Questa storia breve mi è venuta in mente per un concorso di Halloween al quale poi non ho partecipato. O meglio, ho partecipato, ma non con la storia. Quindi, dato che oggi è Halloween, ve la condivido. È una storiella semplice scritta di getto, ma mi è sembrata carina.
Il Velo
Stephan si stiracchiò al posto di guida, sbadigliando soddisfatto, prima di tentennare il suo collega, Christian.
"Ehi, bellezza, il sole splende" lo scosse leggermente.
Christian brontolò qualcosa, prima di girarsi ancor più verso il finestrino, stringendosi nel cappotto. Stephan sospirò infastidito. Odiava fare gli appostamenti più di ogni altra cosa, soprattutto perché ogni volta svegliare Christian si rivelava un'impresa. Brontolava, si rigirava, imprecava e poi si svegliava, imprecando ancora di più e innervosendolo al punto di impedirgli di addormentarsi a sua volta.
"Senti, principessa, mi dispiace disturbare il tuo sonno di bellezza" sbottò stanco "ma ho già fatto due turni di fila, ho bisogno di dormire."
Christian tirò una sonora bestemmia, pur sapendo quanto Stephan ne fosse infastidito, poi si girò verso di lui con gli occhi abbottonati, farfugliando qualcosa su un mancato caffè.
Stephan sbuffò una risata sarcastica. "Sono due giorni che mi faccio il turno di notte e ti porto il caffè, oggi ti arrangi. A maggior ragione perché hai bestemmiato, e non provare a ribattere o lo dirò a mia madre."
Christian stava per replicare, ma subito chiuse la bocca. Nessuno voleva litigare con mamma Doyle. Se era vero che la madre di Stephan aveva nutrito più o meno tutti I suoi colleghi, era anche vero che la donna era una risoluta irlandese cattolica, abbastanza elastica da accettare un figlio omosessuale, ma non abbastanza per accettare che si nominasse il nome del Signore invano.
"Stronzo" fu tutto quello che si azzardò a dire Christian.
Stephan sorrise soddisfatto. "Ha chiamato il tenente. Ci danno il cambio Ramirez e Popovic. Ci siamo guadagnati una mezza giornata libera."
"Allora perché cazzo mi hai svegliato?" sbottò Christian.
"Perché sono sveglio da ventiquattro ore e voglio che sia tu a guidare. O preferisci finire all'ospedale, come conclusione di un appostamento di due giorni?"
Christian inspirò a fondo. "Ok. Hai ragione, dammi le chiavi."
Stephan eseguì velocemente, passando nel sedile di dietro e mettendosi comodo. "Svegliami quando siamo a casa di mia madre."
L'altro si accigliò. "Perché andiamo da mamma Doyle? Non vorrai dirle che ho bestemmiato."
Stephan aprì un occhio e sorrise. "No, tranquillo, ho bisogno del mio collega per il prossimo appostamento" chiuse gli occhi. "Mia madre ci vuole nutrire, e io ho bisogno di dormire sapendo che quando mi sveglierò avrò pronto del cibo vero e non quello schifo di take away che porti sempre prima degli appostamenti."
"Ehi" protestò il collega "ringrazia che lo porto! Non so cucinare e la mia attuale partner è vegetariana, per qualche motivo che non capisco. Preferiresti hummus e tofu?"
"No, grazie. Ora portaci da mia madre, voglio mangiare e poi dormire fino a stasera."
"E io cosa dovrei fare?"
"E che ne so? Confessati" ridacchiò, prima di stringersi nel cappotto. Dopo nemmeno due minuti stava già russando.
"Non vedo l'ora che ti trovi un cazzo di fidanzato" bofonchiò a mezza bocca il collega immettendosi nel traffico.
Nel sedile di dietro, Stephan sorrise divertito.
Arrivarono a casa di mamma Doyle in meno di mezz'ora. La tavola era già apparecchiata, la colazione servita nei piatti e la musica jazz preferita di Stephan riempiva la stanza. Christian avrebbe dato oro per avere una mamma così, la sua se l'era data a gambe levate, lasciandolo alle cure dei suoi nonni e del padre. Non che quest'ultimo avesse fatto granché, se ne era andato anche lui dopo qualche anno, con la nuova moglie.
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Piccole Storie estemporanee
General FictionStorie scritte per i concorsi, oppure nate da idee estemporanee, eventi inaspettati, persone moleste... insomma, di tutto un po'!