TERRORE
Plic, plic, plic. Le gocce d'acqua piovana si infiltravano tra le assi corrose della crackhouse. Una centrò la fronte di Mark, svegliandolo. «Maledizione! Sto posto dimmerda...» Sbadigliò e stiracchiò i muscoli intorpiditi. Allungò lo sguardo. I compagni dormivano sui materassi laceri stesi sul pavimento. La sentinella di turno stava alla porta, accovacciato con la schiena sulla parete. Il volto vigile e il fucile in braccio. Da una finestrella penetrava una tenue lama di luce: si stava facendo mattina.
Mark si passò una mano sul petto: era sudato. Il caldo là dentro era sfibrante. Da qualche giorno trascorreva il suo tempo nella crackhouse, insieme ad una decina di membri della gang. I restanti invece si erano posizionati all'interno di un paio di prefabbricati vuoti e abbandonati. Aspettavano il giorno della resa dei conti, la battaglia decisiva contro l'associazione criminale guidata da Jacob. Mark se lo sentiva, stavano per arrivare.
Pochi giorni prima aveva lasciato casa sua, senza far sapere niente ai suoi genitori e conoscenti. Non gli importava di essere stato privo di sentimenti. Sua madre e suo padre, da sempre distratti dagli affari lavorativi, richiedevano da lui soltanto dedizione e impegno all'università. Più di mettergli pressioni e incitarlo a dare del suo meglio non avevano fatto molto altro. Si era diretto solo a trovare prima Richard, che risiedeva dai nonni, poi Chloè. Aveva salutato appassionatamente suo fratello, faticando a trattenere le lacrime. "Se potessi riavvolgere il nastro, cambierei poche cose. Ecco, passare più tempo con lui sarebbe una di queste", si era detto mentre il cuore gli si stringeva.
Aveva abbracciato calorosamente sua cugina Chloè, e lei era rimasta di stucco. Il suo atteggiamento premuroso probabilmente era risultato strano, inconsueto, ma era il minimo per dirle addio.
Si era infine nascosto nell'hood, facendo perdere le sue tracce. Era certo che i suoi genitori si fossero già rivolti alla polizia e che le ricerche per rintracciarlo fossero partite.
"Stanno cercando qualcuno che starebbe meglio in una cella, e che forse a breve ci finirà", pensò amaramente.
C'era solo una persona al corrente della situazione: Lucas. Nel loro ultimo incontro, il suo migliore amico gli aveva promesso che avrebbe negato a chi si fosse interfacciato con lui di conoscere lo sviluppo dei fatti e la sua localizzazione precisa.
Eppure presagiva che di fronte a domande assillanti Lucas si sarebbe sciolto, rivelando tutto. Da quanto gli voleva bene era normale che tenesse alla sua incolumità e puntasse a proteggerlo. Sarebbero arrivati prima i suoi affetti a portarlo in salvo o i rivali ad affrontarlo? Il dubbio lo attanagliava.
Mark si alzò, con l'attitudine mentale predisposta a sostenere una nuova e sfibrante giornata.
In una via laterale del quartiere giunsero cinque auto. Erano al completo, piene di brutti ceffi imbottiti di stimolanti, di gangster dal viso minaccioso vibranti per l'impulso animalesco di scatenare il loro odio sui nemici di sempre. Accostarono le macchine lungo il marciapiede e spensero il motore. Il sole sbucava da dietro un prefabbricato ed effondeva una colorazione arancione, trapassando il cielo velato di nubi. Il silenzio anomalo, che faceva presagire l'imminente scoppio di una tempesta, era scalfito soltanto dallo scalpiccio dei passi dei guerriglieri armati, che procedevano in fila a capo chino su ordine di Jacob. Una parte di loro si sparpagliò per vie laterali e in prossimità di alcune abitazioni. La zona doveva essere interamente occupata per aumentare la percentuale di vittoria. I rombi e gli scoppiettii delle macchine non passarono inosservati ai residenti. Molteplici occhi sbirciarono fuori dalle finestre delle abitazioni e osservarono l'avanzata dei pendagli da forca lungo il corso principale, verso la crackhouse, pregando tremolanti di non rimetterci la pelle. Lo sguardo innocente di un bambino attonito, il padre che lo rassicurava mormorandogli: «Andrà tutto bene». Le famiglie afroamericane, emarginate in quella zona dalle autorità bianche, erano già state messe in preallerta dalla gang di Mark, padrona del territorio. Alcune si erano chiuse in casa e avevano sbarrato l'uscio, altre avevano preferito allontanarsi dalla propria dimora per rifugiarsi da parenti lontani, con l'intenzione di ritornare una volta finito lo scontro.

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Summer 98
Teen FictionL'anno scolastico '98 finisce e arriva il momento delle vacanze estive. James e Jeff sono due migliori amici atipici, decisamente diversi tra loro: James è spavaldo ed egocentrico, Jeff svogliato e pessimista. A una festa faranno nuove conoscenze: u...