo ciò, ognuno raggiunse il proprio armadietto, per iniziare ad ordinare il proprio materiale. Gli armadietti di Niall e Harry erano uno accanto all'altro e quindi camminavano insieme per raggiungerli. Mentre Harry sistemava dei libri, delle risate e delle voci attirarono la sua attenzione. Poco più in la, un ragazzo dai capelli castani con una grande frangia e gli occhi azzurri era circondato da una decina di studenti, con cui era intento a chiacchierare e scherzare. Harry non aveva mai visto quel ragazzo a scuola.
"Niall, chi é quel tipo laggiù?"
"Oh, quello é Louis Tomlinson. Si é appena trasferito"

#spazioautrice
ALLORAAAA
Eccoci qua, questo é il secondo capitolo della storia, molto importante da come avrete sicuramente capito. Spero vi piaccia. Spero anche che le visualizzazioni aumentino e vorrei che voi mi aiutaste a pubblicizzare la storia, così da renderla più "conosciuta". L'importante però é che sia soddisfatta del mio lavoro, perché l'unico motivo per cui sto realizzando questa storia é perché scrivere é la mia grande passione. Mi sto dilungando troppo haha.
Per qualsiasi cosa mi trovate su twitter, sono @NiallMyAnchor02
Un bacio ❤

Turn back time//Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora